Benjamin Griveaux, dove casca l’asino macronista

I politici non debbono essere tutti santi, ma almeno difendano la vita e la famiglia, senza infingimenti e ambiguità

Benjamin Griveaux (AP Photo/Thibault Camus)

Last updated on Ottobre 11th, 2021 at 07:14 am

Alla maggior parte dei leader politici europei, dal cancelliere tedesc0 Angela Merkel fino al presidente del Consiglio dei ministri italiano Giuseppe Conte, si rimprovera di non avere figli e di non comprendere quali siano le esigenze delle famiglie. Dai tempi in cui il filosofo Fabrice Hadjadj rilevava che il Vecchio Continente è sterile e destinato all’estinzione per effetto dei tassi di natalità un minimo risveglio c’è stato e, al vertice della Commissione Europea, attualmente siede la tedesca Ursula von der Leyen, madre di sette figli, succeduta al lussemburghese childfree Jean-Claude Juncker.

Forse Emmanuel Macron, presidente della repubblica francese, anch’egli sposato ma non padre, aveva inteso porre rimedio alla medesima inadeguatezza rappresentativa promuovendo la candidatura a primo cittadino di Parigi di Benjamin Griveaux, il quale, prima di ritirarsi dalla competizione elettorale, si impegnava a essere «il sindaco dei bambini e della quotidianità dei genitori». Lo aveva scelto come bandiera del partito di governo, La République en Marche, anche perché, tutto sommato, avevano condiviso un’altra appartenenza politica, che tuttavia ora affiora indelebile come un peccato originale dalla passata militanza socialista, che vide Griveaux al fianco del più volte ministro e infine presidente del Fondo Monetario Internazionale, Dominique Strauss-Kahn, coinvolto in passato in numerosi scandali a sfondo sessuale anche se poi assolto da tutte le accuse mossegli da presunte vittime di stupro.

Per non essere da meno dei maestri, il 42enne Grievaux si è fatto beccare. Un filmato osceno nel quale appare un uomo alle prese con il vizio solitario che conversa telematicamente con una donna è stato diffuso sul web e attribuito proprio all’esponente politico macroniano e sedicente pro family. Immediato il passo indietro, causato anche dalle frasi scambiate in segreto con l’interlocutrice, alla quale chiedeva se si trovasse “prigioniera” dei figli o del marito oppure “libera” di dar sfogo a passioni disordinate.

Una volta apparsa evidente la distanza fra la vita personale e i princìpi professati, il primo a cadere vittima della propria incoerenza è certamente il protagonista della miserevole performance online. Un dubbio, tuttavia, sorge spontaneo anche rispetto alle dichiarazioni dei politici sulla centralità del nucleo fondamentale della società, costituito dall’unione fra un uomo e una donna. Nella battaglia che negli anni scorsi ha visto scendere nelle piazze francesi folle di padri, madri e bambini sotto il simbolo della Manif pour tous contro l’introduzione del “matrimonio” fra persone omosessuali e nelle proteste successive e recenti sul tema dell’utero in affitto, dove e con chi si sono schierati gli attuali e gli aspiranti rappresentanti del popolo? Nel caso di Griveaux, in qualità di portavoce del governo guidato da Edouard Philippe, era tenacemente dalla parte del laicismo e sponsor dei presunti diritti LGBT+. Il giudizio politico, quindi, verte sulle posizioni a proposito della dissoluzione dei legami sociali autentici a favore di relazioni basate sul desiderio. E sotto questo aspetto Griveaux ha fornito una prova penosa. La sua debolezza umana, in realtà, non è il problema principale. Dai politici non si può pretendere che siano tutti santi, ma che almeno difendano la vita e la famiglia, senza infingimenti e ambiguità.

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