Avrei titolato volentieri: “Godard è stato incoerente”

Il regista francese Jean-Luc Godard sceglie il «suicidio assistito» e il benpensantismo di «Libération» plaude. Serve un altro mondo

Libération

La morte chiede solo silenzio. I pensieri, intanto, corrono a ruota libera, si accavallano, si interrogano. Meglio stiano lì, nel nascosto, fra sé e chi solo può sentirli, perché a volte dei nostri pensieri ci vergogniamo, e facciamo benissimo.

La morte del regista francese Jean-Luc Godard (1930-2022) adesso chiede silenzio.

Una parola la merita invece il quotidiano Libération. Godard è ricorso a quello che oggi viene chiamato «suicidio assistito» perché il nostro mondo, radicale qui ma pavido là, non ha il coraggio di chiamare le cose con il loro nome.

In merito al «suicidio assistito» di Godard, Libération scrive che il cineasta è riuscito ad andare «in fondo alle proprie convinzioni». È l’esempio lampante di come la coerenza non sia affatto un valore in sé. La coerenza è un bene solo strumentale e dipende dal fine che, inginocchiandosi, serve.

Quanto avrei voluto, ora, titolare «Godard non è stato coerente» e non si è ammazzato con qualcuno accanto ad aiutarlo. Sarebbe cioè stato bello che noi tutti ora avessimo potuto dire che la morte non ha avuto la meglio, che l’umanità irriducibile di Godard ha prevalso.

Questa, questa sì sarebbe stata coerenza: adesione inamovibile a una premessa, a una promessa di bene.

Invece, no: tocca ancora una volta assistere al tripudio della morte e ai corifei come Libération che additano la morte come modello di coerenza.Un altro mondo. Ci vuole un altro mondo per rifare questo, l’unico, il migliore dei mondi possibili se solo conoscesse un tantino più di misura umana.

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