C’è posto per loro l’8 Marzo?

L’argomento di cui tratto tutti i giorni, ma che forse oggi qualcuno è un po' più disposto ad ascoltare

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Sono reo confesso. Avevo intenzione di far scivolare la data di oggi come acqua fresca, fingendo di nulla, occupandomi, con “iFamNews”, di altro. Perché sì, diciamocelo: l’8 Marzo ha stufato tutti, uomini e pure donne. Di genere, non se può più di “Giornata del”, del giorno di questo e del giorno di quello, ognuno col suo giorno, ergo non c’è più giorno di nessuno. Di specie, però, della Giornata della donna proprio non se ne può più. Come se la donna esistesse solo oggi, in questo giorno fissato con una puntina sul calendario come una foglia di fico insaporita alla mimosa a sottolineare un falso storico che ormai ci siamo raccontati tutti mille volte.

Poi però ci ho ripensato. Non perché debba chiedere scusa a qualcuno, o perché abbia paura che qualcuno noti la mancanza di sottolineatura su queste pagine, ma perché ci sono cose da raccontare e le cose da raccontare vanno raccontate alle persone che ci sono, ovvio, sennò è come predicare al vento. Ora, l’8 Marzo tutti, per amore o per forza, s’interessano delle donne (molto spesso fingono di interessarsene, perché adda passà ’a nuttata) e quindi è quel giorno lì, appunto oggi, che il pubblico è in ipotesi ricettivo a certi argomenti.

L’argomento di cui voglio trattare tutti i giorni dell’anno ma che oggi qualcuno forse in più è disposto a leggere sono le donne che mancano all’appello del mondo, milioni, quelle che l’8 Marzo non lo festeggeranno mai, quelle per cui l’8 Marzo di maniera non ha mai né tempo né spazio. Le donne che mancano perché sono state ammazzate prima ancora che uscissero dal grembo delle loro mamme, vittime di un femminicidio nazista per le quali non si vedono striscioni, bandiere, cortei, sfarfallii a Sanremo.

L’aborto falcidia milioni di esseri umani nel mondo. Molti di quei milioni di aborti sono milioni di bambine che non saranno mai donne, e in alcuni Paesi c’è l’aborto selettivo, in Asia per esempio, l’aborto mirato, l’aborto discriminante che colpisce di preferenza appunto le donne, ritenute esseri umani di serie B. Ma non caschiamo nel trappolone. Le anime belle che, femministicamente, si scandalizzano (per cinque minuti) dell’aborto di gender che ammazza di preferenza le bimbe dovrebbero porre mente (per ben più di cinque minuti) al fatto che l’aborto uccide tutti e che quando preferisce le femminucce ai maschietti lo fa moltiplicando a dismisura l’effetto morte, poiché uccide future madri di domani private di futuri padri di domani, pure loro abortiti. Un abominio nell’abominio in un tempo che ci ha abituati agli abomini dentro gli abomini.

Di più. L’aborto contro le bambine è selettivo, ma è solo un caso specifico di una regola funebre generale. Tutto l’aborto è infatti selettivo. Seleziona gli esseri che ritiene scarti come un Lagerkommandant. Tutto l’aborto è discriminatorio: stabilisce chi sia degno di vivere e chi no, come una fredda divinità laica e boia. Allora le donne dovrebbero oggi saltare sulla sedia per l’aborto, e per l’aborto multiplo del femminicidio ancora nell’utero, il gendercidio, la mattanza delle bambine. C’è posto per loro l’8 Marzo?

Quest’oggi “iFamNews” vuole ricordare anche un’altra piaga. La violenza sulle donne, lo stupro, le botte, lo sfiguramento, la tortura psicologica e il menomamento fisico di una legione di donne riuscite a nascere che vengono però colpite perché diverse laddove la loro diversità è l’essere cristiane in contesti che hanno in odio sia il cristianesimo sia le donne, e per cui una donna cristiana è pressoché una bestemmia vivente. C’è posto per loro l’8 Marzo?

Nel giorno di oggi siamo soliti vedere e sentire slogan e parole d’ordine di quella caricatura della femminilità che è il femminismo. Oggi siamo piagati dalla sciagura della cosiddetta maternità surrogata e dell’utero in affitto a cui stanno cercando di normalizzarci. A questo doveva giungere la battaglia femminista per l’emancipazione della donna che ha sovvertito famiglie e società intere? Fortunatamente ci sono femministe oggi che reagiscono, e persino femministe che vengono bollate d’infamia perché non si adeguano ai diktat del gender.

Proprio oggi l’International Organization for the Family ricorda all’Organizzazione delle Nazioni Unite il ruolo sociale fondamentale della famiglia naturale fondata sul matrimonio, della famiglia dove una mamma e un papà possano liberamente e serenamente allevare i figli nell’ambiente più consono e contibuire al bene comune: questo è il contesto privilegiato dove tutleare i diritti veri delle donne. E “iFamNews” non ha paura di definire il femminismo un’aberrazione, e su queste pagine si è con coraggio iniziato a trattare i temi della mascolinità tossica, e pure della femminilità tossica, in assoluta controtendenza rispetto al mondo. Si è persino rimandato al mittente la notte in cui tutte le vacche sono nere che vorrebbe criminalizzare il maschio solo perché maschio. È il nostro modo per liberare la donna dal femminismo e restituirle la sua vera identità.

In ciò continua a esserci maestra Elizabeth Fox-Genovese (1941-2007), storica statunitense con un passato da femminista arrabbiata e ideologa di sinistra, che, dopo diverse vicissitudini umane e avventure, ha chiuso con il passato con un libro del 1996 dal titolo-macigno quale Feminism Is Not the Story of My Life: How Today’s Feminist Elite Has Lost Touch with the Real Concerns of Women. Un libro, ma soprattutto una donna da rileggere, da riapprezzare, da tornare ad amare e con cui dialogare. Per prime le femministe.

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