Evan, il bambino che si veste da principessa

Il racconto in un video dell’incontro con gli attivisti LGBT+ «The Old Gays»

Evan e The Old Gays

Image from Instagram

Evan ama indossare gonne e abitini, afferma di sentirsi più carino e più fresco con i vestiti rispetto a quando porta pantaloni e maglietta, anzi per la verità appena può si veste esattamente come le principesse Disney per le quali nutre una grande passione.

Evan ha sei anni, è un maschietto, ma veste abiti femminili. È uno dei figli adottivi di Eeka Rocha McLeod, mamma single che racconta su Instagram quasi ogni istante della vita dei bambini, in video zuccherosi e patinati dalla regia studiata e perfetta. È affetto da autismo e secondo la madre esprimerebbe meglio la propria allegria e gioia di vivere in abiti femminili, con i capelli lunghi e una ciocca tinta di rosso, spesso per mano a fatine ed eroine delle fiabe, nel parco divertimenti Disneyland.

Di recente, con un video trasmesso anche sul profilo Instagram di themcleodfamily, Evan ha incontrato Robert Reeves, Mick Peterson, Bill Lyons e Jessay Martin, cioè «The Old Gays», un gruppo composto da quattro signori di una certa età, attivisti per i diritti LGBT+, protagonisti fra l’altro di una docuserie senza sceneggiatura prodotta da Brian Graden Media.

I quattro indossano programmaticamente abiti femminili e «ogni giorno sfidano gli stereotipi di genere senza porsi limiti. The Old Gays, con i loro video divertenti, ci ricordano quanto sia importante essere noi stessi e di fare quello che ci fa stare bene, non importa la nostra età». La finalità sarebbe stata parlare di inclusione, in un mondo arcobaleno che non prevederebbe discriminazioni.

Pare che il fenomeno di uomini, anche eterosessuali, che apprezzino indossare tubini e tacchi a spillo non sia del tutto nuovo.

Pare anche presentarsi a scuola con la gonna per alcuni studenti abbia costituito la possibilità di dimostrare la propria posizione contraria al sessismo e alle discriminazioni, di genere e di gender, al punto che un insegnante che si è rifiutato di far loro lezione ha passato qualche guaio.

Che differenza, però, rispetto alla piccola Sanam, che si traveste da «Omid» in abiti maschili proprio per poter frequentare la scuola, per andare in bicicletta, per aiutare il padre al suo banchetto di venditore ambulante di mascherine, per rubare qualche anno di una specie di normalità alla segregazione femminile di un Afghanistan che rinchiude le donne dietro le sbarre del proprio sesso.

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