«Nostradomus». Gli Occhi della Madonna

La bellezza della famiglia attraverso storie, apologhi, aneddoti e spunti raccolti oggi per seminare un domani migliore

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Il nome popolare della Veronica persica, o veronica comune, una pianta erbacea annuale molto diffusa nei prati, è «Occhi della Madonna». Il motivo risiederebbe nel loro colore, azzurro ceruleo venato di bianco e di viola, come spesso l’immaginario ha rappresentato gli occhi della Madre di Gesù Cristo.

Vi è un racconto popolare, raccolto da Virgilio Chiesa nel libro L’anima del villaggio. Paesaggi, tradizioni, leggende, pubblicato nel 1934 dalla casa editrice Gaggini di Lugano, che narra la vicenda che vorrebbe spiegare l’origine del nome.

«Una dolce mattina, nel Malcantone [in Svizzera], discese la Madonna col Bambino, per godersi la nostra primavera. La Madonna passeggiava lungo un sentierino pianeggiante, invigilando il figlioletto, che correva felice tra l’erba e i fiori. Dopo un po’, il piccolo Gesù ebbe sete e domandò da bere. La madre si guardò attorno, tese l’orecchio, ma non scorreva un filo d’acqua. Già stava per prendersi in braccio la sua creaturina e risalire ai cieli, quando le si offerse allo sguardo un bianco fiorellino che, all’ombra d’un blocco erratico, quasi non osava mostrarsi. La Madonna s’avvicinò all’intirizzito fiore, lo colse e vide dentro quel pallore una gocciola di rugiada, che sprizzò una luce di diamante. Accostò la corolla a mo’ di minuscola coppa alle labbrucce del piccolo, perché sorbissero quella stilla. Gesù bambino s’ebbe spenta la sete e riprese le sue corserelle nei prati.

La Vergine confortò d’uno sguardo il povero fiore, che abbandonava il capino sullo stelo. Lo riportò all’ombra del masso, riattaccandolo miracolosamente al gambo. Tosto la corolla si drizzò e divenne azzurrina come l’iride della Madonna, cui aveva per un istante fissato. E tutti i fiori di quella specie, tinsero i bianchi petali di delicato azzurro. Da allora, nel Malcantone, le veroniche sono chiamate “occhietti della Madonna”; guardano a primavera dalle siepi, dai margini dei ruscelli, dalle prode, fiori sacri all’Alma Madre dei cieli».

È solo uno dei quasi infiniti esempi di come nel passato la religiosità popolare abbia permeato la cultura e il folclore in Italia e in Europa, solo uno dei tantissimi riferimenti alla tradizione cattolica che investiva l’esistenza quotidiana, le abitudini, le feste, i nomi delle piante, la spiegazione ai più piccoli e ai semplici dei fenomeni naturali. L’interpretazione della pioggerella estiva mentre ancora splende il sole come «Maria che bagna i fiori», in una canzone per bambini, è un altro esempio. O il tuono, spiegato come gli angeli, o il diavolo, a seconda, che «giocano a bocce». Piccole tracce di spiritualità nella vita quotidiana, immediate, spontanee, oggi sempre più dimenticate.

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