Come si inizia una legislatura, come si avvia il mandato di un nuovo governo che si regge sulla fiducia espressa dal parlamento, come si avvia una nuova fase di amministrazione politica di un Paese, come si comincia bene, come si volta pagina, come si unisce continuità con il bene e discontinuità con il male? Partendo dal principio e fondamento, affrontando le questioni ab ovo, prendendo il toro per le corna, segnando il limes, piantando paletti, chiarendo la soglia oltre cui non si può andare per alcun motivo.
Ovvero difendendo la vita umana come bene personale e sociale primario e non negoziabile, condizione evidente, ovvia, logica, persino fisica, di qualsiasi altra politica. Se la vita non è un bene tabù, indisponibile e insormontabile, il resto sono solo chiacchiere spesso senza nemmeno distintivo. Che senso ha, infatti, parlare di lavoro e di sicurezza, di salute e di pensioni, di tasse e di ambiente, di infrastrutture e di investimenti, di alleanze e di nomine, se la vita di un cittadino italiano è un percorso a ostacoli fra crateri immensi e ordigni nucleari che minacciano ogni secondo? Che senso ha progettare il modo di amministrare un Paese mentre se ne ammazzano i cittadini? Che senso ha parlare di diritti, di tutele e di garanzie per i cittadini di un certo Paese mentre i suoi cittadini più indifesi e bisognosi non godono della tutela giuridica più basica perché, come nel Terzo Reich, non sono nemmeno persone?
Maurizio Gasparri, senatore di Forza Italia, senatore rieletto il 25 settembre nella vittoria elettorale di un Centrodestra che, comunque sia, si avvia a governare l’Italia un po’ meglio di quanto non lo sia stata ieri su questioni non negoziabili, ha presentato, il 13 ottobre, un disegno di legge per riconoscere la capacità giuridica della persona umana sin dal concepimento. Sin da subito, sin dal momento in cui non esiste un prima, sin da quell’istante in cui una persona è e non c’è alcuna no man’s land precedente, ambigua, grigia, se c’ero dormivo, ignoramus. È assurdo, raccapricciante, ignobile e nazista, ma è così. In Italia non si è pienamente persone se non da un certo punto in poi. Non si è soggetti di diritto se non da un dato momento in avanti. Non si possono godere i diritti, i privilegi e i vantaggi o subire le angherie, le vessazioni e le molestie dello Stato se non dall’attimo in cui, arbitrariamente, contro l’evidenza, il buon senso, la ragione, la natura e la scienza, lo Stato stesso che dà e che toglie, che elargisce benefici e che commina penalizzazioni, dà il via libera a proprio insindacabile e tracotante giudizio.
In Italia non si è persona quando si è persona: lo si diventa quando lo decide lo Stato. In Italia la persona umana non è se stessa da quando esiste: si fa strada facendo, per effetto di una magia oscura amministrata dalle direttive burocratiche dello Stato. In Italia una persona deve sfangarla vivo al secondo in cui lo Stato decide di estendere a essa i diritti e prima è terreno di caccia del più prepotentemente violento. Prima se ne può sempre fare tranquillamente carne di porco, prima che lo Stato alzi il pollice nell’arena dei giochi.
Il senatore Gasparri vuole invece che tutto questo smetta. Lo vuole da tempo, da sempre. La sua proposta di legge non è nuova e non lo è perché da proposta non è disgraziatamente mai diventata legge. E così lui, ogni volta, la ripropone, ogni volta ricomincia, ogni volta si ostina, ogni volta s’incaponisce, ogni volta inizia bene la legislatura, il governo, la politica, per non sapere né leggere né scrivere, dal principio e fondamento, con la difesa della vita umana e la sua tutela giuridica totale.
Il senatore Gasparri propone di modificare l’aberrante articolo 1 del Codice civile italiano, quello per cui una persona umana nata in Italia, un cittadino italiano, diventa soggetto di diritti e di doveri soltanto «dal momento della nascita», mentre prima è un nulla cosmico di cui si può fare qualsiasi cosa. Dire che non ha capacità giuridica vuole dire che lo si può distruggere e manipolare a piacimento perché la legge lo guarda, lo consente e ride. È il peggiore dei delitti. Sul filo del paradosso, meglio chi ammazza una persona sapendo di ammazzare una persona, come fa la legislazione sull’eutanasia, di chi uccide una persona mentendo che non è nemmeno una persona. L’ho detto e lo ribadisco: roba da Terzo Reich.
Succede invece nella civilissima Italia ed è una cosa ormai così acquisita che nessuno se ne scandalizza. Anzi, che semmai protesta con veemenza contro la proposta del senatore Gasparri, perché il mondo in cui viviamo è un incubo fatto così.
In Italia i diritti di una persona sono infatti «subordinati all’evento della nascita», evento che però è difficile accada se, vivendo il nascituro una condizione di completa dipendenza da altri e di totale fragilità, nessuno lo tutela sin dal principio. Subordinare i diritti all’evento nascita (persino il linguaggio, nella patria del padre Dante, fa ribrezzo) significa minare alla radice il diritto alla vita: vuol dire che lo Stato italiano ti dice “se scampi, poi ti tutelo” sapendo benissimo che solo pochissimi ce la fanno. È la corsa traumatica e tragica al mare delle tartarughine uscite dall’uovo, fra predatori, turisti sfascisti e ruspe da cantiere delle spiagge. Ne arrivano alla meta un numero infimo. È il darwinismo sociale più violento, il cinismo più assoluto, l’utilitarismo più sgomento: è l’Italia. Per questo il wildlife non è un bene in sé se non antropizzato dal diritto. Fanno ridere amaramente le forze sociali, politiche e culturali che si riempiono la bocca di diritti e di tutele: dovrebbero sciacquarsela con il disinfettante.
Si dice che la proposta del senatore Gasparri sia pericolosa perché inficerebbe la logica della Legge 194 che dal 1978 stabilisce essere un diritto la soppressione di un bimbo ancora nel ventre della propria mamma. Si dice bene. Se una persona è persona, non la si può ammazzare. Se una persona gode di diritti, ammazzandola se ne violano i diritti. La legge esiste per quello. Dov’è lo scandalo? Dove sono quelle forze sociali politiche e culturali che si sgangherano le mandibole a ciarlare di diritti e di tutele?
Il senatore Gasparri fa così a ogni avvio di legislatura, raccogliendo ‒ lo dice espressamente ‒ l’eredità morale di Carlo Casini (1935-2020), il fondatore del Movimento per la vita in Italia. La prima proposta di legge così fu presentata in Italia il 20 luglio 1995 da tredici donne, forte di 200mila firme autenticate da esponenti del mondo scientifico, tra cui quindici rettori di altrettante università italiane, quaranta tra presidi di facoltà e primari ospedalieri, quattrocento fra docenti e ricercatori. Era una proposta di legge di iniziativa popolare. Cioè la sua base è popolare, come sottolinea ad «iFamNews» Marina Casini Bandini, presidente del MpV oggi. Poi la cosa proseguì, diventando una proposta di legge di iniziativa parlamentare. Nel 2008 fu proposta dall’on. Luca Volontè. Ora il senatore Gasparri tiene alto il testimone di questa staffetta. Continui, senatore Gasparri, finché avrà fiato in gola, finché avrà vita. Finché in Italia non trionferà quel bene primario personale e sociale che non dovrebbe avere né bandiere né colori politici anche grazie al suo significativo apporto.