Last updated on Giugno 16th, 2020 at 03:32 am
La Svezia è famosa per la linea dura nei confronti dei clienti delle prostitute. Ne deriva il concetto di “modello nordico”, per indicare l’approccio giuridico che prevede sanzioni verso chi paga in cambio di prestazioni sessuali. Oggi Stoccolma sta però valutando di compiere un ulteriore passo. «La Svezia è stata pioniera 20 anni fa, diventando il primo Paese in cui si è vietato l’acquisto di prestazioni sessuali, e ciò si è dimostrato efficace. Ora dovremmo inasprire ulteriormente le pene per questo crimine», affermano Morgan Johansson e Asa Lindhagen, rispettivamente ministro della Giustizia e ministro dell’Uguaglianza di genere (sic).
Le proposte
Oggi in Svezia si rischiano multe e il carcere fino a un anno. L’intento dei due esponenti del governo di Centro-sinistra è di eliminare le multe dalla scala delle sanzioni. Ovvero prevedere soltanto il carcere per chi viene reputato colpevole di essere stato cliente di prostitute. I due ministri sono dell’avviso che «questo non solo comporterà pene più severe, ma fungerà anche da deterrente, poiché le informazioni resteranno sulla fedina penale più a lungo e saranno consultabili da un numero maggiore di autorità».
Tra le proposte c’è quella di eliminare dalla fattispecie di acquisto di prestazioni sessuali il principio della doppia impunibilità, secondo cui una persona non può essere condannata in Svezia per un reato commesso in un Paese in cui quel reato non esiste. Per i due esponenti del governo guidato da Stefan Löfven, derogare a questo principio è necessario, giacché «chiunque compri sesso all’estero contribuisce alla tratta di esseri umani».
Qualcuno potrebbe obiettare che, laddove vi sia il consenso da parte di chi si prostituisce, parlare di tratta è indebito. Eppure la questione del consenso merita una riflessione più approfondita. Dietro la scelta di concedere il proprio corpo alla libidine altrui si cela una scelta libera o non piuttosto una costrizione dovuta a fattori di vulnerabilità di diverso tipo, come l’indigenza? A tal proposito i due ministri svedesi dimostrano di avere le idee chiare: «Il traffico sessuale non è solo una questione di sfruttamento delle donne da parte degli uomini, ma, anche, una palese questione di classe. Le donne che vengono vendute nei bordelli e nelle strade del ricco mondo occidentale spesso hanno un background di miseria e non hanno altra scelta per mantenere se stesse e i bambini che hanno casa».
I risultati del “modello nordico”
Ma il “modello nordico” che si appresta a diventare oltremodo severo, è stato davvero efficace in questi vent’anni? Dall’approvazione della legge Kvinnofrid del 1999 fino al 2009, secondo gli studi del governo di Stoccolma, il mercato del sesso era diminuito del 15%, mentre nelle vicine Danimarca e Norvegia, nello stesso periodo era cresciuto e stimato essere tre volte quello svedese. Gli oppositori a questa linea sostengono, tuttavia, che la prostituzione in realtà non è diminuita, ma è invece diventata “clandestina”, consumandosi sovente in appartamenti temporanei.
Non giungono però riscontri incoraggianti dai Paesi che hanno deciso per un approccio agli antipodi da quello nordico, come la Germania, che nel 2002 ha varato una legge che legalizza il sesso a pagamento. Secondo diversi studi, la legalizzazione non ha stroncato il fenomeno della prostituzione clandestina, spesso gestita da organizzazioni criminali, e non ha arginato nemmeno effetti collaterali come la violenza sulle donne: secondo il sito Sex Industry Kills, 91 prostitute sono state uccise dal 2002 al 2008 in Germania e altre 48 sono state vittime di tentato omicidio.
Il sesso in Svezia
C’è infine un terzo aspetto, sottolineato da Sex Industry Kills: nei Paesi in cui la prostituzione è legale si è avviato un processo di sdoganamento della pornografia che rischia di condizionare in modo negativo anche i più giovani. Ma se è vero che legalizzare il meretricio foraggia una cultura pornografica, non è altrettanto vero che in una società come quella svedese, in cui vige un approccio disinvolto a tematiche osé, si foraggia la medesima cultura?
Il Paese scandinavo, già tanti anni fa, fu il primo in Europa a rendere obbligatorio l’insegnamento dell’educazione sessuale nelle scuole. E ancora oggi si trova in prima fila nella diffusione dell’ideologia gender tra gli studenti anche della più tenera età. Le conseguenze di un simile atteggiamento non appaiono però incoraggianti: la Svezia presenta un’altissima percentuale di uso di pillole e di aborti nonché un serio problema con la violenza sulle donne. Nobile, dunque, l’obiettivo professato dal governo svedese di voler tutelare la dignità umana. Ma sarebbe meglio ancora se la riflessione fosse di più ampio respiro e non si limitasse a reprimere i clienti delle prostitute.