“Bibbiano” di Abruzzo, e poi?

C’è decisamente del marcio in Danimarca, e occorre sanare al più presto

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Last updated on Maggio 25th, 2021 at 03:03 am

Sembra esserci un filo rosso che lega almeno quattro controversie giudiziarie relative a minori contesi in Abruzzo, il cui centro nevralgico è il Tribunale dei Minori regionale, con sede a L’Aquila.

Le incongruenze e le irregolarità sono tuttavia molteplici, e il denominatore comune a tutti i casi è la sottrazione dei figli al genitore inizialmente affidatario e la successiva sospensione dalla potestà genitoriale.

In sintesi: il genitore inizialmente reputato più meritevole e più affidabile viene quasi sempre punito con l’allontanamento del figlio e l’assegnazione di quest’ultimo all’ex coniuge oppure a una struttura individuata dai Servizi Sociali. Le Consulenze Tecniche d’Ufficio (CTU), inoltre, non risultano quasi mai complete e imparziali, e, in genere, il Tribunale impedisce al genitore penalizzato di far valere le proprie ragioni. Anche il punto di vista dei minori finisce per essere trascurato o, in qualche modo, manipolato.

Un caso particolarmente articolato è quello che vede opposti i coniugi separati M.S. e S.P. Tramite fecondazione assistita, la coppia ha concepito un figlio, «Giovanni», nato nel 2017. Durante una visita alla signora P. una ginecologa ravvisa sul corpo della donna segni di quelli che ipotizza essere maltrattamenti. Il Tribunale decide allora di affidare «Giovanni» ai Servizi Sociali di Roseto degli Abruzzi. Dopo un periodo di controllo domiciliare a carico della coppia, la stabilità psichica della signora P. inizia a vacillare e la donna comincia a diventare violenta nei confronti del figlio. Nel marzo 2019 la signora P. fugge quindi di casa con il bambino e denuncia il marito per maltrattamenti. Nonostante l’accusa non ancora dimostrata a suo danno, il signor S. è stato diffidato dall’avvicinarsi al figlio e all’ex moglie, e, nel marzo 2020, è stato dichiarato decaduto dalla potestà genitoriale. Da due anni il signor S. non vede il bambino.

Prassi non scritta e inaccettabile

Altro caso. D.S., padre di Lorenzo, 6 anni, e Francesco, 4, si è allontanato dalla madre dei suoi figli, R.G., nel febbraio 2018, dopo una convivenza di quattro anni. Nonostante il Tribunale dei Minori avesse disposto l’affido condiviso, la signora G. ha sempre cercato in tutti i modi di non far vedere i bambini all’ex compagno, portandolo a querelarla. Il Tribunale dei Minori, preso atto della conflittualità tra D. e R., sospende così l’uomo dalla potestà genitoriale, vietandogli per molto tempo i contatti con i figli. Dopo la ripresa degli incontri, avvenuta nel novembre 2019, gli assistenti sociali umiliano il padre davanti ai figli. La relazione psicologica su S. è positiva, ma dal Tribunale dei Minori non arriva nessun riscontro favorevole. L’uomo non è mai stato denunciato per maltrattamenti.

Nel suo esposto, però, S. ha denunciato la «prassi non scritta» del Tribunale dei Minori di sospendere dalla responsabilità genitoriale, sulla base di mere segnalazioni «dell’altro genitore, del servizio sociale o di una denuncia anonima, senza preventivamente procedere all’audizione del destinatario del gravissimo provvedimento e senza procedere ad una seppur minima istruttoria».

Assistenti sociali particolari

Nel caso dei minori «Caterina» e «Dario», oggi rispettivamente 17 e 15 anni, la prospettiva del Tribunale dei Minori delle Marche (dove si è stabilita la madre) diverge da quella dell’omologa aula abruzzese. Inizialmente affidati al padre, G. D. – mentre la madre, S. L., è stata sospesa (2015) – i due fratelli vengono separati a partire dal 2019. Durante gli incontri protetti, «Caterina», ormai adolescente, viene spinta dalla madre a ribellarsi contro il padre, che vorrebbe per lei un’educazione meno permissiva. La ragazza viene affidata dal Tribunale a un istituto, mentre il fratello, ipovedente, rimane con il padre. I servizi sociali tentano due volte di prelevare il minore nel gennaio 2020, ma «Dario» ha il terrore di dover abbandonare il padre. Stressato, il ragazzo si ammala e, grazie al certificato medico, riesce a rimanere nella casa paterna.

Il 30 gennaio 2020, sia «Caterina» sia «Dario» vengono finalmente ascoltati dal Tribunale dei Minori, che però impedisce all’avvocato del padre di ascoltare l’interrogatorio. All’avvocato viene inoltre preclusa la «visione del fascicolo e delle relazioni del Servizio Sociale più recenti perché queste erano segretate, sino a quando il Presidente non le avesse lette e ne avesse consentito la visione. Questa è una prassi del TM [Tribunale dei Minori] di L’Aquila come riferito in più occasioni al mio legale dalla cancelleria». Per questo motivo, D. ha sporto querela, chiedendo la sostituzione dell’assistente sociale. Azione che gli è costata la sospensione dalla potestà genitoriale.

C’è decisamente del marcio in Danimarca, e occorre sanare al più presto.

Leggi la prima parte dell’inchiesta

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