«Nostradomus». Calendimaggio, il cuculo e il ciliegio

La bellezza della famiglia attraverso storie, apologhi, aneddoti e spunti raccolti oggi per seminare un domani migliore

Calendimaggio corrisponde al primo giorno del mese di maggio e la sua etimologia richiama alle calende del mese nel calendario romano, in cui si onorava la dea Flora, responsabile della fioritura degli alberi. È allegoria della bella stagione, del ritorno alla vita dopo i rigori invernali. Nel mese di maggio iniziano a maturare i primi frutti estivi e in particolare le ciliegie e il cuculo fa sentire per la prima volta il suo canto dopo il silenzio dei mesi freddi.

Vi è una leggenda che unisce le ciliegie e il cuculo, riportata nel testo a cui si fa risalire l’origine del termine folclore, una lettera che lo scrittore e antiquario britannico William Thoms (1803-1900) pubblicò nel 1846 sul periodico letterario londinese Athenaeum, con lo pseudonimo di Ambrose Merton, per dimostrare la necessità di un vocabolo univoco che potesse ricomprendere tutti gli studi sulle tradizioni popolari inglesi.

Tale leggenda nelle parole di Thoms-Merton è stata registrata inizialmente dai fratelli Grimm – Jacob Ludwig (1785-1863) e Wilhelm Karl (1786-1859) –, celebri linguisti e filologi tedeschi, vissuti tra la fine del secolo XVIII e il XIX, che hanno raccolto e rielaborato nelle loro opere le fiabe tradizionali germaniche.

Il racconto narra che «il cuculo non canta mai finché non ha mangiato ciliegie per tre volte fino a sazietà» e Thoms-Merton riporta nella sua lettera un’usanza infantile originaria della contea inglese dello Yorkshire. Secondo tale usanza i bambini nel mese di maggio, seduti sotto un albero di ciliegio, avrebbero invocato con una filastrocca le doti profetiche del cuculo per farsi predire quanti anni sarebbero vissuti. Dopo aver scosso l’albero, avrebbero contato le ciliegie che ne fossero cadute, il numero corrispondente alla lunghezza della loro vita.

«Cuculo, ciliegio

Vieni giù e dimmelo

Quanti anni debbo vivere»

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