Last updated on Gennaio 12th, 2022 at 02:47 pm
A Cali, la capitale della provincia della Valle del Cauca, in Colombia, venerdì scorso Victor Escobar è stato soppresso tramite eutanasia somministrata in modo del tutto legale, dopo due anni che ne faceva richiesta. La particolarità è che per la prima volta nel Paese non si trattava di un malato terminale, poiché il sessantenne Escobar soffriva di broncopneumopatia cronica ostruttiva degenerativa, che, secondo quanto ha detto a Reuters il suo avvocato, Luis Giraldo, «riduce notevolmente la qualità della vita».
Il giorno successivo, a Medellin, è stata soppressa un’altra cittadina colombiana, Martha Sepulveda, affetta da sclerosi laterale amiotrofica (ALA).
La Corte costituzionale della Colombia ha revocato le sanzioni per l’eutanasia «in circostanze determinate» nel 1997 e nel 2014 ha ordinato la regolamentazione della procedura, che è stata applicata per la prima volta nel 2015, su una persona affetta da una malattia terminale. Il 2022 segna una tappa ulteriore verso un’implementazione sempre più drastica di tale pratica disumana.