Amare il coniuge, amare i figli

E non solo "la famiglia" in senso astratto, intellettualoide

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Last updated on Maggio 29th, 2020 at 09:53 am

Ha senso parlare di amare appassionatamente i propri “congiunti”, gli “affetti stabili”, dopo oltre due mesi di convivenza forzata? Non è che questo periodo ha proprio fatto saltare gli equilibri e portato alla luce i veri problemi?

Sono convinto che si possa, si debba, amare appassionatamente coniuge e figli, soprattutto dopo il lockdown. Non, però, per obbligo, per dovere, ma per piacere, come l’avverbio suggerisce.

Partiamo da qui, allora: qual è il valore, il vantaggio, di amare la propria famiglia? Oltre alla gioia quotidiana, sempre presente anche se nascosta sotto la patina di polvere, c’è la bellezza di migliorare come persone grazie alla famiglia, di sentirsi ascoltato e accolto, di farlo, la generosità, il calore di un ambiente che non giudica ma accoglie. Certamente non è sempre così, certamente ci vogliono virtù e grazia per crescere in questa ricchezza. Certamente ci sono difficoltà. Ecco perché è necessario riflettere su ognuna delle parole di questo titolo che è anche un invito.

Prima però parliamo anche dell’importanza di difendere e di affermare la famiglia in un mondo che vorrebbe sopprimerla. Una esagerazione? No, un programma che troneggia nelle pagine di Open Democracy, il sito-portale del ben noto network di George Soros il cui scopo, descritto nella pagina «Chi siamo», suona: «Attraverso la segnalazione e l’analisi di questioni sociali e politiche cerchiamo di educare i cittadini a sfidare il potere incoraggiando il dibattito democratico in tutto il mondo». Lo scopo di questo think tank è quindi quello di educare i cittadini a sfidare il potere attuale e dibattere democraticamente. Iniziando a distruggere la famiglia.

I serial tv e i film vanno in questa direzione: non appena sorga un problema grave, la famiglia si sfascia. Il recente Figli mostra la grande fatica di una famiglia prodotta dall’arrivo del secondo figlio. È quindi, ne sono convinto, un dovere sociale quello di affermare la bellezza della famiglia, mettendoci la faccia ogni giorno, mostrando la serenità e la ricchezza che una famiglia dona, dentro le difficoltà che non possono essere negate.

Un santo che mi è caro affermava che le crisi mondiali sono crisi di santi: lo parafraso, affermando che sono crisi di amore e crisi della famiglia.

Cosa fare allora? Capire cosa voglia dire stare in famiglia per raccontarlo e per viverlo.

Amare che cosa vuol dire? Si potrebbe scrivere una enciclopedia cominciando dallo “stupidario” che rinchiude l’amore nella passione o nella sensualità. Andiamo all’essenza: amare è un atto della persona umana e come tale richiede l’impiego di tutte le facoltà, non solo quelle sensibili (generalmente dentro questo contenitore si inscatolano ciò che chiamiamo sentimenti, emozioni e istinti). Agire da persone significa soprattutto applicare intelletto e volontà, dato che questo è ciò che distingue la persona responsabile: vale a dire la persona che rende conto, risponde, del proprio agire – ad ogni altro essere vivente. E questo è talmente vero che praticamente in ogni ordine giuridico si riconosce non responsabile il colpevole colto in flagranza di reato, ma che sia riconosciuto come «incapace di intendere e di volere».

La Chiesa Cattolica riconosce il peccato grave quando viene commesso con piena avvertenza e deliberato consenso. Amare allora non è sentirsi trasportati da passione e fascino, ma agire per il bene dell’amato e ‒ di riflesso ‒ del proprio. Come dice benissimo, con squisita sintesi, Henry Fonda (1905-1982) nel bellissimo film Appuntamento sotto il letto alla figlia che chiede cosa sia l’amore, «[…] e se vuoi sapere veramente cos’è l’amore, datti un’occhiata intorno e guarda bene tua madre: è dare la vita che conta, e finché non sei pronta per questo, tutto il resto è un imbroglio. La vita non è un pic-nic: sono i piatti da lavare, il dentista, il calzolaio, i conti da pagare… e ci vorrebbe una giornata intera per dire quant’è lunga la lista! E non è andandoci a letto che dimostri ad un uomo quanto lo ami: è alzarsi la mattina ed affrontare lo squallido, miserabile e meraviglioso mondo».

Cosa vuol dire amare appassionatamente allora? Io direi: in modo pienamente umano. Che cosa è la passione? Tante cose: non solo l’infiammato sentimento che prende il fisico, ma anche ciò che impegna. La mia passione è il mio hobby, il mio sogno, il mio desiderio. Ciò per cui mi impegno, metto sforzo, volontà, fatica. Qualcosa che mi sta a cuore. Per preparare ogni maratona, lo dico per esperienza diretta, mi devo impegnare per circa quattro mesi, con il sole e con la pioggia, senza mollare mai, senza rinunciare anche quando la voglia non c’è. E questo vale per ogni sport, o altro tipo di impegno.

Perché amare coniuge e figli e non “la famiglia” in astratto, intellettualmente? Perché ognuno va amato come persona, con la sua unicità e con la sua differenza. Non vorremo cadere in quella famosa battuta di Lucy van Pelt, famosissimo personaggio dei Peanuts: «amo l’umanità, è la gente che non sopporto». Non solo, ma l’amore con cui amo mia moglie è, e deve essere, diverso da quello con il quale amo i miei figli. Sono qualitativamente diversi, ed è importante averlo ben chiaro.

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