All’on. Vacca, che sulla scuola paritaria non ha capito

Un miliardo è il prezzo del riscatto della libertà negata alle famiglie. Ma quante volte lo abbiamo detto?

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Last updated on Luglio 30th, 2020 at 04:04 am

Il web-pressing del 15 giugno ha registrato la più ampia trasversalità politica della maggioranza di governo e dell’opposizione a sostegno del pieno compimento della parità scolastica. Liberi e Uguali con Partito Democratico, Italia Viva con Forza Italia, Fratelli d’Italia con Lega, Unione di Centro e alcuni esponenti del Movimento 5 Stelle (M5S) hanno dichiarato necessario aiutare la famiglia, riscattare la scuola paritaria anche per salvare la scuola pubblica statale e avviare un percorso definitivo che completi l’annosa questione «autonomia, parità e libertà di scelta educativa». Il 18 maggio, alle ore 14,30, un flashmob davanti al parlamento sosterrà i parlamentari nei lavori di conversione in legge del cosiddetto «decreto Rilancio», a oggi l’unica e ultima chance per la libertà di educazione. Per la componente del governo più sensibile al tema non sarà un passaggio semplice, considerata l’avversione dimostrata dal M5S, ma l’emergenza impone all’ideologia di fermarsi. L’allarme è chiaro, eppure le dichiarazioni dell’on. Vacca (M5S) ancora una volta umiliano un comparto da anni al servizio del Paese e alimentano la confusione che legittima la discriminazione. Pubblichiamo dunque volentieri un vibrante intervento chiarificatore di suor Anna Monia Alfieri, la cui competenza in materia è più che nota. E, sostenendo pubblicamente il flashmob di giovedì e qualsiasi altra iniziativa di questo tenore possa servire a risvegliare le coscienze, sostenendo le ragioni della scuola paritaria e la centralità della famiglia, indichiamo con ammirazione a esempio l’impegno profuso da 15 anni in quella che è e resta una tra le battaglie più importanti a difesa di un diritto, quello della libertà di scelta educativa, che sta raccogliendo adesioni significative e importanti. -Marco Respinti

Lunedì 15 giugno, l’on. Gianluca Vacca, deputato del Movimento 5 Stelle e capogruppo in commissione Cultura della Camera dei deputati, ha dichiarato: «Scegliere di finanziare con fondi aggiuntivi le scuole paritarie significa sottrarre soldi alla scuola pubblica. Stando ad alcuni emendamenti presentati da altre forze politiche al dl Rilancio, si finirebbe su un piano per noi inaccettabile. Il nostro faro è l’articolo 33 della Costituzione, nel passaggio che recita: “Enti e privati hanno il diritto di istituire scuole ed istituti di educazione, senza oneri per lo Stato”: una norma che non ha bisogno di spiegazioni. Il Movimento 5 Stelle è per la scuola pubblica: chi vuole anteporre altri interessi a quelli costituzionalmente garantiti non troverà mai il nostro sostegno. Nel dl Rilancio sono già stati stanziati 150 milioni facendo un’eccezione a causa dell’emergenza CoViD-19. Faremo di tutto per scongiurare il tentativo di aumentare fondi o finanziamenti. Quei 150 milioni sono una misura straordinaria e tale deve rimanere».

Sono dichiarazioni che presentano errori rilevanti in punta di diritto e di economia. Ma dopo anni di studi, ricerche e pubblicazioni è umano non avere più tempo da impiegare per convincere un esponente politico (pagato con le tasse dei cittadini) a fare semplicemente il proprio dovere.

Il Movimento 5 Stelle (M5S) punta a salvare il salvabile tenendo alta la bandiera dell’ideologia? Liberissimo di farlo, almeno sino alle prossime elezioni: ormai i cittadini hanno pagato sulla propria pelle il prezzo dell’essere governati dalla non conoscenza che si trincera dietro l’ideologia: fa infatti chic parlarsi nelle stanze segrete delle ville invece che nelle sedi della democrazia, in parlamento. Bizzarro però che a farlo sia chi invocava le dirette televisive dei lavori parlamentari.

6 miliardi allo Stato

L’on. Vacca vuole giocare la carta ideologica, invocando, peraltro citato maldestramente, il «senza oneri per lo Stato», come un tempo il suo movimento urlava in piazza il pessimo ritornello del «vaffa»? Lo faccia: non sarà la sottoscritta a rispiegare a lui e a chi la pensa come lui che è un mantra privo di fondamento. Dirò semplicemente che «senza oneri» non implica “con onori”.

Di che parlo? Parlo degli onori che fruttano i 6 miliardi di euro annui che i 900mila allievi invisibili figli di 900mila famiglie italiane e i 180mila dipendenti del comparto paritarie (12mila scuole) pagano da anni allo Stato italiano. Il quale, di conseguenza, si può permettere di sprecarli, di pagare onorevoli deputati “ideologizzati” e schiere di consulenti.

Però, a questo punto, considerato che tutte le dichiarazioni di diritto non servono, sia allora l’on. Vacca a rispondere ai cittadini che hanno ora ben chiari i termini della questione. I suddetti allievi il cosiddetto «decreto Rilancio» li liquida del resto con 152 €: vale di più un monopattino.

