Last updated on Febbraio 15th, 2021 at 04:47 am
Battersi in favore della vita nascente può costare caro. Ne sa qualcosa Giorgia Latini, assessore alla Cultura, all’Istruzione e alle Pari Opportunità della Regione Marche, fino a pochi mesi fa deputata della Lega. Il 3 dicembre aveva dichiarato al Tg3: «Personalmente sono sempre stata contraria all’aborto. La questione della pillola abortiva non è stata ancora affrontata in giunta, ma avrò piacere di sollevare l’iniziativa e potrò metterla all’ordine del giorno della giunta». Dopo di che la Latini è stata oggetto di una campagna di odio e di minacce. Nel corso di una manifestazione pro-aborto, a Macerata, è apparso un eloquente cartello a lei rivolto: «La storia ce lo insegna: andiamo a bruciargli casa».
A parte l’errore nell’uso del pronome maschile riferito a una donna, resta l’orrore per la violenza del messaggio e lo sdegno per l’indifferenza diffusa dinnanzi a un simile atto. Dov’erano e dove sono le sentinelle contro la misoginia? Sempre solerti nel denunciare episodi di discriminazione e di violenza a danno delle donne, stavolta sono rimaste mestamente in silenzio. Si ha così l’impressione che quando la vittima non è di matrice politica progressista, quando la ragione dell’attacco è la difesa della vita, allora quella solidarietà tutta al femminile si dissolve lasciando un manto d’ipocrisia. Ma l’impegno della Latini non arretra, come spiega lei stessa in un’intervista a “iFamNews”.
È preoccupata per le minacce?
Assolutamente no. Non ho intenzione di lasciarmi intimidire da certe affermazioni irripetibili che si commentano da sole.
Ha ricevuto attestati di solidarietà?
Ho ricevuto moltissimi attestati di solidarietà e di vicinanza da parte di esponenti politici di centrodestra, sia locali che nazionali, e anche dalle consigliere regionali del Movimento Cinque Stelle.
E da parte di quelle personalità di Sinistra, sempre sollecite a stigmatizzare la violenza anche verbale verso le donne?
Da sinistra solo l’ex assessore Angelo Sciapichetti ha espresso solidarietà. Mi spiace…
Cosa ha innescato una reazione simile?
Tutto nasce da un’intervista dove esplicitavo la mia posizione personale sul tema. Ci tengo a precisare, però, come ho già fatto in ogni altra sede, che non mi sono mai espressa contro la libertà di scelta di ciascuno. Il mio era, e rimane, un messaggio positivo, che purtroppo viene strumentalizzato da una certa parte politica.
Come spiega l’utilizzo di un messaggio tanto violento?
Sinceramente non riesco a spiegarmi una reazione simile. Non mi aspetto mai reazioni violente, poiché non è la violenza il mio modo di agire; prediligo piuttosto il rispetto, seppure nella diversità delle opinioni e nel confronto democratico. Sembra che questo argomento sia però diventato un tabù: è assurdo che quando si parla di difesa alla vita e di sostegno alla natalità si verifichino reazioni così violente.
Proseguirà nel proposito politico a tutela della vita nascente?
La nostra azione sarà diretta a sostenere la maternità e soprattutto a sostenere le donne dal punto di vista sanitario, psicologico ed economico.
Si discute molto, in questi giorni, delle censure attuate da alcune piattaforme web. Ritiene sia fondato temere per la libertà d’espressione?
Vale sempre lo stesso principio per cui ritengo che ognuno di noi sia libero di esprimere la propria opinione. Censurare non è mai la soluzione e non dobbiamo permettere che ciò avvenga. I social, oggi, sono diventati un importante strumento di comunicazione, soprattutto politica. Si può non condividere un’opinione altrui, pur sempre nel rispetto delle leggi, ma certamente simili forzature sono quanto di più antidemocratico possa accadere. Questo atteggiamento di censura non ci porterà mai lontano.