Last updated on Settembre 10th, 2021 at 02:37 am
Ieri il parlamento italiano ha riparlato del famoso e famigerato «ddl Zan». Qualcuno ha sperato di rispolverare il «ddl Zan». E invece il «ddl Zan» è ritornato all’orizzonte. Se ne parlerà infatti dopo le prossime elezioni amministrative.
Al termine della conferenza dei capigruppo, Ignazio La Russa, di Fratelli d’Italia, ha spiegato: «Nessuno della maggioranza ha proposto di proseguire nel programma originario che prevedeva per questa settimana il ddl Zan. Vogliono parlarne dopo le elezioni. Ricordo che ci hanno fatto impazzire, ci hanno fatto portare il provvedimento in Aula prima che fossero conclusi i lavori della commissione e senza relatore per l’urgenza che avevano. Adesso se ne parla dopo le elezioni. Strane queste urgenze a doppia velocità».
Ora, queste dichiarazioni di La Russa, riprese dall’agenzia giornalistica AGI, risvegliano il tarlo di un dubbio antico. Forse che il «ddl Zan» sia diventato, strada facendo, troppo imbarazzante anche per lorsignori? Forse che la sicumera della prima ora abbia perso troppi pezzi per strada grazie alle picconate e alle bordate di molti esponenti del mondo LGBT+, femminista e di sinistra? Forse che, insomma, si senta puzza di sconfitta?
Come che sia, l’improvviso rallentatore messo alla discussione sul «ddl Zan» denunziato da La Russa fa comprendere come i fautori del «ddl Zan» stiano cercando di sanificare le proprie campagne elettorali proprio dal contagio del «ddl Zan» stesso, per tema che possa innescare altri e importanti ripensamenti.
Varrebbe allora la pena che i candidati che si riconoscono in quella cultura che il «ddl Zan» lo respinge al mittente da sempre con grande forza poiché irricevibile per l’illiberalità intrinseca del suo costrutto sfruttassero l’occasione, sia per sventolare davanti ai propri avversari dette illiberalità del «ddl Zan» sia per fare opera meritoria di cultura politica ancora più sanamente profonda nell’affrontare i temi della difesa della famiglia naturale e della vita umana innocente dal concepimento alla morte naturale, visto che, oltre al «ddl Zan», sul capo dell’Italia pencola la spada dell’eutanasia.
Certo, spesso queste tematiche non sono di competenza locale, ma che l’elettorato sappia con chiarezza come sui princìpi non negoziabili la pensano i candidati che vota è sempre cosa buona. Semmai poi qualche delega locale vi fosse su quelle materie, l’elettorato avrebbe di che poter richiamare pubblicamente l’eletto ai patti.
Questo a meno che i candidati alle elezioni amministrative che non si riconoscono nella cultura del «ddl Zan» e dell’eutanasia (tanto per restare all’attualità parlamentare) siano troppo timidi per parlare in pubblico di cose serie così. Il divo Giulio diceva cose intramontabili sul pensar male, il far purtroppo così peccato e però l’azzeccarci spesso.