Quando l’orco pedofilo ti apre la porta di casa

Pedofili e pedofilia in Germania dal Sessantotto a oggi, una mostruosità che è anche sociale e politica

Bambini che giocano sugli scivoli di un parco giochi, in inverno

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Last updated on Luglio 30th, 2020 at 04:02 am

Sarebbe rassicurante poter affermare che in Europa e negli Stati Uniti d’America il Sessantotto sia stato semplicemente la “favola bella” del peace&love, degli hippy sognatori con i fiori nei capelli, delle chitarre e degli zaini in spalla, di Woodstock, dei Beatles, di Mary Quant. Sarebbe almeno rassicurante. Purtroppo non è così, e il movimento libertario, giunto a maturazione a cavallo fra gli anni 1960 e gli anni 1970, ha comportato conseguenze importanti, che ancora riverberano sull’oggi in misura considerevole.

In particolare in Italia, il disfacimento della famiglia così come era stata intesa fino ad allora, la legge 898 sul divorzio, la rottura del principio d’autorità, la legalizzazione dell’aborto e la diffusione dell’uso di stupefacenti sono i “figli” del pensiero formatosi in quegli anni.

Non meglio di così, però, altrove: in Germania, per esempio, dove è appena emersa una realtà sommersa di abusi sui minori compiuti da padri adottivi o affidatari pedofili in oltre trent’anni, forse persino con la protezione delle autorità, nell’alveo di un programma scientifico e sociale denominato progetto Kentler.

L’orco

Lo psicologo Helmut Kentler (1928-2008), figura di spicco del Centro di ricerca educativa di Berlino Ovest, considerato fra i maggiori esperti tedeschi di sessuologia del proprio tempo, fra il 1969 e il 2003 ha disposto, tramite gli uffici di tutela dei minori, l’affidamento a uomini adulti single di numerosi bambini orfani o sottratti ai genitori dai servizi sociali, in ragione di presunti maltrattamenti o di inadempienze. Single pedofili, però, che ne hanno abusato per anni.

Si vorrebbe poter dire che è stato uno sbaglio non voluto e involontario, che le istituzioni pubbliche non sapessero delle tendenze deviate di quei “padri”, che è stato solo un errore di valutazione. Invece no, poiché Kentler sosteneva esattamente la liberazione sessuale dei bambini, che avrebbe potuto svilupparsi al meglio mediante le “attenzioni” di natura anche erotica di quegli uomini cui faceva sì che i piccoli fossero affidati in via preferenziale.

La sua teoria dell’“emancipazione dell’educazione sessuale” si basava sul presupposto che i bambini sono esseri anche “sessuali” e che dunque hanno ragione a esprimere in tal senso i propri impulsi. La liberazione della sessualità dei bambini da restrizioni morali repressive non sarebbe dunque un tabù, ma un progresso, che libera energie che a propria volta avrebbero condotto a proteste politiche origine della vera democratizzazione della società tedesca, secondo Kentler ancora necessaria. Un altro “parto” del Sessantotto, insomma.

Sono posizioni analoghe a quelle che in Italia ha portato avanti l’attivista Mario Mieli (1952-1983), con la differenza che in Germania hanno dato sostegno ideologico alla tragedia reale e personale dei bambini, ora uomini, che l’hanno subita e a una tragedia pubblica di una società intera che ha assistito muta allo scempio condotto in nome della distorsione del concetto di libertà, quando in realtà si è trattato di una schiavitù: quella dei “padri” sottomessi alla devianza e quella delle vittime aggiogate alla violenza.

I Verdi e lo sdoganamento della pedofilia

La vicenda è venuta alla luce grazie a un rapporto pubblicato dai ricercatori dell’Università di Hildesheim, commissionato dal Dipartimento per l’educazione, la gioventù e la famiglia di Berlino, e in particolare alla vicenda di Fritz H. e dei dieci fra bambini e ragazzi a lui affidati, di cui l’uomo ha abusato. Coinvolge però anche una delle scuole considerate più progressiste dell’ex Germania Ovest, la Odenwaldschule, in Assia, dove, fra il 1966 e il 1989, sarebbero stati addirittura 900 i ragazzini molestati e abusati che sono stati inviati nella struttura educativa da quei funzionari statali che avrebbero dovuto vigilare e proteggerli.

La questione tocca del resto anche la dimensione politica di quegli anni 1960, in cui la società tedesca pigiò sull’acceleratore per allontanarsi più in fretta dal retaggio del Terzo Reich (1933-1945), finendo per sovvertire qualsiasi senso della morale tradizionale e dell’autorità: non solo cioè le sue caricature e storture, ma anche la realtà sana. Fra gli attori politici privilegiati vi è stato infatti il partito ambientalista dei Verdi, che negli anni successivi ha persino preso in considerazione la possibilità di sostenere l’abolizione dell’articolo 176 del Codice penale che criminalizza l’attività sessuale con bambini di età inferiore ai 14 anni, spingendo per la legalizzazione del sesso tra adulti e bambini purché “consensuale”.

L’orrore continua

Oggi, Kentler è morto e la maggior parte di quei “padri”, spesso uomini ricchi, colti e influenti, sono morti anche loro. Restano i ragazzini, un tempo vittime, oggi cresciuti e divenuti uomini, ma ancora e sempre vittime.

Quello che in Germania resta però vivo sono gli scandali degli abusi sui bambini, ripetuti nel tempo, dove ancora una volta sono coinvolti i servizi sociali di tutela dei minori, i quali evidentemente non sono in grado di adempiere all’obbligo fondamentale che per statuto dovrebbero perseguire. Johannes-Wilhelm Rörig, commissario indipendente del governo tedesco per gli abusi sessuali sui minori, afferma infatti che «l’abuso di minori ha raggiunto proporzioni pandemiche».

È quanto in Italia sostiene, in prima persona e tramite l’Associazione Meter, don Fortunato Di Noto, che lotta strenuamente da anni contro un fenomeno per il quale non si trovano aggettivi sufficientemente negativi. Ciò che oggi sgomenta se possibile ancora di più, però ‒ ed è di nuovo don Di Noto a richiamare l’attenzione ‒, è l’enorme messe di materiale pedopornografico messo a disposizione nel deep web.

È una società che chiama “libertà” l’arbitrio e l’abuso, però, e che non sa custodire gli attori e i semi del proprio futuro.

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