ONU, soldi in cambio di aborto

Più di 400 organizzazioni pro life combattono il tentativo delle Nazioni Unite di imporre l’aborto in 59 Paesi

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Last updated on Giugno 18th, 2020 at 12:35 pm

434 organizzazioni per i diritti umani di 16 Paesi condannano pubblicamente la pressione esercitata da gruppi e lobby per rendere sempre più semplice l’aborto durante la pandemia di coronavirus, consegnando un Manifesto internazionale per il diritto alla vita ai ministeri degli Esteri di Costa Rica, Argentina, Perù ed Ecuador.

Il documento ripudia il Piano anti CoViD-19 proposto dalle Nazioni Unite all’Ecuador, che prevede l’«aborto sicuro e legale» come condizione, necessaria e sufficiente, per ricevere aiuti internazionali. Infatti, dei 43 milioni di dollari statunitensi di aiuti stanziati per l’emergenza coronavirus in Ecuador, almeno 3 debbono, stando al Piano, essere spesi per la formazione di personale medico incaricato di eseguire aborti, che però nel Paese sudamericano è vietato.

Il Manifesto internazionale per il diritto alla vita rifiuta anche la Dichiarazione congiunta sulla protezione della salute e dei diritti sessuali e riproduttivi e sulla promozione della sensibilità al genere nella crisi COVID-19, firmata dai rappresentanti di 59 Paesi ‒ tra cui Argentina, Bolivia, Costa Rica, Ecuador e Perù ‒, che analogamente si fa promotrice di una sempre più ampia libertà di accesso all’aborto. Secondo il Manifesto internazionale per il diritto alla vita, questi sforzi atti a promuovere l’aborto non vanno d’accordo con la grande attenzione che il mondo riserva oggi alla salvaguardia della vita umana minacciata dal coronavirus. Infatti, molti dei Paesi minacciati da questa nuova spinta filoabortista hanno Costituzioni, Codici penali e Codici civili che proteggono la vita umana sin dal concepimento, osserva il documento. Invece di sostenere politiche a favore dell’aborto, occorre dunque «focalizzare l’attenzione sulle politiche pubbliche che promuovono la dignità umana, per porre fine a ogni tentativo di interferire o di attaccare la sovranità dei nostri Paesi, in particolare da parte delle Nazioni Unite e dalle sue agenzie principali»: ovvero, elenca il manifesto, il Fondo delle Nazioni Unite per la popolazione, le donne delle Nazioni Unite, l’Organizzazione mondiale della sanità, la Banca mondiale e il Fondo monetario internazionale. Di tutto questo sulla grande stampa non è comparso un solo rigo.

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