La lobby LGBT sta cercando da anni di far considerare la presunta omofobia e transfobia come crimini contro l’umanità. La chiave è il Trattato di Roma, che stabilisce che la persecuzione di genere è un crimine contro l’umanità.
In effetti, perseguitare le donne per il fatto di essere donne, come perseguitare una certa razza per il fatto di essere tale, deve essere considerato un crimine contro l’umanità.
Con questo pretesto, l’ufficio del procuratore della Corte penale internazionale ritiene che il mancato rispetto dell’orientamento sessuale e dell’identità di genere debba essere considerato una persecuzione di genere e quindi un crimine contro l’umanità.
Allungare l’argomento, affermare che un uomo è un uomo, che una donna è una donna, che uomini e donne sono complementari e che la famiglia è la cellula base della società potrebbe essere considerato irrispettoso dell’orientamento sessuale e dell’identità di genere e quindi una persecuzione basata sul genere e quindi un crimine contro l’umanità. Prendi questo!
Naturalmente, questo doppio salto mortale ideologico non gode del consenso auspicato dalla lobby LGBT. Il Marocco, a nome dei 54 Paesi del gruppo africano, ha già espresso le sue riserve:
“Le legittime preoccupazioni di tutti gli stati membri non dovrebbero essere ignorate. Né si deve mettere in guardia dall’imporre punti di vista unilaterali o teorie o definizioni giuridiche che non sono accettate a livello internazionale”.
Anche la Santa Sede ha preso posizione chiedendo agli stati di respingere la prevista ridefinizione del concetto di “genere”:
“La mia delegazione respinge la decisione della Commissione di diritto internazionale di non includere la definizione di genere nell’articolo 7 dello statuto della Corte penale internazionale, che è parte integrante della definizione di crimini concordata alla Conferenza di Roma del 1998″.
Secondo C-Fam, la decisione sarà presa prima del Giorno del Ringraziamento, il 24 novembre.
CitizenGO ha lanciato una campagna rivolta all’Assemblea generale delle Nazioni Unite, chiedendo di rispettare la definizione di genere contenuta nello Statuto di Roma e di non cercare di reinterpretarla per motivi ideologici. Se volete, potete partecipare qui.