«Figlia del tuo figlio»

La difesa della vita è battaglia di ragione, non di fede. Ma i credenti hanno buoni motivi teologici ulteriori. Oggi è l’Immacolata Concezione, che riporta al mistero del concepimento

Diego Velázquez (†1660) «Immacolata Concezione» (1618)

Diego Velázquez (†1660) «Immacolata Concezione» (1618)

Last updated on Dicembre 12th, 2021 at 04:02 am

La difesa del diritto alla vita è una battaglia di ragione e buonsenso. Ovvero non è una battaglia religiosa, confessionale. Non è che il diritto alla vita lo difende cioè soltanto chi abbia una fede religiosa, cristiana o di altro tipo. Se fosse così, la vita avrebbe valore per alcuni e non per altri. Sarebbe dunque lecito dire che chi ha fede difendesse pure il diritto alla vita, mentre gli altri facessero, se vogliono, l’esatto contrario. Cosa lo impedirebbe?

Invece la difesa della vita umana innocente, dal «grumo di cellule» in poi, non ammette sconti, nessuno ne è fuori, tutti vi sono implicati. Fede o non fede.

I credenti, però, hanno i loro ottimi rinforzi teologici per suffragare la ragione a difendere sempre la vita. Ed è una gran bella cosa. Certo, prevede, appunto, il dono della fede, che non tutti hanno, ma anche quello è una gran bella cosa. Non tutti sono d’accordo, ma sì, discutiamone.

Ora, oggi per i cattolici ricorre una solennità liturgica grande. La solennità dell’Immacolata Concezione. Il mistero sublime, cioè, di Maria concepita senza peccato originale. L’unico essere umano, dicono i cattolici, oltre a suo figlio, Gesù. E dunque come tale preservata dalle conseguenze del peccato originale e assunta, senza passare attraverso la morte, in Cielo, il 15 agosto, un’altra solennità cattolica strabiliante.

Ebbene, nel mistero dell’Immacolata Concezione è contenuto un altro mistero: quello del concepimento. Il Big Bang della vita umana, come lo chiama il fisico Antonino Zichichi, elencandone tre, irriducibili: il Bing Bang che ha originato l’universo, il Bing Bang della vita e appunto il Big Bang della vita umana. Perché c’è una differenza incolmabile e umanamente inconcepibile, se non misteriosamente (e non nel senso, volgare, di enigmaticamente), fra essere e nulla, essere come vita ed essere come materia inerte, essere vita umana ed essere vivi non umani.

Il mistero del concepimento di Maria senza peccato originale è un mistero divoumano fantastico. Perché Maria fu concepita da Anna e da Gioacchino, che per i cattolici sono genitori santi, ovvero da mamma e da papà, femmina e maschio, moglie e marito, umani, una famiglia. Loro, Anna e Gioacchino, feriti dal peccato originale, come tutti gli esseri umani tranne due, ma capaci, per potenza celeste, di concepire una figlia non toccata dalla macchia. «Immacolata Concezione» è un titolo, certo, ma è anche un secondo nome di Maria.

Io ci penso sempre quando penso all’aborto, e qui non proseguo oltre per non scrivere cose di cui non sono capace e poi pentirmi e poi cadere in sciocchezze ed errori. Ma la fascinazione e il turbamento restano, grandi e profondi.

Concepimento e aborto, vita e uccisione, nascita e Immacolata Concezione. C’è una benedizione dall’Alto nel gesto di una donna e di un uomo che concepiscono una vita imitando l’azione creatrice divina, un gesto che, perché investito di tale dignità, ha conosciuto, nella storia nostra esperibile, persino il caso dell’esenzione dal peccato originale. Come indicazione e premio, come suggerimento e destino.

L’atto sponsale di Anna e Gioachino, cioè, è un modello. Da imitare, anche nella sua carnalità e nella sua socialità. La famiglia inizia lì.

Immacolata Concezione: il mistero della vita evocata all’essere dal nulla, che si prolunga nell’intuizione super-naturale del padre Dante nel canto XXXIII del Paradiso (1-6):

Vergine Madre, figlia del tuo figlio, 
umile e alta più che creatura, 
termine fisso d’etterno consiglio,

tu se’ colei che l’umana natura 
nobilitasti sì, che ‘l suo fattore 
non disdegnò di farsi sua fattura.

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