Allarme cristianofobia OSCE, 600 attacchi nel 2019

La reazione di una “piccola Vandea” svedese: chiese spalancate e presidio quotidiano di preghiera

Chiesa distrutta cristianofobia

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Last updated on Gennaio 28th, 2021 at 01:14 pm

Ancora cristianofobia. Questa volta è l’OSCE, L’Organizzazione per la sicurezza e la cooperazione in Europa, a lanciare l’allarme, e lo fa pubblicando un rapporto con cui documenta ben 595 attacchi contro i cristiani. Sono dati, questi, che confermano la recente ricerca dell’Istituto Gatestone, che parlava di 3mila attacchi contro i cristiani nel 2019, a cui “iFamNews” ha dedicato un’inchiesta speciale. Il Paese più colpito, secondo i dati OSCE, è la Francia, con 144 casi. Segue la Germania, 81 casi, la Spagna, 75 casi, e l’Italia, 70 casi. Courtney Mares, giornalista di Catholic News Agency, suddivide gli attacchi secondo alcune tipologie.

Ostie consacrate rubate

In Francia, nel febbraio 2019, quasi 300 ostie consacrate sono state rubate da una chiesa. La notizia è stata fornita all’OSCE direttamente dalla Santa Sede, eppure non è riuscita a conquistare spazio sulle pagine dei media francesi. Oltre a questo episodio, in Francia sono stati registrati almeno altri 14 casi nei quali il tabernacolo è stato forzato e le ostie sono state o trafugate o gettate a terra e calpestate. Nel giugno 2019 un tabernacolo pieno di ostie consacrate è stato dato alle fiamme. Episodi simili si sono registrati anche in Spagna, dove in alcune chiese ci sono stati furti a ripetizione, come se un vero e proprio commando agisse ordinatamente per rubare quante più ostie consacrate possibile.

Attacchi e minacce contro i sacerdoti

Sempre nel giugno 2019 un sacerdote polacco ha subito il pestaggio da parte di un gruppo di uomini che stava tentando di profanare la sua chiesa. Il prete ha cercato di fermarli, si è messo fra loro e gli arredi sacri, ed è stato picchiato selvaggiamente. Anche in questo caso la notizia è confermata e rilanciata oggi dall’OSCE, una realtà non certo cattolica, ma anche stavolta non ha trovato eco sui principali giornali europei.

Nell’aprile dello stesso anno un altro sacerdote è stato aggredito in Spagna mentre celebrava la Messa, e davanti ai suoi fedeli.

Un altro obiettivo sensibile sono le statue, in modo particolare quelle della Madonna, che sembrano suscitare odio speciale. Sempre in Francia, una statua della Madonna posizionata all’interno di una replica della Grotta di Lourdes è stata decapitata nell’ottobre 2019, mentre in Polonia, quasi contemporaneamente, alcune cappelle del rosario venivano profanate con graffiti blasfemi. Sempre in Polonia, dove negli ultimi mesi è in corso una vera e propria marcia contro la fede, diverse statue di Papa san Giovanni Paolo II (1920-2005) sono state vandalizzate.

Attacchi incendiari alle chiese

Secondo l’OSCE, nel 2019 si sono verificati almeno 20 attacchi incendiari contro chiese cattoliche: l’Istituto Gatestone parla invece di oltre un centinaio di incendi dolosi. In Spagna è stato dato fuoco a un convento e fiamme sono state appiccate anche a una statua di Gesù posta all’esterno nonché all’altare di una chiesa vicina. Sempre secondo il rapporto OSCE, diversi membri della Conferenza episcopale spagnola avrebbero ricevuto minacce di incendi dolosi alle proprie parrocchie.

Intanto, proprio mentre questi dati vengono diffusi, la lista si allunga ancora: venerdì 13 novembre l’altare della chiesa di Cristo Re a Göteborg, in Svezia, è stato vandalizzato. Un gesto violento del quale il parroco, don Tobias Unnerstål, ha voluto sottolineare la simbolicità: «Mi chiedo se il colpevole conosca il simbolismo cristiano. Quello che è stato fatto è infatti molto specifico. Noi stessi togliamo tutto dall’altare una volta all’anno, ed è prima del Venerdì Santo. È come se il profanatore avesse voluto creare un Venerdì Santo eterno, la cosa peggiore che un credente possa immaginare». Nell’attacco, infatti, l’altare è stato completamente privato di ogni arredo: via gli inni sacri, via le candele, via la tovaglia.

Forte però il sostegno ricevuto dalla comunità locale, che ha inondato il parroco di telefonate e di e-mail di sostegno. Per reazione, poi, il sacerdote ha deciso di prolungare i tempi di apertura della chiesa, invitando i fedeli a entrare e a fermarsi più spesso per la preghiera. Quando la chiesa è aperta e frequentata, infatti, diminuisce molto il rischio di attacchi, e diversi parrocchiani si stanno organizzando in turni affinché, soprattutto durante la settimana, ci sia sempre qualcuno in chiesa a pregare. Anche per chi ha profanato la chiesa.

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