Spagna: carcere per chi prega per la vita

La riforma del Codice penale voluta dai Socialisti vieta manifestazioni davanti alle cliniche abortiste

Parlamento spagnolo

Image from RTVE Noticias (YouTube Screenshot)

Protestare contro l’aborto, anche in maniera pacifica e silenziosa, è reato. Lo ha deciso la Camera dei deputati spagnola, approvando una proposta di legge con 204 voti a favore (Socialisti, Podemos, Ciudadanos, Repubblicani Catalani e Indipendentisti Baschi) e 144 contrari (Popolari e Vox). Il disegno di legge passa ora al Senato, dove l’approvazione definitiva è quasi certa. Chi dovesse presentarsi davanti alle cliniche abortiste a distribuire volantini o anche, semplicemente, a pregare, saà passibile del cacere per un periodo da tre mesi a un anno. La bozza di legge intende punire gli «atti molesti, offensivi, intimidatori o coercitivi» che minerebbero la «libertà delle donne».

Obiettivo dei Socialisti, primi promotori della riforma, è quello di garantire «sicurezza giuridica sia alle donne che vogliono interrompere la gravidanza sia agli operatori sanitari che vi partecipano», così come consentito dalla legge organica n°2 del 2010, che permette l’aborto fino alla 14° settimana di gestazione. La riforma sarebbe volta a «garantire una zona di sicurezza attorno ai centri sanitari che agevoli l’interruzione volontaria della gravidanza in modo da garantire la privacy delle donne, la loro libertà e sicurezza fisica e morale, nonché il loro diritto alla libertà di movimento, quindi i diritti sessuali e riproduttivi delle donne».

Destra e movimenti pro life non si rassegnano

Il Partito Popolare e Vox annunciano ricorso alla Corte Costituzionale per violazione dei diritti fondamentali, della libertà di riunione in pubblico e di manifestazione del pensiero. Tra i politici spagnoli contrari alla limitazione figura il popolare Jaime Mayor Oreja, già ministro degli Interni, che ha definito «peculiare» il fatto che il Codice penale possa essere riformato per «un’attività così concreta, limitata ed esemplare come il pregare e il cercare di spiegare a delle madri cosa significhi l’aborto». La nuova legge, ha aggiunto Mayor Oreja, «aggredisce la libertà di espressione e di manifestazione», ragion per cui «dovrà passare al vaglio della Corte Costituzionale».

Da parte propria, la Fondazione spagnola degli avvocati cristiani ha avviato un servizio di assistenza legale per i pro-lifer che si recano davanti alle strutture abortiste per informare e per pregare. Attraverso il sito www.rezarnoesdelito.es, sarà possibile trovare informazioni e richiedere consulenza legale gratuita.

L’Associazione Cattolica dei Propagandisti ha sfidato la nuova legge con una nuova campagna e il seguente motto: «Pregare davanti alle cliniche abortive è bello». Jaume Vives, responsabile di questa campagna, ha affermato che «la questione di fondo è domandarsi se ciò che una donna porta dentro di sé sia un bambino oppure no. Se lo è, allora il minimo che si può fare è pregare».

Per la Sinistra le donne sarebbero ostaggio di «orde di fondamentalisti»

La portavoce del Partito Socialista spagnolo in materia di uguaglianza, Laura Berja, accusato però i Popolari e Vox di avere «scelto la parte sbagliata», quella dei «molestatori». I parlamentari di centrodestra, ha aggiunto la deputata socialista, non starebbero difendendo alcuna «libertà religiosa ma, piuttosto, starebbero «puntando il dito» contro le donne che abortiscono, invece di «rispettare la loro decisione».

Sulla stessa lunghezza d’onda è la portavoce di Unidas Podemos, Martina Velarde, preoccupata all’idea che le donne poste di fronte alla «dura decisione» dell’aborto debbano «trovarsi orde di fondamentalisti» davanti alle cliniche. «Non riesco a pensare a niente di più contrario alla libertà religiosa che usare la preghiera per limitare la libertà degli altri», aggiunge la Velarde.

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