Last updated on Novembre 28th, 2021 at 11:36 am
Contestualmente al CoVid-19 cresce in Europa un altro virus. Si diffonde nella cultura, si dirama negli atteggiamenti comuni, esplode in atti violenti. È il virus del disprezzo verso i cristiani. L’ultimo rapporto dell’OSCE sui crimini d’odio attesta, infatti, che nel 2020 si è verificato un aumento notevole degli attacchi nei confronti di fedeli cristiani e dei loro luoghi sacri. L’Organizzazione per la sicurezza e la cooperazione in Europa ne ha documentati 980: si tratta di incendi dolosi contro chiese, profanazione e rapine di ostie eucaristiche, aggressioni a sacerdoti e graffiti blasfemi su proprietà della Chiesa. Nel 2019 l’OSCE aveva segnalato 595 episodi simili: l’aumento in un anno è stato di circa il 40%.
Cristianofobia in Polonia
È un dato interessante che a guidare la classifica dei Paesi in cui si è registrato il maggior numero di crimini d’odio verso i cristiani sia la Polonia. L’OSCE ne segnala 241 nel 2020, la maggior parte dei quali sono stati atti vandalici verso edifici religiosi da parte di sostenitori dell’aborto. Curioso che l’Unione europea, così solerte nell’accusare la Polonia di calpestare i diritti LGBT+, non si accorga del crescente clima persecutorio cui sono oggetto i tanti cattolici del Paese dell’Europa orientale.
Gli attacchi di un anno fa
Il picco di questo livore anticattolico in Polonia si è avuto un anno fa, quando sui social rimbalzava l’hashtag #ToJestWojna, ovvero «Questa è guerra». Una plastica rappresentazione del belligerante proposito si ebbe una sera di fine ottobre, quando il traffico nella città di Częstochowa fu congestionato da un interminabile fiume di manifestanti diretto al santuario di Jasna Góra. È lì, dove è custodita l’immagine della Madonna Nera, simbolo della devozione polacca ed europea, che i fautori dell’aborto e dell’anticlericalismo avrebbero voluto esprimere il loro rancore. Una cinghia di fedeli cattolici, tuttavia, si strinse attorno al santuario evitando che potesse essere profanato. L’Europa restò invece silente a guardare.
Germania e Francia
Alle spalle della Polonia, in questa non invidiabile classifica dell’odio anticristiano si colloca la Germania con 172 incidenti. Qui, come attestava a inizio 2020 il settimanale statunitense National Catholic Register, le incursioni vanno attribuite soprattutto ai gruppi femministi. Nel mirino finì, incendiata con il favore delle tenebre, anche l’automobile di un giornalista di destra e pro-life, Gunnar Schupelius. Sul terzo gradino del podio, con 159 attacchi, si posiziona la Francia. Oltralpe si assiste ormai da qualche tempo a uno stillicidio di chiese bruciate. Le fiamme che hanno divorato Notre-Dame de Paris rappresentano soltanto l’episodio più clamoroso.
L’Italia
Appena sotto al podio l’Italia. Nel nostro Paese l’OSCE ha identificato 113 episodi di tal risma, nel 2019 erano stati 70. Le cronache locali, del resto, passano in rassegna periodicamente casi di statue devozionali decapitate o imbrattate, nonché di furti di ostie eucaristiche o di arredi sacri all’interno delle chiese. Nel novembre 2020 la Lega presentò in Senato una proposta di legge finalizzata a inserire nell’ordinamento penale «efficaci misure per la prevenzione e per il contrasto della discriminazione e della violenza per motivi legati all’odio anti-cristiano». Di quella proposta non se n’è saputo più nulla, ma più in generale il tema è rimasto al di fuori del dibattito pubblico.
Numeri in difetto
La scarsa considerazione del problema si registra ovunque. Madeleine Enzlberger, capo dell’Osservatorio sull’intolleranza e la discriminazione contro i cristiani (OIDCE), afferma, come riporta Catholic News Agency, che nei media e nel mondo politico «l’odio verso i cristiani è appena notato come problema sociale». La Enzlberger rileva che il rapporto dell’OSCE, pur essendo «un forte campanello d’allarme contro l’indifferenza», riflette «solo una parte di questa tendenza». Il numero di crimini d’odio, infatti, è probabilmente superiore a quanto riportato nel documento, visto che 11 dei 57 Stati dell’OSCE non hanno presentato dati. È urgente che l’Europa si svegli dal torpore, che si accorga di questo virus sociale attivandosi per trovare un vaccino efficace.