Comanda la «cultura di morte»

Per gli Stati Uniti e per il mondo si apre un periodo nero

tristezza

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Last updated on aprile 19th, 2021 at 01:52 pm

Oggi, a Washington, Joe Biden s’insedia ufficialmente come 46° presidente degli Stati Uniti d’America e Kamala Harris lo affianca alla vicepresidenza. Oggi è un giorno triste che inaugura un periodo nero per gli Stati Uniti e per il mondo.

È un giorno triste perché la protervia con cui Biden e la Harris promuovono quella che un pontefice santo ha definito con espressione felice, rotonda e generosamente laica «cultura di morte», dalla peste dell’aborto alla distruzione colpevole dell’identità della persona mediante l’ideologia gender, è impressionante. Non è un presagio, non una sensazione: è una certezza ferale. Lo dimostrano sia i loro annunci programmatici sia quei loro record di voto e di governo che sui «princìpi non negoziabili» (altra espressione felice, rotonda e generosamente laica di un futuro Papa) sono ignobilmente disarmanti per un cattolico come Biden ‒ come denuncia mons. José Horacio Gómez, presidente dei vescovi cattolici statunitensi ‒ e per una madrina degli ultimi come la Harris.

Quel che non vedremo più

Oggi si chiude la presidenza di un uomo, Donald J. Trump, che per la difesa della vita, della famiglia naturale e delle autentiche libertà umane si è speso con coraggio e abnegazione, ottenendo risultati storici. Tanti, così tanti che non si riesce nemmeno più a stare loro dietro. L’“ultima” notizia è che, grazie alle politiche della sua Amministrazione, l’aborto è stato sempre più spinto fuori dal mercato e il Missouri è diventato il primo Stato dell’Unione federale nordamericana abortion free.

Del resto è sempre più evidente che il tentativo, in corso da quattro anni, di delegittimare Trump con violenze e bugie è soltanto un complotto imbastito sulla calunnia e sulla corrività di troppi. Da ultimo lo dimostra bene la pubblicazione della nuova tranche di documenti sull’operazione dell’FBI  Crossfire Hurricane, che rasenta il ridicolo.

Ma tutto ciò adesso appartiene al passato. Il futuro riserva al mondo altro. Non si vedranno Biden e la Harris spendersi per attenuare la pressione fiscale per famiglie e imprese americane. Non si vedranno Biden e la Harris spendersi per facilitare la disponibilità di nuovo posti di lavoro grazie a una fiscalità più razionale e a una libertà economica più funzionale. Non si vedranno Biden e la Harris spendersi per creare condizioni di crescita del salario medio dei lavoratori americani. Non si vedranno Biden e la Harris spendersi per arginare la piaga dell’immigrazione clandestina lorda di illegalità, violenza, prostituzione e droga. Non si vedranno Biden e la Harris difendere la Costituzione del Paese nelle nomine dei giudici federali. Non si vedranno Biden e la Harris spendersi per la pace del Medioriente con i risultati concreti ottenuti da Trump. Non si vedranno Biden e la Harris spendersi per contrastare il drago cinese. Non si vedranno Biden e la Harris sfidare con coraggio la lucida follia ideologica della Corea del Nord fino a ridurla alla quiete. Non si vedranno Biden e la Harris spendersi contro i diktat ideologici dell’Unione Europea e dei grandi organismi sovranazionali ai danni soprattutto degli anelli più deboli della catena mondiale, dall’Africa all’America Meridionale.  E non si vedranno Biden e la Harris difendere la dignità e la libertà inalienabili di ogni essere umano, laddove invece li si vedrà aumentare le sofferenze di molti e il tributo di vite umane innocenti.

Quello che, invece, non vorremmo, ma vedremo

Mentre il mondo politicamente corretto continua imperterrito a ingrassare lo sciocchezzaio sul Trump presunto “razzista”, e Biden e la Harris non hanno invece ancora pagato pegno per certe cosucce imbarazzanti, da oggi vedremo la Casa Bianca trasformarsi in un incubo lovecraftiano.

