«Nostradomus». Maggio, il mese delle rose

La bellezza della famiglia attraverso storie, apologhi, aneddoti e spunti raccolti oggi per seminare un domani migliore

Rosa

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Maggio, si sa, è il mese delle rose. La rosa, Rosa L. 1753 secondo la classificazione dello scienziato svedese Carl Nilsson Linnaeus, Carlo Linneo (1707-1778), che con il testo Species plantarum diede avvio alla nomenclatura botanica moderna, è una pianta della famiglia delle Rosacee che comprende circa 150 specie ed è originaria dell’Europa e dell’Asia.

Le rose possono avere portamenti diversi, per esempio a cespuglio, rampicanti, sarmentose; possono essere botaniche, cioè spontanee, antiche o moderne, se ibridi nate dopo la data convenzionale del 1867; avere fiori semplici o semidoppi o doppi; essere profumate oppure no, rifiorenti oppure no e questo breve elenco non comprende che alcune delle varietà di rosa.

Il mondo delle rose è vastissimo e quasi magico, vanta appassionati numerosissimi, che inseguono le sfumature quasi infinite di colore, i profumi diversi che possono ricordare addirittura l’incenso, il miele, il sandalo, oppure la suggestione dei nomi sempre evocativi che, nel corso del tempo, i vivaisti hanno attribuito loro.

È una pianta robusta, che si adatta anche ai climi freddi, pur essendo di contro piuttosto sensibile alle malattie fungine e all’attacco dei parassiti. Cespugli di rosa vengono piantati in testa ai filari dei vigneti non solo per il piacere estetico, ma perché l’oidio, una malattia trofica delle piante cui la rosa è soggetta tanto quanto la vite, si presenta in anticipo sulle sue foglie, segnalando al vignaiolo la necessità di intervenire con trattamenti appositi che ne preservino invece le viti.

Santa Rita da Cascia

La simbologia sia religiosa sia laica, i riferimenti iconografici, le citazioni letterarie che hanno al centro le rose richiederebbero un intero volume per essere tutti ricordati e spiegati. Per citarne soltanto uno, oggi, 22 maggio, ricorre la festività di santa Rita da Cascia (1371-1457). Nata in Umbria, vedova, poi monaca dell’ordine delle Agostiniane, in ragione della sua vita e della sua condotta santa Rita è invocata in tutto il mondo per le cause impossibili, per il perdono e per la famiglia.

Un episodio miracoloso lega santa Rita da Cascia alle rose. Ormai anziana e malata, negli ultimi tempi della vita la donna fu costretta a letto per lunghi periodi. La tradizione devozionale racconta che nell’inverno prima di morire Rita chiese a una cugina di recarsi a raccogliere una rosa e due fichi nell’orto della casa dove era vissuta prima di entrare in convento, a Roccaporena, il paese natale. La cugina era incredula, pensava che delirasse, ma una volta giunta nell’orto trovò effettivamente tra la neve, oltre ai fichi, una rosa rossa, segni interpretati come la salvezza e il candore dell’anima del marito e dei figli, travolti in passato da vicende penose e ormai defunti.

Nasce da qui la tradizione per cui nel giorno della sua festa, in varie chiese e nei santuari dedicati a santa Rita, durante la Messa i sacerdoti benedicono le rose. A Cascia (PG), le rose benedette vengono sfogliate dalle suore che poi consegnano i petali ai pellegrini e a chiunque desideri portarli a casa, come devozione e come ricordo, non un “talismano” ma il segno dell’amore della santa per chi li riceve in regalo.

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