Infatti, così come dichiarato dal ministero dell’Istruzione, dell’università e della ricerca (tralascio qui tutti gli altri studi, che espongono costi effettivi ben superiori), il costo medio di ogni studente della scuola dell’infanzia è 5.271,48 €. Ora, a ogni allievo della scuola dell’infanzia paritaria lo Stato destina (traendolo del fondo di 512 milioni) 841 € l’anno, a cui, per l’emergenza CoViD-19, si aggiungono 152 €. Totale, 993 €. Evidentemente lo Stato, e l’on. Vacca che lo rappresenta, ritengono che queste famiglie, con la “sussidiarietà al contrario” che paga il “pizzo della libertà”, possano, a settembre, continuare a versare la differenza di 4.278 €.

Il governo è insomma intervenuto, destinando queste briciole, solo per farsi pubblicità? Magari al grido di “Morte [figurata, ci mancherebbe] alle scuole paritarie e chi le frequenta, venite nella statale, che c’è spazio per tutti e non costa niente”?

L’on. Vacca spieghi

Noto del resto una contraddizione. Il ministro dell’Istruzione, Lucia Azzolina, rispondendo all’interrogazione presentata in parlamento da Italia Viva il 6 maggio, ha dichiarato: «Colgo l’occasione per ricordare la funzione sussidiaria che le scuole paritarie svolgono nella società e nell’ambito dell’istruzione quale parte integrante del sistema nazionale di istruzione secondo quanto previsto dalle Legge 62/2000». A riprova del proprio impegno concreto, ha aggiunto: «Nel mese di marzo ho provveduto alla firma del DM per lo stanziamento dei contributi di 512 mln di euro per le scuole paritarie». È necessario ricordare che questi fondi per le 12mila scuole paritarie e i 900mila allievi che le frequentano ammontano a 591 € l’anno per allievo e che, evidentemente, se non erano sufficienti prima, lo sono ancora meno in tempi di CoViD-19? Al ministro Azzolina lo spiega l’on. Vacca di avere parlato contro la linea del partito? Bisognerà però che l’on. Vacca spieghi tutto bene pure ai propri colleghi che iscrivono i figli nelle paritarie.

Evidenzio ancora un concetto ulteriore ormai chiarissimo a milioni di cittadini italiani, compreso chi ha votato per l’on. Vacca: l’onorevole sa che, a fronte delle molte chiusure per bancarotta dichiarate a giugno, si invitano 300mila allievi a frequentare, a settembre, la scuola statale? Nella quale però non c’è posto: questo ai genitori di quegli studenti lo spiega sempre l’on. Vacca?

E sarà sempre l’on. Vacca a spiegare ai cittadini italiani che questo atto irresponsabile del governo costerà loro 2,4 miliardi di euro, da conteggiare a fianco dei 3 miliardi che l’ex ministro dell’Istruzione, Lorenzo Fioramonti, ha giustamente chiesto, per far ripartire la scuola statale?  Per inciso, la CISL ne chiede 8, di miliardi.

Follie costosissime

Ovvero: un governo che deve investire 55 miliardi di euro per rilanciare il Paese, non solo continua a non curarsene, ma in più positivamente lo affossa. E, sinceramente, i nomi dati ai decreti in materia sembrano una beffa doppia. Oggi il governo ha dunque la possibilità di investire 55 miliardi per dare una possibilità al Paese, e che fa? Li spreca, condannando i cittadini a pagare, solo per il comparto scuola, 2,4 miliardi (incrementabili di anno in anno) più altri 3 a settembre. Folle.

La posta in gioco è insomma alta: sono al dunque, infatti, il diritto alla libertà educativa per 900mila studenti e per le loro rispettive famiglie, 180mila posti di lavoro, 7 milioni di studenti che a settembre potranno e dovranno tornare a scuola, la possibilità per i dirigenti delle 40mila sedi scolastiche statali di poter fare scuola seriamente e serenamente, la risposta dovuta a 300mila allievi disabili e alle loro famiglie che vivono in isolamento, tra cui un milione e 600mila studenti poveri che non sono raggiunti dalla didattica a distanza. Devo proseguire?

La scuola a rischio grave

Insomma, nei prossimi giorni va trovato un miliardo di euro attraverso gli emendamenti sulla detraibilità fiscale delle rette scolastiche, sull’incremento dei fondi per scontare le rette, sullo sconto dei tributi, sui finanziamenti della didattica a distanza, sugli interventi necessari a risanare sia la scuola paritaria sia la scuola statale, sugli interventi delle Regioni e dei Comuni. In tutto ciò, la scuola è e rimane a rischio serio: senza queste premesse, infatti, la scuola non riparte, e il danno sociale ed economico per il Paese sarà gravissimo.

Un miliardo di euro è il prezzo del riscatto di questa libertà: eppure, stando alle dichiarazioni dell’on. Vacca, sembra si preferisca sprecare 10,4 miliardi (2,4 + 8 previsti dalla CISL) per uccidere la speranza del pluralismo educativo. Ecco il prezzo della libertà negata. Ecco i numeri.

Il 30% delle scuole paritarie rischia la chiusura. La scuola statale, con le sue 40mila sedi scolastiche e i suoi oltre 7 milioni di studenti, non potrà ripartire. Il milione e 600mila mila allievi non raggiunti dalla didattica a distanza si triplicherà, i 300mila allievi disabili che vivono in una bolla a sé vivranno condizioni ancora peggiori. E per di più, se la scuola non riparte, nelle periferie e nel centro del Mezzogiorno italiano consegneremo i ragazzi alla mafia e alla camorra. Se la scuola non riparte, le donne rinunceranno al lavoro e all’emancipazione, e il Paese si fermerà.

Milioni di cittadini attendono adesso le mosse dell’on. Vacca e quelle del governo.

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