Sul sito Internet ufficiale del tandem presidenziale Biden-Harris molto viene spiegato per filo e per segno: per esempio nella lunga, sovrabbondante, esagerata pagina di propositi LGBT+ per gli Stati Uniti e per il mondo.

Di questa pagina, prima ancora dell’elenco prolisso e ideologico delle misure che la nuova Amministrazione adotterà, colpisce l’impianto: nella voce «uguaglianza LGBT+» viene incluso pure il finanziamento pubblico dell’aborto (aborto e gender sono le même combat); tutto, dall’immigrazione al porto di armi alla questione giustizia, è ridotto in chiave LGBT+ (l’ideologia gender è il new normal) e l’offensiva globale LGBT+ ammonta a un vero e proprio imperialismo («colonizzazione ideologica» l’ha chiamata un terzo Pontefice, quello regnante, esattamente sei anni fa).

Dopo di che, fra le mille iniziative promesse dal duo Biden/Harris spiccano almeno il conferimento di potere alle agenzie del governo per imporre la logica LGBT+ al Paese, il favoreggiamento del transgenderismo sul posto di lavoro e negli impieghi pubblici, la sua promozione nelle forze armate, la sponsorizzazione di ogni forma di “matrimonio” LGBT+ e di sua equiparazione completa all’unico vero matrimonio naturale, la diffusione dell’adozione LGBT+, il ribaltamento del concetto di libertà religiosa (da diritto alla verità a diritto all’errore) per cancellare l’obiezione di coscienza in tema LGBT+, la ricusazione del sesso biologico sui documenti d’identità, l’uso promiscuo LGBT+ di bagni, spogliatoi e dormitori, il divieto di ogni «terapia riparativa» (quelle vere, non gli abusi). E inoltre ‒ appunto ‒ verranno riaperti i rubinetti del finanziamento pubblico alla Planned Parenthood, la monopolista dell’aborto, e il nuovo imperialismo verrà cacciato in gola a chiunque con la nomina «[…] di funzionari nei ranghi alti del governo, tra cui il Dipartimento di Stato e l’Agenzia degli Stati Uniti per lo Sviluppo Internazionale (USAID), per promuovere programmi diplomatici e di sviluppo di sostegno e di protezione delle persone LGBT+». Tradotto, i Paesi che vorranno i denari dell’aiuto estero dello USAID, creato nel 1961 dal presidente John F. Kennedy (1917-1963), dovrà imporre aborto e gender.

Trans di governo

Ed è già tutto realtà. Ieri Biden ha scelto il sottosegretario alla Salute: Richard L. Levine. Nato nel 1957, rampollo di Harvard, pediatra, docente universitario, dal luglio 2017 ministro della Salute dello Stato della Pennsylvania, padre due figli avuti dalla moglie Martha Peasleeda da cui ha divorziato nel 2013, Levine si sente donna dal 2011. Da allora si fa chiamare «Rachel» e ricorda Dee Snider, il cantante trash dei Twisted Sister.

Richard L. Levine

Ora, di lui si saprebbe poco e nulla se non fosse balzato all’onore delle cronache per avere rimandato sistematicamente nelle strutture assistenziali gli anziani affetti da CoViD-19 che hanno poi contribuito grandemente alla diffusione del contagio. Se si pensa che, di fatto, Trump, trionfante fino all’estate, ha perso le elezioni soprattutto per la campagna mediatica che lo ha descritto come un untore di coronavirus, c’è seriamente da chiedersi se «Rachel» sia le persona più equilibrata e competente per un dicastero tanto delicato, soprattutto oggi, dentro un’Amministrazione che ha già promesso il ritorno della fanfaluca dell’«Obamacare».

Chi insomma non definirebbe quello di oggi un giorno triste che inaugura un periodo nero? Tra le molte cose che da oggi ci toccherà seguire ci sarà peraltro pure le lodi che molti cattolici tributeranno al secondo presidente cattolico degli Stati Uniti, peggiore persino del primo.

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