Last updated on Ottobre 4th, 2021 at 11:14 am
Sembra che il prezzo del “progresso” di alcuni aspetti delle società occidentali sia la compressione delle libertà fondamentali e questa volta tocca alla Finlandia. Juhana Pohjola, decano della diocesi evangelica luterana finlandese, è stato coinvolto in un’indagine preliminare delle forze dell’ordine e interrogato per diverse ore. Pohjola potrebbe essere accusato del crimine di «agitazione etnica» per il ruolo avuto nella diffusione di un libretto intiolato «Uomo e donna li creò» nel quale le autorità avrebbero ravvisato la presenza di affermazioni discriminatorie e di insulti nei confronti degli omosessuali.
Secondo il procuratore generale, Raija Toivainen, l’opuscolo, che è disponibile online in lingua inglese, «incita all’odio» contro la comunità LGBT+. La risposta del decano è stata semplice e chiara: «Nego di essere colpevole del crimine di agitazione etnica». Un aspetto singolare di questa vicenda è che questo caso è scoppiato nel 2020, benché il libretto risalga al 2004. In quell’anno, infatti, la deputata finlandese Päivi Räsänen, medico, già presidente dei Kristillisdemokraatit, il partito cristiano-democratico finlandese, e poi ministro degli Interni, lo scrisse discutendo i temi del matrimonio tra uomo e donna, della perdita dei valori a esso correlati e dell’omosessualità secondo una prospettiva cristiana, facendo riferimento a brani della Bibbia. Le dichiarazioni in esso contenute sono certo inequivocabili, ma sempre argomentate, e pure il sottotitolo è tagliente: «Le relazioni omosessuali sfidano il concetto cristiano di umanità».
Il decano luterano ha risposto alle domande degli agenti di polizia riconoscendo la propria responsabilità per la pubblicazione e la distribuzione dell’opera, ma spiegando che le riflessioni in essa contenute sono in linea con l’antropologia cristiana secondo la quale ogni persona è preziosa in quanto creata a immagine e somiglianza di Dio, indifferentemente dall’orientamento sessuale. Ciò tuttavia non significa che le persone non siano responsabili davanti a Dio per le proprie scelte di vita: Pohjola afferma dunque che lo stile di vita omosessuale è contrario all’ordine delle cose stabilito da Dio e rappresenta una trasgressione nei confronti della sua volontà.
Compressione della libertà di opinione?
Un’opinione, questa, in linea con gli insegnamenti cristiani e, in quanto opinione, contestabile da chi lo creda necessario. Il problema sorge però nel momento in cui sostenere apertamente e pubblicamente queste posizioni significa rischiare la galera. La sezione 10, capitolo 11 del Codice penale finlandese definisce l’agitazione etnica come un atto di diffusione tra il pubblico di messaggi in cui un determinato gruppo è minacciato, diffamato o insultato in virtù di una serie di aspetti quali la razza, il colore della pelle, lo status sociale, l’origine nazionale o etnica, la religione e le convinzioni personali, l’orientamento sessuale o la disabilità. La pena può essere pecuniaria o addirittura prevedere fino a due anni di prigione.
Nello specifico, «l’orientamento sessuale» è stato aggiunto nel 2011 e, com’era prevedibile, l’interpretazione di questa norma si sta scontrando con la libertà di pensiero e di religione. Come rischia di accadere dopo il recente referendum tenutosi in Svizzera, diversi Paesi si trovano ora davanti al rischio di vedere ridotta la libertà di parola semplicemente perché le opinioni vengono interpretate come offese indicibili ai nuovi stili di vita o agli orientamenti sessuali, anche quando tali opinioni sono corroborate da argomentazioni o trovano genesi negli insegnamenti della religione. La stessa deputata finlandese autrice del libretto ha affermato che ciò che sta accadendo oggi in Finlandia è difficile da comprendere, un Paese che nel frattempo sta affrontando problematiche ben più importanti come la crisi delle nascite. Ma non bisogna illudersi: il metodo sembra nuovo, ma in realtà è in atto da tempo. Quando un’opinione collide con un’idea ritenuta moderna, progressista e quindi l’unica ritenuta ammissibile a prescindere, la sana abitudine democratica del confronto, anche duro, viene cancellata. L’unica soluzione è dichiarare illegale l’opinione avversa e bandirla dallo spazio pubblico.