In una scuola superiore di Empoli si è tenuto un corso telematico di educazione sessuale senza il consenso informato. I genitori degli alunni dell’Istituto «G.Ferraris – F.Brunelleschi» ancora non sono riusciti a conoscere i contenuti del seminario, sul tema Il significato evolutivo della sessualità umana e le sue caratteristiche transculturali, svolto tra il 22 e il 24 marzo. Come relatore l’istituto ha chiamato il dottor Vieri Boncinelli, laureato in Scienze biologiche, laureato in Medicina e chirurgia, specializzato in Psicologia clinica nonché in Ostetricia e ginecologia, perfezionato in Sessuologia.
L’infrazione del principio del consenso informato è stata rilevata dall’opposizione di Centrodestra, dove il gruppo consiliare di Fratelli d’Italia (FdI) ha presentato un’interrogazione al consiglio comunale del 29 marzo.
Nella circolare diffusa dalla preside dell’istituto è stata omessa la richiesta del consenso scritto da parte dei genitori. Per di più, il corso è stato presentato come obbligatorio. Come riferisce a Pro Vita & Famiglia il consigliere Andrea Poggianti (FdI), nella circolare diffusa dalla preside, si invitano gli studenti a un «comportamento adeguato» e si esortano i docenti a «disconnettere immediatamente la classe, qualora si presentino comportamenti non consoni, che saranno poi valutati a livello disciplinare». Un atteggiamento assertivo, motivato, secondo il consigliere d’opposizione, al contenuto delicato del corso «capace di ferire delle sensibilità e questo emerge chiaramente dall’avvertimento della circolare».
Il sindaco di Empoli, Brenda Barnini, non ha ancora formalmente risposto all’interrogazione di Poggianti, limitandosi a dire che, in ogni caso, non promuoverà alcuna sanzione disciplinare nei confronti della dirigente scolastica per aver violato il Piano Offerta formativa e il consenso informato. «Attendiamo dunque la risposta della preside sul contenuto del corso e soprattutto quali siano le referenze del professore che terrà il corso nell’ambito di un contesto scolastico, alla presenza dei minori», conclude il consigliere d’opposizione.
D’Amico (Non si Tocca la Famiglia): «Scavalcato un diritto dei genitori»
Commentando la vicenda per «iFamNews», Giusy D’Amico, presidente dell’associazione «Non si Tocca la Famiglia», rileva uno «scollegamento» forse «non voluto» dalla normativa vigente ma, in ogni caso, s’è «scavalcato il diritto dei genitori ad acquisire le informazioni necessarie rispetto al tipo di offerta formativa della scuola», per la precisione «chi organizza cosa, quando, con quali strumenti didattici, con quali metodologie e quali tempi».
L’Istituto «G.Ferraris – F.Brunelleschi», dunque, non recependo il consenso informato previsto dal Ministero dell’Istruzione, «ha commesso un illecito e un abuso didattico». Pertanto, a prescindere se il dibattito sia stato contaminato o meno dall’ideologia gender, è «inaccettabile» che in un corso scolastico siano avanzati contenuti che promuovano una «sessualizzazione precoce», puntualizza la D’Amico.
Qualora venga confermato l’abuso da parte dell’istituto scolastico empolese, la violazione andrà segnalata «all’ufficio scolastico regionale e provinciale, mettendo in chiaro come la scuola si sia arrogata un diritto che non le è proprio: quello di non coinvolgere la famiglia su tematiche così delicate», dice la presidente di «Non si Tocca la Famiglia».
«Sarà necessario che i genitori – che probabilmente hanno appreso di questo corso dai figli – non solo che chiedano spiegazioni alla scuola», ma chiedano per i propri figli un «parere alternativo» sulle stesse tematiche, all’insegna di un «ampio orizzonte di riferimento culturale». Soprattutto nel caso in cui siano esposte «posizioni particolarmente critiche e controverse», aggiunge la D’Amico, è necessario un «contraddittorio», tanto più se al centro vi siano temi delicati come la «sessualità» o la «sfera affettiva».
«Non si Tocca la Famiglia» invita allora i genitori a coinvolgere «esperti di cui ci si possa fidare» affinché «i figli possano avere un orizzonte un po’ più ampio sul tema» e non si riduca, così, la loro «capacità di esercizio del pensiero» e il loro senso critico.