«Nostradomus». La lingua dei segni

La bellezza della famiglia attraverso storie, apologhi, aneddoti e spunti raccolti oggi per seminare un domani migliore

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«Con l’inizio dell’anno accademico 2022-2023 l’Università La Sapienza di Roma ospiterà il primo corso di laurea destinato a formare interpreti professionisti di Lingua dei segni italiana e di Lingua dei segni italiana tattile. Si tratta del primo ateneo a offrire una laurea di questo tipo», scrive il Corriere della Sera.

«Gli iscritti acquisiranno specifiche competenze sia teoriche sia applicate che permettono di operare, in maniera critica e consapevole, nei vari ambiti della mediazione linguistica e culturale con la comunità segnante costituita da persone sorde e udenti e da persone con disabilità e comorbilità» ha commentato Antonella Polimeni, rettore dell’ateneo romano.

Si tratta evidentemente di una svolta importante verso una più piena inclusione delle persone non udenti e contemporaneamente del riconoscimento, tutt’altro che scontato, che il linguaggio dei segni non sia una forma di comunicazione rudimentale e mimetica, bensì una vera e propria lingua con grammatica e sintassi proprie e ampia ricchezza semantica.

È interessante ricordare che l’invenzione della lingua dei segni è attribuita convenzionalmente al frate benedettino spagnolo Pedro Ponce de León (1508/1529-1584), che nel monastero di San Salvador de Oña si occupava dell’educazione di bambini sordomuti. Fu un altro religioso, questa volta francese, Charles-Michel de l’Épée (1712-1789), noto come abate de l’Épée, a fondare nel 1760 a Parigi l’Institut National de Jeunes Sourds de Paris, elaborando la lingua dei segni francese e pubblicando nel 1770 un metodo di istruzione per le persone sorde basato sul linguaggio gestuale.

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