Ostetriche al bivio: per la vita o contro la vita (Pt. II)

La cultura “bambino-centrica” alla base della genitorialità responsabile

Bambino che gioca con strumenti musicali

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Last updated on aprile 28th, 2021 at 02:32 am

La prima parte di questo articolo è stata pubblicata il 9 aprile 2021. L’autrice giunge ora alle conclusioni di quanto premesso.

Una volta individuato e analizzato uno dei problemi principiali del nostro Paese, vale a dire quello della denatalità e della gestione di una genitorialità precipuamente responsabile, rimane tuttavia una domanda, a mio avviso legittima: resta da chiedersi cioè se sia chiaro a tutti che tale situazione di denatalità è multifattoriale e dipende formalmente da una vera e propria “cultura anti-bambino”.

Il cosiddetto “diritto all’aborto”

La «programmazione attraverso politiche sanitarie», infatti, promuove sia il “diritto all’aborto” chirurgico, sia la somministrazione di EllaOne, farmaco abortivo tristemente noto, pure alle adolescenti, ponendo attenzione solo alla gravità della diffusione di malattie o infezioni sessualmente trasmissibili. Non viene avvertita come un’urgenza la necessità di evitare che le giovani donne abbiano relazioni sessuali irresponsabili e svalutanti, né quella di aiutare i giovani uomini a trovare nel rispetto della donna la propria espressione virile più soddisfacente, il che significherebbe fra l’altro attuare anche prevenzione contro la violenza sulla donna che sta a cuore alla professione e a tutti noi.

Vi è allora il dubbio che non importi prevenire (praevenīre, “giungere prima”) la relazione sessuale sregolata e irresponsabile in sé, ma che sia fondamentale, piuttosto, che la conseguenza di questo modo sconclusionato di vivere la genitalità non appesantisca il già piuttosto fragile Servizio Sanitario Nazionale col possibile e probabile contagio di malattie sessualmente trasmissibili (MST). A mio modesto avviso, parlare della possibilità di ricorrere all’aborto volontario e all’autosomministrazione di un farmaco contragestativo con effetti collaterali importanti, fisici ma anche psicologici, che riguardano anche le minorenni (e qui dovremmo addentrarci nel problema relativo al ruolo dell’ostetrica nel gestire le relazioni fra genitori e figli anch’esso mai affrontato in modo chiaro), come di due normalissimi “fatti della vita”, da attuarsi perché la legge lo prevede, equivale a “chiudere il recinto quando i buoi sono scappati”.

Un problema che nessuno vuole vedere

Non ci si pone questioni antropologiche, si parla di aborto farmacologico tramite l’assunzione di RU486 o di EllaOne come di qualcosa che non inficia la salute pubblica, ma solo perché idealmente non si “vede” cosa coinvolge la donna, laddove invece il problema delle MST è maggiormente “visibile” e la cura di queste malattie è apparentemente più urgente e dispendiosa per il SSN: molte infezioni genitali, per esempio, impediscono la procreazione fisiologica e sono causa diretta del ricorso alla fecondazione extracorporea, come “iFamNews” ha già avuto modo di evidenziare.

Non si può, pertanto, denunciare la denatalità e poi illustrare che uno dei punti focali del ruolo dell’ostetrica è garantire l’aborto: questo lo fa già la Legge 194/78, che non ha mai impedito a nessuna donna d’interrompere la gravidanza, nonostante le lotte contro il diritto all’obiezione di coscienza dicano il contrario.

Purtroppo però, per inciso, è ancora un tabù quello che riguarda la sofferenza delle donne che vi ricorrono, impossibilitate a ricevere aiuto perché non vi sono centri per la cura del post-aborto. Manca quindi una visione d’insieme effettiva del fenomeno e attualmente le ragioni dell’interruzione volontaria di gravidanza non vengono investigate dalle istituzioni, rendendo impossibile  cercare di diminuirne concretamente la percentuale applicando la legge medesima.

La necessità di una cultura che ponga al centro il bambino

Se l’aborto viene descritto come un «diritto non contrapposto» a quello di “maternità e paternità responsabile”, nell’aborto e nella genitorialità giungono a coincidere i medesimi obiettivi di esercitare un processo maturativo di protezione del più debole, il nascituro e il nato, come parte preponderante del processo genitoriale. Diviene necessario allora compiere una rivoluzione culturale in favore di una pedagogia onesta e “bambino-centrica”.

