Con la fecondazione artificiale più rischi per la gravidanza

Uno studio statunitense conferma: +38% di probabilità per un taglio cesareo e +26% per un parto prematuro

Fecondazione in vitro

Image from Clinica Eugin (Flickr)

Le gravidanze ottenute da fecondazione in vitro o da trattamento della fertilità sono più a rischio. Lo riferisce uno studio pubblicato sulla rivista Journal of the American Heart Association. La ricerca, afferma la CNN, «ha messo a confronto più di 106mila parti in cui il bambino è stato concepito con la tecnologia di riproduzione assistita con oltre 34 milioni di nascite concepite senza tale aiuto».

Il team di ricerca è stato guidato dal dottor Pensée Wu, docente senior e consulente onorario ostetrico e specialista in medicina fetale materna presso la Keele University School of Medicine. Un comunicato stampa riferisce che si tratta del primo studio del suo genere basato sulla popolazione, nonché la più ampia analisi volta a considerare sia gli esiti della gravidanza che le complicanze vascolari per le donne che hanno concepito utilizzando la tecnologia di riproduzione assistita.

Lo studio è stato finanziato dal National Institute for Health Research e dalla Blumenthal Scholarship in Preventive Cardiology presso la John Hopkins University.

Più rischi per madre e bambino

Le donne che concepiscono utilizzando tecniche di riproduzione assistita come la fecondazione in vitro hanno più del doppio delle probabilità di incorrere in un’insufficienza renale e un rischio di battito cardiaco irregolare superiore al 65%. Le stesse donne riscontrano anche il 57% in più di probabilità di patire un distacco della placenta.

A seconda della gravità, può trattarsi di una condizione pericolosa per la vita. Inoltre, le donne che hanno concepito tramite riproduzione assistita hanno il 38% in più di probabilità di un taglio cesareo e il 26% in più di probabilità di un parto prematuro.

«Siamo rimasti sorpresi dal fatto che la tecnologia di riproduzione assistita fosse associata in modo indipendente a queste complicazioni, invece di essere associata solo all’esistenza di condizioni di salute preesistenti o solo tra le donne anziane sottoposte a trattamento per l’infertilità», dichiara Wu alla CNN.

Un punto di vista alternativo ma non incompatibile

Sempre alla CNN, la dottoressa Sigal Klipstein, specialista in endocrinologia riproduttiva e infertilità, afferma che non si tratta di uno studio sorprendente. «Nello studio sono state raggruppate sia donne che richiedevano un breve ciclo di pillole per la fertilità, sia donne che richiedevano più cicli di fecondazione in vitro», spiega Klipstein. «Spesso è l’infertilità pregressa, e non il trattamento della fertilità, ad essere associata a risultati peggiori». «Il punto di vista di Klipstein può essere valido, ma ci sono state numerose complicazioni potenzialmente legate alla fecondazione in vitro», commenta il sito dell’organizzazione pro-life Live Action. «I bambini concepiti attraverso la fecondazione in vitro hanno maggiori probabilità di avere un basso peso alla nascita, pressione sanguigna più alta, squilibri ormonali ed età ossea avanzata, problemi cardiovascolari e paralisi cerebrale, disturbo dello spettro autistico, infertilità, leucemia e altri tumori. Tutto ciò in aggiunta ai milioni di vite create e poi distrutte nel tentativo di creare artificialmente un bambino», conclude l’articolo.

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