Last updated on Gennaio 15th, 2021 at 08:09 am
Il mio è un grazie ufficiale, sincero e sentito. Grazie al deputato Emanuel Cleaver che l’altro ieri, domenica 3 gennaio, ha aperto l’era Joe Biden del Paese più importante e influente del mondo concludendo la preghiera della cerimonia di insediamento della Camera dei deputati del 117° Congresso non solo con il canonico e interconfessionale «Amen», bensì con un inedito «Amen and awoman».
Grazie perché ci ha sollevati tutti dall’incombenza di continuare a dire e a ripetere che il femminismo e l’ideologia gender, la gender equality e l’inclusività, la retorica dei “diritti LGBT+” e il «politicamente corretto» sono una scemenza colossale. Grazie sul serio. Non avremmo saputo ideare strategia migliore per ridicolizzare chi pensa di reinventare ogni dì la ruota per martellarci nella testa un castello intero di scempiaggini egualitariste e relativiste. Grazie ancora: adesso posso prendermi una vacanza.
Emanuel Cleaver II, nato nel 1944 in Texas, è sia pastore della United Methodist Church, sia deputato del Partito Democratico, eletto, ininterrottamente dal 2005, nel 5° distretto congressuale del Missouri. Ha una laurea in Sociologia ottenuta nella Prairie View A&M University del Texas, nel 1972, e nel 1974 la St. Paul School of Theology, il seminario metodista di Kansas City, nel Missouri, gli ha riconosciuto il «Master of Divinity», ovvero il titolo di primo grado negli studi teologici che gli è valso l’ordinazione a ministro di culto. Sempre a Kansas City è stato pastore nella St. James United Methodist Church dal marzo 1972 al giugno 2009 e di Kansas City è stato pure consigliere comunale dal 1979 al 1991, nonché sindaco (il primo sindaco afroamericano della città), per due mandati dal 1991 al 1999, per poi darsi al Congresso. Parte ben attiva nell’associazionismo politico nero, anche in Inghilterra, è cugino di Felix “Pete” O’Neal Jr., già leader della sezione di Kansas City del rivoluzionario e terroristico BPP, il Black Panther Party (vive in Tanzania al riparo dal carcere per porto abusivo di armi, una condanna che cugino Cleaver non è riuscito a fargli condonare né da Bill Clinton né da Barack Obama), e altro suo cugino è stato il già ministro dell’informazione del BPP, Eldridge Cleaver (1935-1988), uomo chiave, con la moglie Kathleen Neal, del network internazionale delle Pantere Nere (che accolse il fuggiasco O’Neal Jr. in Algeria nel 1970, poi protagonista di un tortuoso percorso, ideologico segnato dal divorzio, dal carcere, dalla droga e da varie conversioni religiose e politiche). Nella sua luminosa carriera gli avranno dunque insegnato che il vocabolo «amen» non è parola enigmatica nell’Oscuro linguaggio di Mordor, da ripetere come un mantra pronunciato da adepti thug sotto l’effetto di stupefacenti senza peritarsi del significato, e che dunque non conosce una declinazione maschile, «amen», che per secoli avrebbe tiranneggiato il corrispettivo femminile, «awoman», oggi finalmente vendicato?
Gli avranno fatto studiare che trattasi dell’ebraico «אמן», reso appunto con «’ āmēn», il quale veicola il concetto assertivo di «certamente» e «in verità», e che quindi viene correttamente e correntemente tradotto per esempio in italiano con «così sia», dunque come tale usato per concludere solennemente e immutabilmente le invocazioni, le rogazioni e i ringraziamenti contenuti negli inni religiosi e nelle preghiere come assenso di fede? Avranno cioè insegnato al deputato inclusivo Cleaver che dire «Amen and awoman» non ha alcun significato, nemmeno a voler essere partigiani radicali dell’egualitarismo e del femminismo, perché il calembour è solo un fiato privo di senso senza né logica né sintassi? Gli avranno insegnato, magari alle elementari, che «amen» si scrive «amen» e non «aman», e che non è affatto l’«hey man» di Suffragette City (appunto) di David Bowie, quindi che, semmai, Cleaver avrebbe dovuto usare il plurale «women»? Oppure gli è stato detto sin da piccolo che ai pagliacci è consentito sempre tutto?