Perché Trump ci manca già

Mentre si leva il cicaleccio dei cattolici di professione

Il mondo trabocca di anime belle. Ciò di cui scarseggia sono le belle anime.

Impossibilitati a negare l’evidenza dello straordinario impegno a favore della vita umana innocente profuso in quattro anni dal presidente degli Stati Uniti d’America, Donald J. Trump, e dalla sua Amministrazione, molti, in questi giorni, si scandalizzano per le esecuzioni capitali ordinate dalla Casa Bianca.

Quei molti dicono infatti che se questo è l’addio di Trump, da difendere nel suo operato c’è ben poco. Tra questi molti figurano diversi cattolici di professione, probabilmente in struggimento per Joe Biden, i quali accusano altri cattolici di avere difeso un Trump in realtà indifendibile. Ora, “iFamNews” ‒ lo ribadisco per l’ennesima volta ‒ non è una testata confessionale. Epperò ha toccato il tema alcune volte per scandalizzarsi di come certi cattolici di professione preferiscano il filoabortista cattolico Biden al non cattolico pro life Trump.

La pena di morte

Una premessa. Sulla pena di morte la sensibilità cattolica ha maturato una convinzione che ne rende obsolete altre precedenti. Fino al 1° agosto 2018 il Catechismo della Chiesa Cattolica ha infatti ammesso, pur con tutti i caveat, la possibilità della pena di morte. Da quella data, con una nota della Congregazione per la dottrina della fede, il testo viene modificato ufficialmente.

Fino a quella data la formulazione del «Catechismo» ‒ approvato in forma definitiva e quindi normativa il 15 agosto 1997 da Papa san Giovanni Paolo II (1920-2005), vero frutto non contingente del Concilio Ecumenico Vaticano II (1962-1965) ‒ era: «l’insegnamento tradizionale della Chiesa non esclude, supposto il pieno accertamento dell’identità e della responsabilità del colpevole, il ricorso alla pena di morte, quando questa fosse l’unica via praticabile per difendere efficacemente dall’aggressore ingiusto la vita di esseri umani». Dal 1° agosto 2018 la formulazione cambia così: «la pena di morte è inammissibile perché attenta all’inviolabilità e dignità della persona».

Entrambe sono il frutto di una elaborazione giuridica e teologica plurisecolare che testimonia una maturazione già denunciata nel testo precedente, dove, citando l’enciclica Evangelium vitae del 1995, si dice che «a seguito delle possibilità di cui lo Stato dispone per reprimere efficacemente il crimine rendendo inoffensivo colui che l’ha commesso, senza togliergli definitivamente la possibilità di redimersi, i casi di assoluta necessità di soppressione del reo “sono ormai molto rari, se non addirittura praticamente inesistenti”».

Ovvero: l’ammissibilità morale ha progressivamente convissuto con giudizi di opportunità storica, i quali alla fine hanno prevalso, incidendo anche sul giudizio morale. Non vi è nulla di scandaloso, in questo. Solo che se il non cattolico Trump non vi si attiene i cattolici non lo possono accusare di tradire il cattolicesimo come invece debbono fare se il cattolico Biden appoggia l’aborto.

Il diritto alla vita

Questa premessa si avvia alla conclusione ricordando che una vita umana, nascente e innocente, soppressa con efferatezza dalla propria madre mentre ancora la creatura è in quel ventre, con il concorso milionario di ideologi, propagandisti, governi, istituzioni internazionali, partiti politici e stampa, è comunque incommensurabile ‒ e lo scrivo nel rispetto totale della normativa catechetica del 1° agosto 2018 ‒ con un condannato oltre ogni ragionevole dubbio che venga giustiziato perché colpevole di un crimine, e questo dovrebbe essere chiaro anche ai cattolici di professione. E pure che, ovviamente, quando il compendio della dottrina cattolica ammetteva la pena di morte come misura giuridica concreta, non lo faceva certo perché disprezzasse il diritto alla vita.

Trump, che cattolico non è, continua ad applicare la medesima logica adottata precedentemente al 1° agosto 2018 dal cattolicesimo, basandosi sul medesimo fondamento biblico su cui lo stesso cattolicesimo ha poggiato per secoli appunto fino al 1° agosto 2018. Non è detto che un giorno Trump, e altri con lui, non maturino convincimenti analoghi a quelli maturati dal cattolicesimo, e anzi i cattolici hanno la libertà di sperarlo, ma finché non lo farà, e se non lo farà, una cosa non si può dire di lui, e chi lo fa è un gaglioffo: non si può dire che Trump sia in contraddizione teoretica se combatte l’aborto mentre al contempo giustifica la pena di morte, dunque non lo si può accusare in alcun modo di doppiezza, ipocrisia e menzogna.

Cosa ci perderemo

Ora i fatti. Dire che l’addio di Trump sono le esecuzioni capitali è una bugia rotonda. Oppure ignoranza palese. L’addio di Trump è infatti, ancora una volta, il contrasto concreto all’aborto.

Image by “iFamNews”. Courtesy of the “Susan B. Anthony List”

Il 16 dicembre il Dipartimento per i diritti civili del ministero statunitense della Giustizia ha denunciato lo University of Vermont Medical Center di Burlington per avere costretto il proprio personale obiettore di coscienza a prendere parte a operazioni di soppressione volontaria della gravidanza. Questo perché negli Stati Uniti la legge federale impone il rispetto dell’obiezione di coscienza sull’aborto e perché l’Amministrazione Trump è votata a far rispettare il rispetto dell’obiezione di coscienza sull’aborto per i cittadini americani anche adendo vie legali.

Lo stesso giorno, cioè sempre il 16 dicembre, l’Ufficio per i diritti civili del ministero della Salute dell’Amministrazione Trump ha tagliato 200 milioni di dollari di fondi per la sanità allo Stato della California perché lo Stato della California impone che le coperture di previdenza sanitaria per i propri cittadini comprendano anche l’aborto senza né limiti né eccezioni. La misura riguarda il prossimo trimestre fiscale e quindi entrerà in vigore a gennaio a meno che la California non torni sui propri passi. E se la California persisterà, il ministero continuerà a tagliare 200 milioni di dollari ogni trimestre fiscale. Così il ministero ha deciso, anche se a quel punto ci sarà il nuovo esecutivo guidato dal Biden amato da certi cattolici di professione a ripristinare il finanziamento del governo di Sacramento all’aborto via mutua.

Il 17 dicembre, poi, il governo degli Stati Uniti ha depositato ufficialmente all’Organizzazione della Nazioni Unite la Geneva Consensus Declaration che epitomizza splendidamente la politica pro life dell’Amministrazione Trump sullo scacchiere internazionale, dichiarazione che “iFamNews” è stata tra le poche testate a sottolineare quando fu varata all’inizio di novembre, mancando all’appello clamorosamente certi cattolici di professione. Nel frattempo, da quando la dichiarazione voluta dagli Stati Uniti pro life e pro family di Trump è stata varata a oggi che è stata presentata ufficialmente all’ONU i Paesi che la sottoscrivono da 32 sono passati a 34.

Questo solo pochi giorni dopo che il Collegio Elettorale ha votato per il nuovo presidente filoabortista Biden e signora Harris. Per questo la bella anima di Trump ci manca già parecchio mentre già siamo ingombri di anime belle, in specie cattoliche di professione.

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