La fiera, dall’evocativo titolo, Un sogno chiamato bebè, a quanto pare si farà. Rimandata in novembre a data da destinarsi, forse per via del CoVid-19 o forse a causa delle polemiche, come la vibrante protesta al governo del senatore Maurizio Gasparri, sabato 21 e domenica 22 maggio, a Milano, negli spazi degli East End Studios, la manifestazione raccoglierà medici, esperti di diritto, aziende e associazioni che si confronteranno sul tema della maternità. La senatrice Isabella Rauti ha subito protestato pubblicamente, mentre gli organizzatori, la società britannica F2F Events, specializzati nell’organizzazione di eventi fieristici, respingono al mittente le accuse secondo cui si tratterebbe della fiera dell’«utero in affitto», dei bebè in compravendita, della «maternità surrogata» pubblicizzata in un Paese, l’Italia, in cui sia tale pratica sia la sua pubblicizzazione sono illegali. All’estero però, dove manifestazioni analoghe si sono già tenute, è proprio di quello che si è parlato.
Tutto ciò accade nella medesima città in cui, poco più di un mese fa, giovedì 20 gennaio, nella seduta del Consiglio comunale cittadino, il gruppo di Fratelli d’Italia (FdI) ha domandato al sindaco Giuseppe Sala e alla Giunta di impegnarsi a «dichiarare in modo chiaro la propria contrarietà allo sfruttamento e alla commercializzazione di fatto di donne e bambini, a sostenere proposte di legge che evitino che le stesse pratiche vengano compiute all’estero e stimolare la divulgazione dei contenuti della legge 40 del 2004 attraverso apposite iniziative». A suo tempo, il risultato era stato un nulla di fatto, e pare ora di comprendere meglio il motivo.
Nel frattempo, due giorni fa un ordine del giorno presentato dal medesimo gruppo consiliare, che aveva a tema l’istituzione di una «Giornata della vita nascente» e iniziative a essa correlate, per soli due voti non è stato approvato. «iFamNews» ne parla con l’avvocato Chiara Valcepina, consigliere comunale di FdI, che ha portato in aula l’ordine del giorno.
A che punto siamo, avvocato, con l’organizzazione della fiera in città?
Come ricorda anche «iFamNews», la fiera doveva svolgersi in novembre, poi era stata fermata, si era detto a causa del CoVid-19. Ora ci risiamo, ma non è possibile, la maternità surrogata è una pratica illegale in Italia, come lo è la sua pubblicizzazione, si tratterebbe di aggirare un divieto, un fatto penalmente rilevante. Il sindaco Sala, a suo tempo, non ha voluto esprimersi, non ha voluto essere chiaro, ma il reiterarsi di atteggiamenti e comportamenti ambigui sta rendendo evidente quanto è stato taciuto.
Il riferimento, si immagina, è all’ordine del giorno per la «Giornata della vita nascente» che l’altro ieri è stato respinto in Consiglio comunale. Vuole raccontare come è andata?
Abbiamo presentato un documento semplice, chiaro, in cui abbiamo premesso che la difesa della vita è una delle priorità delle società e di conseguenza è meritorio cercare di supportare e sostenere con misure concrete il valore della maternità, della paternità, della genitorialità e della famiglia. Non è immaginabile, però, combattere la crisi demografica in cui anche il nostro Paese si trova con i soli provvedimenti di natura economica, pur sacrosanti. Occorre che la battaglia sia innanzitutto culturale, invece, e che si riconosca il valore sociale, riconosciuto costituzionalmente, della maternità e della famiglia. Istituire una giornata speciale dedicata alla vita nascente, il 25 marzo, come altri Paesi hanno già fatto, sarebbe stato un segnale forte per sensibilizzare in tal senso.
Invece, cosa è successo?
La seduta è stata molto animata. Si è verificata una spaccatura a metà del Consiglio, qualcuno si è astenuto pur riconoscendo che il documento non è in alcun modo ideologico, alcuni consiglieri della maggioranza hanno votato a favore. È segno che l’argomento tocca un nervo sensibile, non è possibile che il sindaco Sala non si esprima. Anzi, dirò di più: il suo silenzio parla e fa nascere retropensieri che si preferirebbe non avere. È possibile che in realtà, con la kermesse di cui si diceva, lui possa essere d’accordo?
Chi la propone sostiene che di «utero in affitto» non si parlerà. Lei cosa ne pensa?
All’estero, dove la fiera c’è stata, ne hanno parlato, eccome. Non occorre che vengano a Milano a “volantinare” coupon di sconto per le pratiche della «maternità surrogata». Basta che siano presenti, che portino materiali neutri con il loro logo e il link al loro sito bene in evidenza. Saranno le persone interessate a cercarli, la globalizzazione farà il resto e coppie o single che “esigono” un figlio andranno a prenderselo, in quei Paesi in cui le donne si rassegnano per fame a rendersene complici. La cosa più schifosa è questa, perché mercifica i bambini, ma anche le madri. È per questo che occorre una condanna chiara, che impedisca questa specie di “proselitismo”. Anzi, per la verità Fratelli d’Italia ha già presentato in parlamento una proposta per cui la pratica dell’utero in affitto dovrebbe costituire un reato universale, riconosciuto come tale in tutto il mondo.
Perché invece a Milano, secondo lei, questo silenzio?
Il valore sociale e collettivo della maternità è un dato di fatto cui tutti dovrebbero cooperare, ciascuno chiaramente con la propria visione e la propria mentalità. Se ciò non accade, è perché qualcuno ha una visione faziosa del mondo, di un contesto variegato in cui non scontentare nessuno.
Adesso, avvocato Valcepina, lei e i colleghi come pensate di procedere?
Vi saranno delle iniziative contrarie alla fiera di maggio, senza dubbio. Il primo sarà certamente un nuovo ordine del giorno contro la sua realizzazione. La genitorialità non può essere un business, come ho voluto scrivere nella nota diffusa ieri. L’atto della vita è un dono senza il quale non si può declinare nessun altro tema e che va valorizzato e preservato dalla mercificazione. Altrimenti è una sconfitta, non per me ma per tutta Milano e per il suo futuro.