Comunione e aborto: c’è un vescovo in Messico…

Reprimenda della diocesi di Sinaloa ai 28 parlamentari che hanno votato una legge contro la Vita

Comunione Eucaristia

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L’annosa questione della comunione ai politici abortisti è tornata alla ribalta in Messico. Il nuovo caso è scoppiato dopo che, nello stato di Morena, 28 deputati hanno votato a favore della depenalizzazione dell’aborto. Un voto apertamente deplorato dalla diocesi di Sinaloa che, nella persona di padre Miguel Ángel Soto Gaxiola, responsabile diocesano della Commissione per la Vita, la Famiglia, i Laici e la Gioventù, si è rivolta direttamente ai parlamentari in una lettera, mettendo in chiaro una volta per tutte la questione.

Fedeli scandalizzati

Il prelato dichiara di aver ricevuto molti messaggi di indignazione da parte dei cattolici locali: «Com’è possibile – mi domandano – che ci siano cattolici che ricevono la comunione o che dicono di partecipare alla nostra fede, mentre allo stesso tempo promuovono pubblicamente programmi, politiche o leggi che violano la legge morale? In particolare, come è possibile che un deputato che approva l’aborto partecipi alla messa e faccia la comunione?».

Si tratta di una domanda «coerente e sensata», a cui padre Soto Gaxiola risponde menzionando innanzitutto il «Magistero della Chiesa», per il quale «il valore della vita è sempre stato difeso dal suo concepimento fino alla sua morte naturale». A partire dalla Evangelium Vitae di San Giovanni Paolo II, in cui si ricorda che «nessuna circostanza, nessuno scopo, nessuna legge può rendere lecito un atto intrinsecamente illecito, poiché è contraddittorio alla Legge di Dio, che è scritta in tutto cuore umano, conosciuto dalla ragione stessa e annunziato dalla Chiesa» (EV 7).

Alla luce del magistero, dunque, qualsiasi politico che si professa cattolico e che, al contempo, «coopera apertamente o legiferando contro la vita» non è degno di ricevere la Santa Comunione, né fare da padrino ad altre persone che vogliano ricevere il battesimo o la cresima (cfr Canone 874 §1, 3°, Codice di Diritto Canonico).

Il rappresentante della diocesi Sinaloa cita infine un altro documento della Santa Sede: «Con questo la Chiesa non intende restringere la portata della misericordia; ciò che fa è manifestare la gravità del reato commesso, il danno irreparabile arrecato agli innocenti uccisi, ai loro genitori e a tutta la società» (Chiarimento della Congregazione per la Dottrina della fede sull’aborto procurato, 11 giugno 2009).

Il precedente “ratzingeriano”

La lettera di padre Miguel Ángel Soto Gaxiola ai parlamentari dello stato di Morena è in linea con un altro documento risalente al 2004, quando era in corso la guerra in Iraq e, al contempo, gli Stati Uniti d’America erano in campagna elettorale per le presidenziali. Il presidente uscente Repubblicano, George W. Bush, era sfidato dal democratico John F. Kerry, cattolico ma favorevole all’aborto.

Scrivendo al cardinale Theodore McCarrick, allora arcivescovo di Washington, il cardinale Joseph Ratzinger, in qualità di prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede, chiariva che «se un cattolico fosse in disaccordo col Santo Padre sull’applicazione della pena capitale o sulla decisione di fare una guerra, egli non sarebbe da considerarsi per questa ragione indegno di presentarsi a ricevere la santa comunione».

Può quindi esserci, spiegava Ratzinger, «una legittima diversità di opinione anche tra i cattolici sul fare la guerra e sull’applicare la pena di morte, non però in alcun modo riguardo all’aborto e all’eutanasia». Se dunque vede presentarsi un politico che faccia «sistematica campagna e il votare per leggi permissive sull’aborto e l’eutanasia», il ministro della santa comunione dovrà «rifiutare di distribuire la santa comunione» e, in seguito incontrare quel politico, per «informarlo che non si deve presentare per la santa comunione fino a che non avrà posto termine all’oggettiva situazione di peccato, e avvertirlo che altrimenti gli sarà negata l’eucaristia».

La storia si ripete

Un caso come quello messicano si è manifestato, in ben più larga scala, negli Stati Uniti, dove il “cattolico” Biden, in poco più di un anno di mandato presidenziale, si è contraddistinto per un’impressionante sequela di ordini esecutivi a favore dell’aborto e all’ideologia gender.

La Conferenza Episcopale Statunitense ha risposto, pubblicando il documento The Mistery of the Eucharist in the Life, che ribadisce le posizioni di sempre della Chiesa Cattolica. Lo stesso presidente dei Vescovi statunitensi, monsignor José Horacio Gómez, alla vigilia dell’insediamento di Biden, aveva espresso tutto il suo allarme sul programma profondamente anti-vita e anti-famiglia, che poi il presidente avrebbe puntualmente realizzato.

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