Last updated on aprile 3rd, 2020 at 06:18 am
«Lui non può entrare». Resto sbigottito quando il vigilante all’ingresso del supermercato mi intima il divieto d’ingresso nel locale per chi è con me. Non si tratta di un cagnolino al guinzaglio, bensì di mio figlio piccolo, che tengo per mano. Sono a Roma, in piena emergenza coronavirus. Dopo una lunga fila dovuta alla disposizione che rende gli accessi contingentati per evitare assembramenti, arriva la beffa. Non c’è alcuna misura, né nazionale né locale, che discrimina i bambini, impedendo loro di entrare nei supermercati. Ma alcune direzioni degli esercizi commerciali hanno deciso arbitrariamente di varare questa disposizione inspiegabile. Alla faccia dell’emergenza sanitaria: si può entrare senza guanti e senza mascherina, ma non con i bambini.
Venirne a conoscenza è pratica complicata: l’invito a non entrare con minori, che di fatto è un’imposizione, non è nemmeno scritto all’ingresso. È così che tanti avventori si trovano nella mia medesima condizione: interminabili minuti di attesa fuori dal negozio, per poi sentirsi opporre un divieto che sa tanto di ennesima penalizzazione verso le famiglie con bambini. Inutile chiedere spiegazioni all’addetto a controllare che le entrate siano contingentate, la sua risposta è un muro di gomma: «Sono disposizioni della direzione, mi dispiace».
Il parere dell’esperto
Sulla vicenda “iFamNews” ha chiesto un parere all’avvocato Massimiliano Dona, presidente dell’Unione Nazionale Consumatori (UNC), che risponde: «Impedire l’accesso di un minore che vuole accedere al supermercato in compagnia di un genitore è sicuramente una pratica scorretta». L’unica ragione per vietare l’ingresso, precisa il legale, sarebbe l’impossibilità di garantire il distanziamento di un metro che, in linea teorica, deve mantenersi anche tra genitore e figlio. Ma lo spazio per far rispettare la norma certo non manca. Dona precisa che «l’informativa deve essere data nel modo più evidente possibile», tanto più per «preservare i consumatori in fila, che non devono sentirsi vietare l’ingresso del figlio soltanto dopo aver faticosamente atteso il loro turno».
Il caso dei pennarelli
Non è un caso isolato. Altrove, sempre a Roma, si ha notizia di analoghe disposizioni. Un vero danno nei confronti di quei genitori che non possono lasciare i figli a casa da soli e che al contempo hanno la necessità di fare la spesa al supermercato. Tanto si è discusso, nei giorni scorsi, dell’esigenza degli adulti di svolgere attività motoria, ma poco o nulla è stato detto in favore dei bambini. Loro sì che, in tempi di scuole chiuse e spostamenti molto limitati, avrebbero bisogno di un’attenzione particolare. Al contrario, certe disposizioni sembrano rendere ancora più difficile l’isolamento domestico. Soprattutto se, chiusi a casa, i bambini non possono nemmeno fare attività creativa.
Già, perché alcune catene della grande distribuzione hanno deciso di limitare la vendita di alcuni prodotti non di prima necessità, tra cui la cancelleria. È così che diversi genitori che si sono recati al supermercato per acquistare matite, pennarelli e fogli ai loro figli, hanno trovato lo scaffale sbarrato da un nastro e un cartello con scritto: «Non è possibile acquistare questi prodotti». Stavolta l’attivismo di alcune mamme ha pagato: dopo una loro raccolta firme, è intervenuta Federdistribuzione, associazione di categoria che si occupa di supermercati e grande distribuzione, e ha dato il disco verde alla vendita della cancelleria. Chissà che una sollevazione dei genitori sul divieto d’ingresso dei bambini nei supermercati non possa portare a un uguale risultato.