Last updated on Ottobre 25th, 2020 at 03:28 am
«Viva la Francia, Viva la Repubblica». Con questa “giaculatoria laica” il presidente francese, Emmanuel Macron, conclude il discorso del 2 ottobre sulla «lotta contro i separatismi». L’evento si volge nella cittadina suburbana di Les Mureaux, alla periferia di Parigi, teatro di rivolte etniche e, con una popolazione immigrata a maggioranza musulmana per lo più proveniente dall’Africa settentrionale e subsahariana, già considerata “zona calda” dell’islam radicale. Senza tanti giri di parole, Macron dice: «Il problema non è la laicità […] il problema è il separatismo islamista. Questo progetto politico-religioso consapevole, teorizzato», è pericoloso soprattutto perché «si concretizza in ripetute deviazioni dai valori della Repubblica».
Il problema dell’ideologia non è però la sua violenza, non è la negazione del valore e della dignità dell’uomo, bensì il fatto che affermi «che le proprie leggi sono superiori a quelle della Repubblica», l’unica “divinità” ammessa in Francia. Non senza comunque un po’ di “liberalismo” apparente: «non chiedo a nessuno dei nostri cittadini di credere o non credere, di credere un po’ o moderatamente: non è affare della Repubblica. Ma chiedo a tutti i cittadini, qualunque sia la loro religione, anche nel caso in cui non ne abbiano alcuna, di rispettare assolutamente tutte le leggi della Repubblica».
A ciascuno il proprio hobby, insomma, che sia lo yoga, il giardinaggio, la recita del rosario o del Corano è lo stesso: l’importante è che “non avrai altro dio all’infuori di essa, la Repubblica”. Una religiosità che brandisca la laicità come dogma assoluto, universale, un dogma che, come già nel 2013 affermava l’allora ministro dell’Educazione nazionale, Vincent Peillon, nel libro La Révolution française n’est pas terminée, si impara a scuola: «la scuola gioca un ruolo fondamentale, perché la scuola deve strappare il bambino da tutti i legami pre-repubblicani per insegnargli a diventare un cittadino. È come una nuova nascita, una transustanziazione che opera nella scuola e per la scuola, la nuova chiesa con i suoi nuovi ministri, la sua nuova liturgia e le sue nuove tavole della legge».
E dunque la prima mossa, già tentata nel 2014 attraverso una proposta di legge e ora proclamata da Macron come «decisione radicale», sarà l’eliminazione dell’homeschooling, l’educazione parentale: «dall’inizio dell’anno scolastico 2021 l’istruzione scolastica sarà resa obbligatoria per tutti a partire dai tre anni. L’istruzione a casa sarà strettamente limitata, in particolare per motivi di salute. Stiamo quindi cambiando il nostro paradigma, ed è vitale».
In pratica, come sottolinea Life Site, Macron, «invece di impegnarsi a rintracciare e sopraffare l’islam storicamente violento e radicale, un sistema religioso che non distingue tra temporale e spirituale, e che è entrato in Francia attraverso un’immigrazione massiccia e politicamente incontrollata, sta prendendo di mira l’istruzione parentale e le scuole indipendenti», utilizzando di fatto l’estremismo come giustificazione per esercitare un controllo sempre maggiore sul tipo di scuola scelto oggi in Francia dai genitori di circa 50mila bambini e in aumento costante.
D’altronde la libertà civile non è più un valore in sé, nel momento in cui non sia piegata – genuflessa – di fronte all’altare della Repubblica, vero punto di origine e insieme fine dell’educazione – indottrinamento – del “cittadino” –, che sostituisce l’essere umano come unico vero soggetto di diritto. Così, esplicitamente, la scuola viene descritta come il vero «crogiuolo repubblicano, che consente di proteggere i nostri figli in modo completo da qualsiasi segno religioso, dalla religione. È veramente il cuore e lo spazio della laicità, ed è questo luogo in cui formiamo le coscienze affinché i bambini diventino cittadini liberi, razionali, capaci di scegliere la propria vita. La scuola è quindi il nostro tesoro collettivo. È ciò che ci permette nella nostra società di costruire questa cosa comune che è la Repubblica».
I genitori francesi si stanno però organizzando per combattere questa presa di posizione illiberale e in netta contraddizione con la Dichiarazione dei diritti dell’uomo e con la Carta dei diritti fondamentali dell’Unione Europea, come afferma anche la voce autorevole di Bernadette Nozarian, direttrice di Collaborativeducation, una associazione specializzata nell’accompagnamento dei genitori che hanno scelto l’educazione parentale. Ugualmente Gwenaëlle Spenlé, dell’associazione Les Enfants d’Abord, madre di cinque figli educati a casa, commenta così il proclama di Macron: «quando ho sentito dire per la prima volta che il nostro diritto di praticare l’homeschooling sarebbe stato eliminato, ho pensato a uno scherzo. È incomprensibile, insensato ed elimina una libertà fondamentale per il popolo del nostro Paese». In Francia – proprio come in Italia – la libertà educativa dei genitori è veramente un diritto inalienabile, sia che venga esercitato attraverso l’homeschooling, sia che venga privilegiata la scelta della frequenza delle scuole “non statali”, le scuole libere, paritarie o private. E nessuna religione di Stato, per quanto “laica” o “repubblicana”, avrà mai il diritto di calpestare la libertà della famiglia, continuamente sotto attacco, ma continuamente difesa di fronte alle sfide della postmodernità