Last updated on Ottobre 2nd, 2020 at 02:07 am
Arresti, violenze, minacce. La stampa occidentale lancia l’allarme sulla presunta persecuzione degli LGBT+ in Polonia. L’Espresso non esita a definire quanto sta avvenendo una vera e propria «caccia all’omo». La questione è balzata sulle scrivanie di cancellerie e segreterie di partito: pur senza nominare la Polonia, hanno preso posizione contro chi non riconosce i diritti LGBT il candidato Democratico alle presidenziali statunitensi, Joe Biden, e Ursula von der Layen, presidente della Commissione Europea. Intanto due eurodeputati italiani, Brando Benifei (Partito Democratico) e Fabio Massimo Castaldo (Movimento 5 Stelle), hanno depositato un’interrogazione parlamentare per «sanzionare la Polonia e proteggere gli attivisti LGBTQI arrestati a Varsavia».
Ma quanto questa narrazione della «caccia alle streghe» corrisponde alla realtà? “iFamNews” lo ha chiesto a Bartosz Lewandowski, giovane giurista, direttore della branca che si occupa di contenziosi di Ordo Iuris, un’associazione polacca di legali accreditata anche al Parlamento Europeo.
In agosto c’è stato un arresto, durante una manifestazione LGBT a Varsavia. Cosa sta succedendo? La stampa occidentale parla persino di una «ampia operazione del governo […] per limitare e ridimensionare i diritti delle minoranze sessuali».
Bisogna fare un passo indietro. A fine giugno un gruppo di attivisti LGBT ha attaccato un volontario di una fondazione «pro-life», Pro-Prawo do życia, che viaggiava a bordo di un furgone propagandistico per le strade di Varsavia. Un video mostra la furia con cui hanno agito gli autori dell’aggressione. Poi uno dei sospettati, Michał Sz., alias Margot, è stato temporaneamente arrestato in agosto e i media di sinistra l’hanno subito fatto assurgere a eroe della causa LGBT. Ma il caso è molto semplice: abbiamo a che fare con un reato penale, un crimine che comporta l’uso della violenza contro un’altra persona, con danni fisici e distruzione di proprietà.
Alcuni giornali sostengono che l’attivista sia stato arrestato per aver issato una bandiera arcobaleno su un monumento di Varsavia…
È falso. Tuttavia la notizia è stata ripresa dalla Reuters e dalla Commissione Europea: questo dimostra il livello di manipolazione delle notizie e di disinformazione, che colpisce il prestigio dello Stato polacco e presenta la Polonia come un Paese «omofobo».
Chi avrebbe interesse a manipolare le notizie gettando ombre sull’operato del governo polacco?
Si tratta di una campagna di disinformazione condotta da attivisti LGBT, per affermare che in Polonia ci sarebbe una persecuzione verso le minoranze sessuali. Rientra in questa campagna la creazione della fake news delle «zone libere dagli LGBT». In realtà vengono accusate di discriminazione quelle autorità locali che hanno aderito alla Carta della Famiglia, sostenuta dal governo, alla cui stesura ha partecipato Ordo Iuris.
Qual è il nesso tra Carta della Famiglia e persecuzione delle persone omosessuali?
Nessuno. La Carta della Famiglia, sottoscritta da numerose organizzazioni attive nel sociale, rivendica i diritti di genitori e famiglie garantiti dalla Costituzione polacca. Il documento non contiene alcun riferimento alle persone che si identificano con il movimento LGBT+, eppure è tacciato di essere espressione di discriminazione. Si tratta di un processo di manipolazione della realtà.
Voi di Ordo Iuris di cosa vi occupate?
I nostri avvocati stanno difendendo il volontario picchiato durante il raduno illegale di attivisti LGBT in giugno. Più in generale il nostro Istituto intraprende interventi legali in altri casi in cui vi sono violazioni della legge da parte di attivisti LGBT. Un esempio: i legali di Ordo Iuris difendono le amministrazioni locali inserite nella «Mappa dell’Odio», un elenco di località polacche in cui sono state prese misure in favore della famiglia, tra cui l’approvazione della Carta della Famiglia. Così nel marzo 2020, un artista ha posizionato dei cartelli all’ingresso di queste amministrazioni con scritto «zona libera dagli LGBT». Come dicevo prima, questi cartelli sono stati equivocati da numerosi media stranieri. Gli avvocati di Ordo Iuris hanno intrapreso azioni legali in merito a certe azioni e hanno presentato una notifica alla polizia sulla possibilità che sia stato commesso il reato di posizionare arbitrariamente la segnaletica stradale.
La decisione del governo polacco di uscire dalla Convenzione di Istanbul potrebbe aver minato le relazioni tra Varsavia e la comunità internazionale?
Il governo del primo ministro Mateusz Morawiecki non ha ancora deciso di porre fine alla Convenzione di Istanbul. Finora il presidente del Consiglio ha deciso di rivolgersi alla Corte costituzionale, al fine di verificare la conformità della Convenzione con la Costituzione polacca. La fine della Convenzione rappresenterebbe un passo importante da parte della Polonia verso la protezione dei diritti della famiglia e del matrimonio. Contiamo che la Polonia possa unirsi ai Paesi che hanno rifiutato questo dannoso documento: Slovacchia, Bulgaria e Ungheria. L’Istituto Ordo Iuris, insieme alle organizzazioni pro-famiglia di 14 Paesi europei, ha preparato una petizione alle autorità della Commissione Europea con un appello per revocare l’adesione dell’Unione europea alla Convenzione di Istanbul. Insieme alle organizzazioni non governative polacche, stiamo anche raccogliendo firme sul progetto di legge, finalizzato all’uscita da tale Convenzione da parte della Polonia e all’avvio dei lavori per l’adozione di una Convenzione internazionale sui diritti della famiglia.
Teme che le accuse di omofobia, nonché l’interrogazione all’Europarlamento, porteranno la Polonia a rinunciare alle sue politiche a favore della famiglia e della natalità?
L’Unione europea non ha alcuna competenza per interferire su politiche che attengono alla sovranità nazionale come quelle per la vita o per la famiglia. Può tuttavia esercitare pressioni. La stessa Convenzione di Istanbul è un tentativo di imporre soluzioni ideologiche che minano il nostro ordine costituzionale. Ci auguriamo che le autorità polacche non cedano alle pressioni degli ideologi radicali.
Ho visto immagini di poliziotti schierati fuori le chiese polacche per evitare attacchi. I cristiani polacchi si sentono minacciati?
Attivisti di estrema sinistra stanno commettendo sempre più attacchi verso ciò che è sacro. Come Ordo Iuris siamo legalmente coinvolti nei casi di profanazione e aggressione ai cristiani: sono importanti in questo senso le segnalazioni che ci giungono, senza di esse non saremmo in grado di contrastare il crescente senso di impunità per gli oltraggi anti-cristiani. I nostri avvocati offrono supporto legale gratuito alle vittime dell’odio settario.
Che tipologie di aggressioni avvengono?
Si va dalle profanazioni delle immagini sacre agli insulti ai cristiani da parte di un gruppo musicale, passando per la realizzazione di immagini blasfeme e finanche alle aggressioni fisiche ai sacerdoti e alla distruzione degli oggetti nelle chiese.
Avete una stima di questi attacchi?
Il Centro per la libertà religiosa dell’Ordo Iuris presenta annualmente all’Organizzazione per la sicurezza e la cooperazione in Europa un rapporto sulle manifestazioni di odio contro i cristiani in Polonia. Il programma di monitoraggio dell’Istituto ha consentito di rilevare 40 casi di questo tipo nel 2019.