L’Assemblea generale delle Nazioni Unite, con la risoluzione 44/82 del 9 dicembre 1989, ha proclamato per il 1994 l’Anno internazionale della famiglia. Nel 1993, l’Assemblea ha stabilito con a risoluzione A/RES/47/237 che il 15 maggio di ogni anno fosse celebrato come Giornata internazionale delle Famiglie, finalizzata a offrire «[…] l’opportunità di promuovere la consapevolezza delle problematiche relative alle famiglie e di approfondire la conoscenza dei processi sociali, economici e demografici che interessano le famiglie».
Oggi, quindi, 15 maggio 2022, ricorre la Giornata internazionale dedicata alle famiglie, si noti il plurale, incentrata per quest’anno su «Famiglie e urbanizzazione» per «sensibilizzare sull’importanza di politiche urbane sostenibili e a misura di famiglia».
«Il 25 settembre 2015, i 193 Stati membri delle Nazioni Unite hanno adottato all’unanimità gli Obiettivi di sviluppo sostenibile», si legge sul sito web ufficiale UN, «una serie di 17 obiettivi volti a eliminare la povertà, la discriminazione, gli abusi e le morti prevenibili, affrontare la distruzione ambientale e inaugurare un’era di sviluppo per tutte le persone, ovunque. Le famiglie e le politiche e i programmi orientati alla famiglia sono vitali per il raggiungimento di molti di questi obiettivi».
Peccato che, al punto 3.7 del documento, venga esplicitato un obiettivo che non si vede come potrebbe «inaugurare un’era di sviluppo» per tutti, considerato che tale obiettivo intende, «entro il 2030, garantire l’accesso universale ai servizi di assistenza sanitaria sessuale e riproduttiva, anche per la pianificazione familiare, l’informazione e l’istruzione, e l’integrazione della salute riproduttiva nelle strategie e nei programmi nazionali». Sono le solite, ormai arcinote parole che si riferiscono alla contraccezione e all’aborto, al controllo delle nascite e alla soppressione dei nascituri nel grembo materno.
Quest’anno, la ricorrenza della Giornata internazionale delle Famiglie appare un po’ in sordina, sui media un po’ sottotono. Forse, date le premesse, è meglio così.