Si può fare, conferma il professor Gian Carlo Blangiardo

Gli Stati Generali della Natalità e l’intervento lucido e speranzoso del presidente dell’ISTAT

La seconda edizione degli Stati Generali della Natalità, promossi dalla Fondazione per la Natalità e dal Forum Famiglie, si è tenuta ieri e l’altro ieri a Roma, nell’Auditorium della Conciliazione. Due giornate intense che hanno visto avvicendarsi sul palco i protagonisti della politica, della società civile, dell’associazionismo, dei media. Tutti si sono rivolti ai giovani, gli adulti del futuro, per fare il punto sulla situazione demografica e individuare soluzioni utili ad arginare, se non risolvere, la crisi delle nascite che sta consumando il nostro Paese.

Al di là di qualsiasi posizione, ideologica o politica, culturale o artistica, «iFamNews» sceglie anche in questo caso di concentrarsi sulla concretezza, la concretezza dei numeri, quelli elencati dal professor Gian Carlo Blangiardo, presidente dell’Istituto Nazionale di Statistica, l’ISTAT, ottimista nonostante tutto.

Già il titolo dell’edizione 2022 degli Stati Generali della Natalità, «Si può fare», riceve l’impronta di quanto il professor Blangiardo ha affermato in quella dell’anno passato, la prima, aprendo uno spiraglio di possibilità. È possibile cambiare, è possibile invertire la rotta. Sarà necessario impegnarsi e faticare, ma si può.

L’anno 2021, per numerose ragioni, ha visto segnare il record negativo della natalità nel nostro Paese, che segue una serie di record altrettanto negativi nel corso del tempo, dal 2008 in poi. 399mila nati nei 12 mesi, la natalità più bassa di sempre. «Eppure», afferma Gian Carlo Blangiardo, se siamo qui, qui a parlare di natalità e denatalità e ipotesi e soluzioni, «è perché ci crediamo».

Gli effetti della pandemia sono evidenti in ogni settore, in Italia come altrove. Eppure, il 6% in più di nascite nel periodo dicembre 2021-febbraio 2022, rispetto al medesimo trimestre di un anno prima, è confortante, nelle parole del presidente dell’ISTAT. Significa in parte accontentarsi, ma rimane una base da cui partire.

Il crollo delle nascite comporta una riduzione drastica della popolazione in età lavorativa. Delle persone, cioè, che nel futuro saranno in grado di produrre risorse per il benessere di tutta la popolazione. Il professor Blangiardo cita un esempio calzante, quello di un villaggio in cui, dato un numero di ragazzini davvero esiguo, vi fosse invece una folla di nonni e bisnonni, con tutte le esigenze del caso. Una caduta a precipizio della componente giovanile, accanto all’aumento importante del numero degli anziani. Una situazione insostenibile.

È ciò che le proiezioni prevedono per il nostro Paese, che nel 2050 potrebbe trovarsi, con ipotesi assolutamente equilibrate e per nulla allarmistiche, a fare i conti con una popolazione decurtata di 5 milioni di persone, di cui 2 milioni giovani, e con il doppio rispetto a oggi delle persone con più di 90 anni, 1 milione e 700mila di ultranovantenni. Si tratta secondo il professor Blangiardo di una tendenza di fondo che, permanendo il tasso di fecondità attuale, attestato a 1,2 figli per donna, nel giro di poco potrebbe condurre al numero davvero esiguo di 250mila nati per anno in Italia.

Eppure, afferma, finalmente la politica e in generale la società sembrano mostrare consapevolezza della situazione e in qualche modo uno slancio all’azione che potrebbe cambiare le cose. Non a suon di bonus occasionali e piccole modifiche normative, bensì se saprà mettere in atto un cambiamento serio, consistente e duraturo.

Gian Carlo Blangiardo cita le misure di sostegno alla famiglia che in Francia, per esempio, fanno sì che il numero dei nati sia quasi il doppio rispetto al nostro Paese, ma non si nasconde dietro alla logica del portafogli e racconta invece un punto di vista differente. Tutte le componenti sociali, politiche, culturali italiane dovrebbero spingere verso un «atteggiamento amichevole» verso la famiglia, vista non come una scelta individuale per cui ciascuno debba “grattarsi la rogna”, bensì come un bene e un valore collettivo che ha bisogno di un coinvolgimento, appunto, collettivo. Per invertire la rotta e giungere in tempi brevi, circa un decennio, al traguardo di 500mila nati ogni anno.

Per rispondere, soprattutto, alle due ragazze che, intervistate nell’auditorium subito prima dell’intervento del professor Blangiardo, hanno affermato di immaginare un futuro di studi e di lavoro all’estero, subordinando il desiderio di maternità a «come saranno le circostanze».

L’intervento del professor Blangiardo è visibile a partire dal minuto 1.36.28.

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