Scuola e gender: segnali di rivolta dai Paesi Bassi

Un ministro dice l’ovvio, e viene contestato. Ovvio anche questo. Ma dice che persino a quelle latitudini non tutto è calma piatta

immagine città Paesi Bassi

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Last updated on Dicembre 9th, 2020 at 04:43 am

La questione, nei Paesi Bassi, è spinosa. Né per il lettore italiano di facile interpretazione. Si parla di scuola, in particolare di scuola sia primaria sia secondaria, e di faccende politiche che si intrecciano al vissuto sociale di un Paese ritenuto all’avanguardia rispetto alle posizioni più liberal che si possano immaginare, in tema per esempio di aborto, di eutanasia, di unioni civili, di diritti (o pretese) della comunità LGBT+. Ma qual è il punto?

Arie Slob, classe 1961, è un uomo politico e un insegnante. Dal 2017 è ministro dell’Istruzione primaria e secondaria del Terzo gabinetto guidato da Mark Rutte, del Volkspartij voor Vrijheid en Democratie (VVD, il Partito Popolare per la Libertà e la Democrazia). Inoltre è leader del partito dell’Unione cristiana.

Nel corso di un dibattito parlamentare, il ministro Slob ha affermato che «le scuole hanno il diritto di chiedere ai genitori di firmare una dichiarazione che rifiuti lo stile di vita omosessuale, a condizione che la scuola medesima garantisca un ambiente sicuro per tutti gli alunni». Ma di quali scuole si tratta?

Nei Paesi Bassi, più o meno come nel resto dell’Unione Europea, l’istruzione è obbligatoria dai 5 ai 16 anni. Le scuole possono essere statali, speciali oppure non statali. Le prime sono finanziate dal governo e controllate dalle amministrazioni locali. Le scuole speciali ricevono dal governo il medesimo trattamento finanziario delle scuole pubbliche, ma rispondono a una commissione apposita, dal momento che generalmente hanno un fondamento che poggia sulla religione, su una ideologia o su una particolare filosofia educativa, per cui esistono per esempio scuole speciali cattoliche, o protestanti, o basate sul metodo montessoriano.

Le scuole speciali possono rifiutarsi di ammettere uno studente nel caso in cui i genitori (o lui stesso, se maggiorenne) dichiarassero di non rispettare o condividere i valori morali promossi dalla scuola. E ci mancherebbe, verrebbe spontaneo dire.

Infine, le scuole non statali non ricevono alcun fondo governativo e godono pertanto di libertà maggiori, per esempio per quanto riguarda le regole che normano l’ammissione. Come tutte le altre scuole, però, anche le “private” sono soggette al controllo dell’agenzia governativa Onderwijsinspectie (cioè, in pratica, dell’Ispettorato dell’educazione).

E allora? E allora la dichiarazione di Slob si riferisce a quanto pare alle scuole speciali, ma ha ugualmente scandalizzato alcuni dei 150 deputati che fanno parte della Tweede Kamer, o Seconda camera degli Stati generali, la “Camera bassa” neerlandese, e “oltraggiato” la comunità LGBT+ del Paese.

Il Socialistische Partij (cioè il Partito socialista), i Democraten 66, i GroenLinks (Sinistra verde) e il VVD hanno espresso con veemenza la propria contrarietà alla dichiarazione del ministro Slob.

Esiste un articolo, nello specifico l’articolo 23 della Costituzione dei Paesi Bassi, che riguarda in particolare la questione dell’istruzione, aggiunto addirittura nel 1917. Tale articolo afferma che «[…] chiunque può fondare una scuola e l’istruzione pubblica e quella speciale sono finanziariamente uguali».

Già in passato l’articolo è stato oggetto di polemiche e di tentativi di aggiornamento (nel 2006 e successivamente nel 2018). Ora il Partij van de Arbeid  (PvdA, Partito del lavoro) sta presentando un progetto di legge per un emendamento costituzionale poiché l’articolo 23, che aveva in origine il fine di consentire ai genitori di scegliere una scuola che si adattasse ai loro ideali, ora verrebbe sfruttato strumentalmente dalle scuole speciali per rifiutare “alcuni” studenti, come affermato dal leader del partito Lodewijk Asscher.

Ora, parrebbe ovvio e normale e naturale affermare che una scuola, qualsiasi scuola, debba garantire ai propri studenti, a tutti gli studenti, sicurezza, serenità e un ambiente adeguato all’apprendimento che rispetti ogni aspetto e ogni sfaccettatura dei giovani che lo frequentino.

Contemporaneamente, però, in questo “migliore dei mondi possibili” di rispetto e inclusione e amore universale, è ipotizzabile che vengano riconosciute anche le istanze dei genitori, per esempio cattolici, o protestanti, che desiderassero che ai propri figli fosse impartito un insegnamento corrispondente a ciò in cui credono? Pare di no…

La questione è ancora aperta, e non solo nei Paesi Bassi. L’Italia, fanalino di coda per tanti aspetti, pare in questo caso voler stare “al passo con i tempi”.

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