«Patria y Vida», un grido per la libertà a Cuba

Un recente rapporto di CSW denuncia gli abusi del governo comunista contro la libertà religiosa e di credo

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Anche quest’anno, «Christian Solidarity Worldwide» (CSW), un’organizzazione che si adopera in favore del rispetto dei diritti umani e soprattutto per la libertà religiosa, pubblica un rapporto sulla libertà di religione o credo (ForB) a Cuba.

Il rapporto del 2022, relativo ai dati e ai fatti del 2021, si intitola Homeland, Faith, Life: a call for freedom in Cuba. Riecheggia infatti il brano Patria y Vida, «Homeland and Life», cantato da un gruppo di artisti hip-hop cubani, uscito nel gennaio 2021 e divenuto immediatamente virale sui social media, diventando un inno di protesta per molti abitanti dell’isola e riflettendo un desiderio diffuso di cambiamento sociale e politico.

«Mesi dopo, l’11 luglio», si legge nell’introduzione del rapporto, «proteste spontanee si sono diffuse in tutta l’isola dopo che live streaming e video sono stati ampiamente condivisi sui social media, mostrando una marcia di protesta pacifica nella città di San Antonio de los Baños. Nel giro di poche ore, migliaia di cittadini hanno marciato in diversi villaggi e città del Paese, cantando Patria y Vida». 

«Le proteste», continua il rapporto, «hanno avuto luogo pochi giorni dopo il passaggio dell’uragano Elsa sul centro di Cuba e sono seguite a mesi di crescenti tensioni sociali con gravi carenze alimentari, aumento dei prezzi dei beni di prima necessità a causa dell’elevata inflazione e un picco di casi di CoVid-19 che ha messo a rischio il sistema sanitario. Il governo ha risposto con una violenta repressione e detenzioni arbitrarie su vasta scala».

Come spesso accade nei regimi totalitari, e Cuba è un regime totalitario, come «iFamNews» ha già sottolineato commentando i fatti di luglio, a farne le spese è la libertà religiosa.

Infatti, in autunno, «[…] il governo ha represso i tentativi di organizzare un’altra ondata di proteste pacifiche. Gli agenti della Sicurezza di Stato hanno interrogato e minacciato attivisti della società civile e leader religiosi […] e ne hanno messi molti sotto sorveglianza o agli arresti domiciliari. Il 15 novembre, folle sostenute dal governo sono state dispiegate per circondare le case degli attivisti e di alcuni leader religiosi, mentre la polizia armata e l’esercito pattugliavano le strade».

In questo contesto, il rapporto del CSW documenta per il 2021 272 casi, che hanno comportato 498 violazioni della libertà di religione o di credo, addirittura in aumento rispetto a 203 casi nel 2020 e 260 nel 2019.

Le violazioni documentate includono la detenzione arbitraria, le minacce, le molestie e gli abusi fisici, la chiusura forzata dei luoghi di culto, la proibizione di partecipare alle funzioni religiose, l’impedimento agli spostamenti all’estero e la perdita del posto di lavoro.

La libertà religiosa è teoricamente garantita dalla Costituzione cubana del 2019 con gli articoli 15 e 57, mentre l’articolo 42 vieta la discriminazione sulla base del credo religioso.

Come sottolinea il rapporto di CSW, però, una clausola del Codice penale (Capitolo IV, articolo 206) limita tali diritti. È intitolata Abuso della libertà di culto e prevede la reclusione da tre mesi a un anno per chi, «avendo abusato della libertà di credo garantita a tutti dalla Costituzione, metta in conflitto le convinzioni religiose con le finalità educative, i doveri di lavoro, la difesa della nazione in armi, il rispetto dei suoi simboli o qualsiasi altra disposizione contenuta nella Costituzione medesima». Human Rights Watch, organizzazione non governativa internazionale che si occupa della difesa dei diritti umani, osserva che «[…] questa disposizione, che è definita un crimine contro l’ordine pubblico, consente allo Stato di penalizzare un’ampia gamma di attività religiose che pure non metterebbero in pericolo l’ordine pubblico». 

La responsabile dell’advocacy del CSW, Anna Lee Stangl, all’uscita del rapporto ha dichiarato che «[…] la situazione dei gruppi religiosi a Cuba è diventata ancora più preoccupante nel 2021. Anche se il Paese continua a lottare contro gli effetti della pandemia di CoVid-19 e la carenza cronica di beni essenziali, il Partito Comunista Cubano sembra deciso a inasprire le restrizioni ai diritti del suo popolo e a schiacciare ogni forma di dissenso». 

L’attivista ha evidenziato come «i gruppi religiosi e di credo, che insieme costituiscono il più vasto settore della società civile indipendente, sono visti come una grave minaccia potenziale per il sistema» e ha lanciato poi un grido d’allarme e d’aiuto, esortando «la comunità internazionale a prestare attenzione alle richieste di questo rapporto» e ribadendo «il nostro incrollabile sostegno per tutti coloro che a Cuba chiedono e lavorano per una Cuba in cui tutti siano liberi di credere».

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