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Livorno. Un parco è intitolato a Sylvia Rivera (1951-2002), con la definizione «attivista per i diritti LGBT». Non ne avevo la più pallida idea, finché, un nostro lettore, Andrea Bartelloni, mi ha mandato una fotografia della placca, aggiungendo che esiste da un annetto. È un simbolo, cioè un segno che rimanda a una realtà maggiore, senza ridurla, e pertanto, attenendo a e attingendo da quanto di più originario vi è nell’uomo, va preso con serietà massima.
Le sonde Pioneer 10 e Pioneer 11, lanciate dagli Stati Uniti d’America a nome dell’uomo per intero rispettivamente nel 1972 e 1973, contengono un messaggio destinato a eventuali abitatori intelligenti dello spazio siderale, una placca scritta in un linguaggio universale perché contiene anche la chiave della cifratura usata: la posizione relativa del Sole rispetto al centro della nostra galassia, una schematizzazione del nostro sistema solare, un’indicazione della direzione del viaggio intrapreso dalle sonde, l’epoca del lancio delle sonde stesse, uno loro schema e la carta di identità di come l’essere umano è fatto biologicamente: univoco nel suo dimorfismo sessuale pronunciato, accentuato, evidente. Il disegno, celeberrimo, fu realizzato da Linda Salzman, moglie di Carl Sagan (1934-1996), astronomo, divulgatore scientifico e scrittore di fantascienza statunitense, che lo ha ideato e voluto assieme all’astronomo, pure statunitense, Frank Drake, su suggerimento del giornalista britannico Eric Burgess (1920-2005).
Sinora nessun extraterrestre ha risposto, ma il messaggio continua imperterrito a raccontare la medesima storia invariata in luoghi che nemmeno ci immaginiamo, casomai ci fosse qualcuno in ascolto che fosse interessato o fosse colto dai dubbi: Pioneer 10 e Pioneer 11 hanno infatti cessato ogni contatto con la Terra rispettivamente nel 2003 e nel 1995 senza peraltro arrestare la propria deriva nell’universo.
Disegno intelligente
Oggi non sarebbe più possibile annunciare questa verità autoevidente all’universo. La placca dei Pioneer verrebbe infatti abbattuta perché discrimina (i non caucasici, gli obesi, quelli coi capelli ricci, chi porta gli occhiali, e via all’infinito) e perché rappresentare i gender identificati ‒ 70, e moltiplicabili, forse fino a 420… ‒ sarebbe graficamente impossibile. Nudo, infatti, l’essere umano resta sempre e solo maschio e femmina, comunque nella propria mente egli ed ella immaginino di separare il proprio gender dal proprio sesso.
Qualcuno potrebbe obiettare che si possono mescolare le caratteristiche sessuali sia di maschi sia di femmine in un terzo sesso biologico discriminato sulla placca dei Pioneer, ma è facile rispondere che si tratta di alterazioni fisiche senza funzione biologica.
Qualcun altro potrebbe aggiungere che la placca del Pioneer è invece una riduzione biologista dell’essere umano che ne occulta l’interiorità (fra cui la divergenza tra sesso e gender), ma non è vero (e, tra l’altro, chi lo affermasse confermerebbe che la divergenza fra sesso e gender non è biologica). Non è vero perché la placca mostra un disegno intelligente. Il suo solo esistere è la testimonianza di un autore dotato di razionalità, capacità espressiva e volontà comunicativa, testimoniando la causalità ed escludendo perentoriamente la casualità sino agli estremi confini dell’universo. Il tratto adoperato indica scienza e fantasia, bellezza artistica e analisi matematica, capacità di cogliere certi parametri intrinseci nella realtà per trasformarli in trasmissioni di senso: per esempio la transizione iperfine per inversione di spin dell’atomo di idrogeno usata per stabilire e descrivere un’unità di lunghezza e contemporaneamente una unità di tempo, l’applicazione di questa inversione dello spin al periodo delle stelle di neutroni dette pulsar per comunicare, in una sorta di ur-lingua, dati precisi su tempi e ubicazioni, nonché una scrittura per cifre binarie suggerite dalla coppia di opposti luce e buio che sono persino matematizzazione per scopi funzionali della coppia principiale vero e falso, forse la nozione più generale e basica dell’universo che l’intelligenza dell’Homo sapiens e al contempo faber colga. In uno spazio buio e “vuoto”, dove tutto parrebbe disperatamente relativo, qualunque sistema e linguaggio un alieno utilizzasse, tutto questo individuerebbe il maschio e la femmina umani, viaggiatori dimorfi e compagni, su una mappa che sfida l’infinito spaziale e temporale.
Simboli
Non solo. Il viaggiatore maschio e la sua compagna femmina, che portano la testimonianza umana nello spazio e nel tempo oltre l’esperienza dello spazio e del tempo che lo stesso uomo maschio e femmina ha, sono raffigurati con plasticità figurativa stagliarsi sopra una schematizzazione della navicella Pioneer. Il registro stilistico differisce, ma non stona. Dialoga. Distingue per unire, e rivelare. Da un lato sta infatti il linguaggio analitico, dall’altro quello sintetico. Il loro affiancamento comunica una mentalità simbolica. La stessa che viene comunicata anche dal fatto che la coppia umana è assieme realistica e ideale, senza che una dimensione soffochi l’altra, volutamente secondo il modello della statuaria classica greca, e anche vinciana, evocante quella sezione aurea in cui la medianità non è mediocrità, al punto da suggerire la perfezione divina, né tantomeno discriminazione, bensì canonicità di bellezza in cui misura e spirito rispecchiano il microsmo dell’una nel macrocosmo dell’altro. Del resto la destra aperta della figura maschile in segno universale di pace non è certo un gesto riducibile biologisticamente. E ancora, il fatto che la coppia umana (primigenia, canonica, reale e ideale) sia raffigurata nella stessa scala della navicella scheletrizzata di modo che la taglia dell’essere umano maschio e femmina possa essere dedotta facilmente da chiunque è un elemento ulteriore che comunica, oltre ogni possibile dubbio, la simbolicità strutturale del disegnatore della placca e il simbolismo del suo disegno, elementi necessari e sufficienti a decretare, assieme al fondatore belga dell’antropologia religiosa, Julien Ries (1920-2013), l’interiorità dell’essere umano. Il fatto che Sagan e signora, assieme a Drake e Burgess, non siano stati perfettamente sempre coscienti di tutti gli elementi che si leggono intrinsecamente nel loro messaggio interstellare non fa che rafforzare la verità intrinseca del linguaggio della placca.
Il mio compleanno
Quindi la placca delle sonde Pioneer, che mostrano l’uomo maschio e femmina e basta, comunicano alle galassie l’essenza della nostra natura sia biologica sia spirituale: una realtà a posto, che è caso specifico della medesima legge generale che fa sì che l’universo, da mero “insieme delle cose che sono”, sia invece cosmo, un insieme ordinato e armonico. Torniamo a Livorno. Le civiltà si differenziano per ciò che vogliono comunicare di sé allo spazio e per come vogliono essere ricordate nel tempo. La placca del Pioneer o la placca del Parco Rivera. Io, per il mio prossimo compleanno, mi regalerò una riproduzione della prima, la verità delle cose a prova di alieni.