Il discorso che Papa Francesco ha rivolto al Corpo diplomatico, accreditato presso la Santa Sede tocca in profondità il tema della pace, perché va alle radici della questione. Merita, perciò, grande attenzione il passaggio in cui Francesco sottolinea che la pace si fonda sulla protezione e della promozione della vita umana. Quale pace, verrebbe da dire, se non salviamo ogni vita? Ed è proprio questo che il Papa dice al mondo: «La pace esige anzitutto che si difenda la vita, un bene che oggi è messo a repentaglio non solo da conflitti, fame e malattie, ma fin troppo spesso addirittura dal grembo materno, affermando un presunto “diritto all’aborto”. Nessuno può vantare però diritti sulla vita di un altro essere umano, specialmente se è inerme e dunque privo di ogni possibilità di difesa». Queste parole andrebbero meditate una ad una e messe in inevitabile collegamento con quelle della Santa di Calcutta, premio Nobel per la pace: «L’aborto è il più grande distruttore della pace».
Tralasciando altre importanti citazioni, è chiara una stringente coerenza nella riflessione della Chiesa, una riflessione che riguarda tutti, che tutti siamo chiamati a mettere in atto e che, peraltro, è in linea con quanto si legge nella Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo che fonda la pace sul riconoscimento della inerente e uguale dignità di ogni essere appartenente alla famiglia umana, il che significa del rispetto della vita di ogni essere umano.
È evidente: questo tempo non permette più elusioni o rinvii: bisogna tutti insieme cominciare a costruire la pace a partire dal grembo materno. Pretendere il “diritto di aborto” è infatti una dichiarazione di guerra. “A partire” significa che è il primo passo, quello fondamentale per dare solidità alla costruzione della pace che va messa in relazione alla cura di ogni fragilità.
Per questo papa Francesco ha poi proseguito con un appello «alle coscienze degli uomini e delle donne di buona volontà, particolarmente di quanti hanno responsabilità politiche, affinché si adoperino per tutelare i diritti dei più deboli e venga debellata la cultura dello scarto, che interessa purtroppo anche i malati, i disabili e gli anziani. Vi è una precipua responsabilità degli Stati di garantire l’assistenza dei cittadini in ogni fase della vita umana, fino alla morte naturale, facendo in modo che ciascuno si senta accompagnato e curato anche nei momenti più delicati della propria esistenza». Vi è dunque anche una dimensione politica che coinvolge la vita e la pace ed è per questo che il Movimento per la Vita sostiene da sempre la “centralità politica del diritto alla vita”: è in gioco la pace.
Riconoscenza e gratitudine vanno a papa Francesco per questa sua sensibilità verso il più piccolo e indifeso. Il volontariato dei CAV, delle Case di Accoglienza, di progetto Gemma e Sos Vita condivide ogni parola che ha pronunciato e raccoglie la sfida da lui lanciata ad «affrontare con tenacia e speranza le sfide del tempo presente» tra cui la denatalità. Non solo, ma promette con rinnovato slancio di testimoniare che l’accoglienza di ogni figlio appena concepito, uno di noi, è il primo atto di pace generatore di tutti gli altri.