Päivi Räsänen e la gender-police

L’ex ministro finlandese degli Interni in tribunale per avere detto cose normali. Qui si racconta

Päivi Räsänen

Päivi Räsänen

Last updated on Gennaio 25th, 2022 at 05:07 am

«Tutti gli esseri umani sono creati a immagine di Dio, dunque il valore dell’umano è assoluto. Dio ama tutti allo stesso modo, Gesù è morto e risorto per ognuno. Difendo da sempre la dignità dell’uomo e i diritti umani anche delle persone omosessuali. Ma la Bibbia è chiara: il matrimonio è l’unione tra un uomo e una donna, e praticare l’omosessualità è contrario alla volontà di Dio».

Pensare cose scabrose e inaudite come queste in Finlandia è un reato e Päivi Räsänen, che le pensa e le dice, è un’“anormale” che merita di essere trascinata in tribunale (più di uno). E questo nonostante sia stata ministro degli Interni dal giugno 2011 al maggio 2015.

La frase con cui apro qui sopra è quella con cui l’ex ministro del profondo Nord europeo sunteggia la sostanza del capo di accusa che le viene contestato nel corso di un’ampia intervista rilasciata al direttore di «iFamNews», Marco Respinti, e pubblicata sul numero di ottobre del mensile Il Timone. La Räsänen vi ripercorre dettagliatamente tutta la propria assurda vicenda, spiega antefatti e misfatti, prevede un futuro non esattamente roseo per chi abbia l’ardire di ricordare la normalità e giudica l’ingiustizia di una siffatta giustizia.

Tanto per dirne una, al termine di un lungo interrogatorio scattato per la denuncia di un tizio, che, dopo anni, ha pensato di ritenere offensivo un pamphlet come ce ne sono centinaia nel mondo, «la polizia diffuse un rapporto di 11 pagine per dire di non avere trovato né ragione per indagini penali né base per sospettare reati, precisando: “Se, per esempio, uno qualsiasi dei punti di vista contenuti nella Bibbia fosse considerato sufficiente, in sé, a soddisfare i criteri che determinano il reato di “incitamento all’odio etnico”, allora diffondere o rendere disponibile la Bibbia sarebbe, in linea di principio, da considerarsi reato di “incitamento all’odio etnico” e quindi atto punibile”. Il Codice penale finlandese contempla infatti il reato di etninen levottomuus, appunto “incitamento all’odio etnico”, per colpire chi diffonda un’opinione che minacci, diffami o insulti un determinato gruppo “per ragioni dirazza, colore della pelle, status alla nascita, origine nazionale o etnica, religione o credenza, orientamento sessuale o disabilità”».

Ma la gender-police è solo all’inizio.

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