Last updated on Agosto 11th, 2020 at 03:27 am
La creazione dei «nuovi diritti» sta avvenendo a spese della sanità fisica e psicologica delle persone (e per questo tornare a chiarire finalmente quali siano i diritti autentici della persona è indispensabile). La scelta di cambiare sesso comporta infatti effetti dannosi sulla persona, soprattutto se il mutamento viene deciso in giovane età, e del resto il numero di trans che ci ripensa è in aumento.
Negli Stati Uniti d’America e in Gran Bretagna non sono poche le cliniche che permettono di cambiare sesso. Negli Stati Uniti quelle che forniscono questo tipo di servizio sono cresciute esponenzialmente, passando da tre a oltre 50 negli ultimi dieci anni mentre, per effetto della riforma della Sanità nota come «Obamacare», il prezzo dei farmaci per la transizione di genere è molto basso e in alcuni casi si possono ottenere gratuitamente.
Quanto al Regno Unito, recentemente è riemersa la storia di Keira Bell, una donna che, quand’era ancora una ragazzina, dichiarò di voler essere uomo. Ora, di fronte ad affermazioni del genere ci si aspetterebbe un confronto serrato con medici e specialisti per capire cosa stia succedendo. Invece viene automaticamente data per scontata la bontà della dichiarazione dell’interessato. Keira è infatti entrata nella clinica inglese Tavistock e, senza alcuna valutazione psicologica approfondita, i medici le hanno prescritto farmaci che bloccano la pubertà senza fornire spiegazione chiara delle conseguenze dell’atto, nonostante avesse appena avuto le prime mestruazioni.
Il risultato è stato il blocco immediato dello sviluppo del suo corpo, l’emergere di sintomi simili alla menopausa, la scomparsa di impulsi sessuali, la difficoltà a dormire e la spossatezza. Dopo tre anni Keira si è poi fatta rimuovere i seni, a spese dello Stato. Il disagio è quindi cresciuto fino a che la ragazza ha pienamente compreso di essersi rovinata la vita: da allora assiste i ragazzi affetti dai suoi stessi problemi per cercare di impedire che compiano lo stesso errore, e ha pure fatto causa alla clinica che a suo tempo la operò.
Il suo caso si è concluso quindi, nonostante tutto, positivamente, ma i problemi persistono per centinaia di altri giovani. E il problema però sta anche nella comunità scientifica, laddove troppi medici prescrivono troppo alla leggera farmaci i cui effetti di medio termine sul corpo e sulla psiche sono tutt’altro che noti. Come risultato, negli Stati Uniti qualcosa sta cambiando: molte persone hanno infatti cominciato a fare causa alle “cliniche del cambio-sesso” e alcuni Stati stanno vietando l’utilizzo di dette medicine al di sotto di una certa età.
Come riportato su The Wall Street Journal da Abigail Shrier, che da anni studia il tema, il problema è che «i medici fanno gli attivisti e non i dottori». Eppure gli effetti dei farmaci somministrati per favorire il cambio di sesso sono permanenti: sembra infatti che tra le diverse conseguenze ci sia anche l’infertilità. Inoltre, gli ormoni che vengono assunti finiscono nel sangue e dunque arrivano al cervello, senza che i pazienti ne siano debitamente informati.
Ora, a fronte del moltiplicarsi delle cause intentate da chi ci ha ripensato, l’NHS, il sistema sanitario nazionale britannico, ha modificato le linee guida sulle terapie ormonali, esplicitando che gli effetti di questi farmaci nel lungo periodo sono sconosciuti, soprattutto quelli psicologici. Nell’aggiornare la guida, l’NHS ha scritto che l’assunzione di questi ormoni può causare cambiamenti irreversibili, tra cui l’infertilità temporanea o permanente.
Ma quello che può sembrare un avanzamento verso la verità è solamente un piccolo passo che non può tenere il ritmo di un’agenda oramai impostasi a livello istituzionale. Sembra infatti che Londra permetterà ai transessuali di cambiare il proprio certificato di nascita senza una diagnosi medica. Del resto Irlanda, Norvegia e Argentina permettono già ai trans di cambiare il proprio genere.