«Safe to be me», evento “inclusivo” per eccellenza, parte fra le polemiche

Ancora una volta, la Stonewall impone la propria ideologia, che però non convince

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Dal 29 giugno al 1° luglio 2022, a Londra, il Regno Unito ospiterà la prima conferenza “globale” a tema LGBT+, a 50 anni dalle prime marce ufficiali del «London Pride».

L’evento si intitolerà «Safe to be me. A global equality conference», vi saranno invitati i rappresentanti di numerosissimi Paesi, nelle intenzioni «[…] sarà il più grande evento del genere e si concentrerà sui progressi legislativi, contro la violenza e la discriminazione e al fine di garantire parità di accesso ai servizi pubblici per le persone LGBT+».

Diciotto funzionari e tre dipartimenti governativi britannici sono al lavoro per pianificare la conferenza, sotto la guida del ministro degli Esteri, Liz Truss. Le premesse di armonia universale e rispetto delle diversità di tutti, però, stanno già annaspando fra le polemiche.

Cuore della faccenda è la Stonewall, nota organizzazione di promozione dei diritti delle persone LGBT+, già in precedenza nell’occhio del ciclone per via di incarichi revocati da parte di organismi nazionali e internazionali, accusata ora di imporre una visione e una versione univoca e a sua volta discriminatoria. Come spesso accade, un caso di inclusione che esclude.

In base a quanto riportato in un articolo del quotidiano britannico The Telegraph, la Stonewall e un’altra organizzazione LGBT+, il Kaleidoscope Trust, gestirebbero nel complesso tutto quanto attiene all’evento previsto per l’estate, denari compresi. Soprattutto, i denari.

Secondo l’articolo, vi è poi un altro aspetto da considerare, cioè il fatto che «l’evento rischia di rivelarsi uno scontro epocale fra lesbiche e femministe che affermano che il sesso biologico sia immutabile e attivisti dell’ideologia transessuale che sostengono invece che l’identità di genere di una persona prevalga sul sesso». È di pochi giorni fa, del resto, anche la dichiarazione del primo ministro Boris Johnson a questo proposito.

Fra interessi economici, questioni di prestigio “associativo” e fattori più propriamente ideologici, insomma, il festival trans previsto per l’estate non parte fra i migliori auspici.

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