CEDU e Soros: silenzio complice dell’Europa Occidentale?

Il polverone alzato dalla denuncia dello European Centre for Law & Justice non si placa. Ma solo a Est

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Last updated on Maggio 21st, 2020 at 12:05 pm

Due mesi fa lo European Centre for Law & Justice (ECLJ) di Strasburgo ha pubblicato l’esplosivo rapporto Les ONG et les juges de la CEDH, 2009-2019  (disponibile anche in lingua inglese e in lingua spagnola) di cui “iFamNews” ha dato conto, anche a fronte di una successiva singolare “riposta” da parte della Corte europea dei diritti umani (CEDU).

Ogni giorno vengono del resto sollevate nuove proteste e nuove denunce di conflitti di interesse tra i giudici della CEDU e le ONG finanziate dal milionario George Soros, che nel mondo propaganda e finanzia la mentalità abortista e la cultura transgender, compresa la ricca e controversa Open Society.  Esattamente, cioè, quanto il Rapporto dell’ECLJ ha documentato settimane fa.

Fra le voci levatesi per denunciare una situazione sempre più pesante, che però la CEDU continua a ignorare, giunge ora quella del Ministero russo degli Affari esteri, che al rapporto dell’ECLJ ha dedicato un comunicato stampa esprimendo preoccupazione per l’«influenza implicita ed esplicita sulla CEDU» che le «principali ONG occidentali per i diritti umani» esercitano e stigmatizzando situazioni che «influenzano direttamente la qualità, l’imparzialità e l’equità delle sentenze ». Il comunicato auspica quindi che «durante il processo di riforma della CEDU la considerazione adeguata alle deficienze rilevate nelle attività della stessa da parte di tutti i soggetti implicati renda possibile sistemare e ultimamente ridurre al minimo gli effetti “politici” collaterali che si possano produrre».

Un’affermazione di grande portata, questa, visto il peso primario che la Russia ha a livello diplomatico e finanziario nel Consiglio di Europa (CoE). L’ambasciatore russo attuerà sicuramente con fermezza i propositi espressi da Mosca, anche di concerto con altri Stati dei 46 che compongono il CoE. Senza dubbio verrà per esempio appoggiato dai governi dell’Europa centrale, che analogamente denunciano l’influenza politica che le ONG legate e finanziate da Soros esercitano nei propri Paesi.

Il ministro bulgaro della Giustizia ha per esempio già rilasciato una dichiarazione al riguardo. Non sarà nemmeno necessario che la Russia richieda l’inclusione di questo argomento nell’ordine del giorno del Comitato dei Ministri (dove siedono i rappresentanti dei 47 Paesi membri del CoE), poiché in quella sede  è già stato chiesto di rispondere a tre domande scritte poste sul tema dei membri dell’Assemblea parlamentare del CoE. E il Comitato dei Ministri è l’unico organo in grado di esercitare un certo potere sulla CEDU.

I governi dovranno concordare le misure da adottare per «ripristinare l’integrità della Corte europea», porre fine al «problema sistemico dei conflitti di interessi tra ONG e giudici»  e garantire la «trasparenza delle attività di queste ONG dinanzi alla Corte». Anche l’Assemblea Parlamentare del CoE, che elegge i giudici della CEDU, sarà impegnata sulla questione, grazie a una petizione promossa dall’ECLJ, che, secondo quanto prevede la procedura ufficiale, consente a chiunque di richiedere l’inserimento di un argomento nell’ordine del giorno. Molti membri dell’Assemblea parlamentare si sono già espressi a favore di una raccomandazione ufficiale che istituisca un’indagine e audizioni di rappresentanti della Corte. In definitiva, la CEDU dovrà adottare misure per porre rimedio alla situazione, a partire dall’applicazione a se stessa delle norme etiche che impone ai tribunali nazionali. Misure precise sono recentemente state identificate e supportate da circa 130 avvocati riuniti in un appello che invoca l’indipendenza e imparzialità della CEDU. E la CEDU potrà riguadagnare autorevolezza solo se ripristinerà la propria integrità, tagliando di netto le commistioni con Soros e con le ONG a lui collegate. La Russia, come altri Paesi dell’Europa Orientale e Centrale sono scesi in campo ed è un’indecenza inquietante che, sino a ora, nessun Paese dell’Europa occidentale abbia invece né mosso un dito né speso una parola sulla torbida vicenda.

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