Nei giorni scorsi è apparsa la notizia che l’amministrazione Biden intende utilizzare i fondi dei contribuenti americani per “ispirare e sostenere i giovani attivisti per il clima nei Paesi in via di sviluppo”, pur riconoscendo che i giovani soffrono di “condizioni di salute mentale legate al clima”. L’Agenzia statunitense per lo sviluppo internazionale (USAID) del presidente Joe Biden ha pubblicato la sua strategia per il clima per il periodo 2022-2030, che delinea un “approccio globale” da 150 miliardi di dollari per costruire un “mondo equo con emissioni nette di gas serra pari a zero”.
In questo sforzo è incluso l’impegno a sostenere “campagne di comunicazione e di cambiamento del comportamento” che “incoraggino la partecipazione attiva dei giovani” al movimento per il clima. I giovani, afferma l’agenzia, “sono emersi negli ultimi anni come attori chiave… nel richiedere l’azione del governo per affrontare la crisi climatica”, spingendo l’USAID ad aumentare i finanziamenti per le “organizzazioni guidate dai giovani” che lavorano per combattere il cambiamento climatico in almeno 40 Paesi partner. Il documento strategico dell’USAID chiede specificamente di riconoscere la “crescente importanza” dei giovani che soffrono di “eco-ansia”, che l’Associazione americana di psicologia descrive come “la paura cronica di cataclismi ambientali che deriva dall’osservazione dell’impatto apparentemente irrevocabile del cambiamento climatico”.
Ma, scusate, non è orribile pensare che gli Usa spendano soldi delle tasse dei propri cittadini per invadere il mondo, il più povero in particolare, con altre centinaia di Greta Thunberg, come si chiede l’editore di ‘Washington Free Beacon’? Se queste affermazioni ed impegni li uniamo con quelli dichiarati dal portavoce del Dipartimento di Stato John Kirby nei giorni scorsi, quando il 21 marzo ha ribadito che i “diritti LGBTQ+” sono una “parte fondamentale” della politica estera degli Stati Uniti. “Il Presidente Biden è stato coerente nel sostenere la sua fede, la sua fede fondamentale, nei diritti umani”, ha risposto Kirby ad una domanda durante il briefing, ribadendo che “i diritti delle persone LGBTQ+ sono diritti umani, e noi non ci tireremo mai indietro, non saremo timidi nel parlare a favore di questi diritti e del fatto che gli individui possano vivere come ritengono opportuno, come vogliono vivere. E questo è un elemento centrale della nostra politica estera e rimarrà tale”.
Ebbene se promuovere le dottrine ’woke’ del catastrofismo climatico e della ideologia LGBTI e Transgender sono le priorità, culturali e finanziarie con cui si muove la politica estera e gli aiuti degli Stati Uniti d’America sotto l’Amministrazione Biden-Harris, allora ci troviamo di fronte ad un tentativo di colonizzazione globale senza precedenti e ben peggiore delle preoccupanti politiche espansioniste chino-russe. Non ci resta che confidare nella ‘reconquista’ Repubblicana.