Sofia Crisafulli ha diciott’anni ed è incinta di cinque mesi. Venti settimane, puntualizza in video, intervistata dalla conduttrice Barbara D’Urso durante la trasmissione Pomeriggio Cinque. La sua gravidanza, dal momento che la ragazza è una nota «tiktoker», con un profilo seguito da un milione e mezzo di persone, è stata da subito al centro dell’interesse mediatico, a partire da quel 30 dicembre in cui, a quanto di evince dai commenti e dai messaggi sui social, Sofia ha deciso di accogliere la vita che porta in grembo. La scelta, evidentemente, non è scontata.
Capelli piastrati, sopracciglia alla moda, piercing al naso, uguale a tante se non tutte le adolescenti che popolano i divani e le camerette delle case degli italiani, Sofia Crisafulli va a fare shopping in un centro commerciale grande e ben fornito nel Nord Italia e compera, per sé, non per il bebè, due vestiti: uno rosa e l’altro, identico se non per il colore, azzurro. Poi, ovviamente e comprensibilmente, è il suo “lavoro”, posta: se aspetto una bambina, dice con la solita cantilena da influencer appena maggiorenne, indosserò il vestito rosa, altrimenti porterò quello azzurro.
Apriti Cielo. Divampa la polemica social con accuse di sessismo e fioccano gli inviti, e Sofia va a parlarne con fior fiore di opinionisti. Oltre alla D’Urso, in sala ci sono per esempio Enrica Bonaccorsi, Mauro Coruzzi alias Platinette, Antonio Caprarica, Rosanna Cancellieri, in collegamento Ohara Borselli. Fra tutti, tranne l’ultima citata, della giovane Sofia potrebbero essere i nonni o i bisnonni.
Ci si divide fra chi la appoggia, sostenendo che si tratti solo di un’innocua tradizione, nulla di male né di cattivo, e chi invece la rimprovera perché la sua frase alimenterebbe una visione stereotipata dei sessi, che lascerebbe attoniti proprio perché viene da una persona così giovane, che si vorrebbe del tutto priva di pregiudizi.
La confusione è grande, in studio e sui social, in un calderone unico in cui si mescolano accuse di maschilismo, in cui ci si professa orgogliosamente quanto inutilmente «rainbow», in cui sesso e genere non sono distinti né se ne comprende significato o differenza, in cui non si capisce bene se il problema sia prediligere i maschi a scapito delle femmine oppure, addirittura, osare dire che i sessi sono due e non di più.
Intanto Sofia è incinta e la sua creatura, che sarà per forza o maschio o femmina, ma questi non sono fatti del pubblico pagante, nascerà fra quattro mesi. Va già bene così.