Ciò che permea la “mentalità contraccettiva”, che vede aborto e genitorialità come diritti alla pari, quando sono invece contrapposti, dimostra qualcosa di fondamentale, anche dal punto di vista di alcune ostetriche più illustri di me, come per esempio Flora Gualdani. Dimostra cioè che quello che viene definito “percorso educativo” non deve giungere dopo che i giovani hanno iniziato ad avere relazioni sessuali in modo inconsapevole, non deve solo informare su come evitare di incorrere in gravidanze indesiderate o come prevenire MST attraverso gli incontri nelle scuole, che esistono da anni e che l’ostetrica Rosaria Redaelli, docente universitaria, definisce come del tutto pedagogicamente inutili, visto la percentuale di contagi di MST.

Deve piuttosto sensibilizzare i bambini sin dalla scuola primaria al rispetto della preziosità di ogni essere umano. Solo includendo per esempio nell’educazione civica il senso di dignità dell’embrione umano come un essere vivente in possesso di omeostasi e di omeoresi e che si trova in una determinata fase ontogenetica, i giovani saranno aiutati a sviluppare cura e protezione verso la fragilità della vita, oltre a maturare un reciproco rispetto anche a livello sessuale. La cultura che cerca di effettuare un’inversione di tendenza della denatalità, sta (quasi) tutta qui.

Il ruolo fondamentale delle ostetriche

Le ostetriche sono le professioniste della “salute al femminile” e nessuno desidera togliere loro (toglierci, dato che pure io lo sono) parte della loro funzione formativa, ma tale concetto va ampliato e reso moderno, fruibile attualmente e antropologicamente corretto. La maternità e la paternità responsabili, questo per certo, non sono solo un diritto del quale lo Stato deve farsi garante, ma sono anche un dovere che abbraccia trasversalmente tutta la vita di un individuo, sin da prima del suo concepimento.

Educare a questo i giovani può e deve essere fatto, ma la strada inizia dal rinnovamento di chi è parte del processo educativo medesimo.

Per una formazione consapevole e completa, i testi riportati nella bibliografia che segue sono solo alcuni di quelli che ritengo fondamentali:

Essere padre e madre oggi. Crescere i figli con equilibrio e stabilità, Tonino Cantelmi, Emiliano Lambiase, Marco Scicchitano, San Paolo Edizioni, Milano 2015

Nati per essere liberi. Famiglia e scuola: educazione sessuale no-gender theory, Tonino Cantelmi, Paoline Editoriale Libri, Milano 2015

Teologia del corpo per principianti. Con Giovanni Paolo II per riscoprire il significato della sessualità e del matrimonio, Christopher West, Porziuncola, Assisi 2016

La mente adolescente, Daniel J. Siegel, Cortina Raffaello, Milano 2014

MalaScuola. «Gender», affettività, emozioni. Il sistema «educativo» per abolire la ragione e manipolare i nostri figli. Nuova edizione, Elisabetta Frezza, Leonardo da Vinci, Roma 2017

L’esperienza dell’amore. Le giuste risposte alle grandi domande degli adolescenti, Jason Evert, Fede & Cultura, Verona 2018

Un corpo per amare. Riflessioni sulla castità, Raimondo Bardelli, Editrice Shalom, Camerata Picena (AN) 2007

Amare ed essere amati. Fondamenti di un’autentica educazione all’amore, Pilar Vigil Portales, San Paolo Edizioni, Milano 2017

Educazione ai metodi naturali. Guida per coppie, Ferdinando Bombelli, Roberto Carugno, San Paolo Edizioni, Milano 1995

Il periodo fertile: i metodi di regolazione della fertilità a confronto. Aspetti scientifici, didattici e metodologici, Elena Giacchi, Sandro Girotto, Gabriella Bozzo, Cortina, Verona 2006

Fertilità umana. Consapevolezza e virtù, Marina Bicchiega, ESD – Edizioni Studio Domenicano, Bologna 2018

Maternità Interrotte. Le conseguenze psichiche dell’IVG, a cura di Tonino Cantelmi, Cristina Cacace, Elisabetta Pittino, San Paolo Edizioni, Milano 2011

Indesiderate. Storie di ordinarie discriminazioni di donne e bambini in una società abortista, Andrea Mazzi, Sempre Editore, Rimini 2017

Dare un nome al dolore. Elaborazione del lutto per l’aborto di un figlio, Benedetta Foà, Effatà, Cantalupa (TO) 2014

Aborto & 194. Fenomenologia di una legge ingiusta, Mario Palmaro, SugarCo, Milano 2008

Una gioventù sessualmente liberata (o quasi), Thérèse Hargot, Sonzogno, Venezia 2017

Chi siamo: un viaggio nell’adolescenza, Virginia Conti, Donatella Sanna, Città Nuova, Roma 2019

Di padre in figlio. Conversazioni sul rischio di educare, Franco Nembrini, Ares, Milano 2011

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