Oggi ricorre la 24a Giornata internazionale delle famiglie, proclamata nel 1993 dall’Assemblea generale dell’Organizzazione delle Nazioni Unite per promuovere e favorire la consapevolezza, a livello mondiale, di quanto sia importante questo istituto fondamentale e basilare di ogni società umana da sempre e per sempre.
Purtroppo, però, non ci siamo affatto. Basta aprire il la pagina web dedicata e leggere.
A sinistra una serie di frasi un po’ fatte su come la famiglia sia centrale, indispensabile e cruciale ai tempi del CoViD-19 (e come poteva mancare il riferimento in un tempo in cui si ferma tutto ma non l’aborto e l’eutanasia?). Poi la necessità di empowerment per tutti, di promozione sociale, di miglioramento, di sviluppo, di crescita (quelle parole che, come le giri, stanno). Immancabile infine la protezione a favore dei più deboli, dei bimbi bisognosi, delle madri in difficoltà.
A destra però un pro memoria: «Solo il 57% delle donne, sposate o conviventi, è in grado di decidere in tema di rapporti sessuali e uso di contraccettivi e servizi di salute riproduttiva». Cioè l’aborto, quello che il politicamente corretto impedisce di chiamare con il suo nome brutale e orrido.
È chiaro, insomma. Per l’ONU difendere la famiglia vuol dire metterle in mano gli strumenti del proprio stesso annientamento. Difendere i bambini significa ammazzarli nel grembo delle proprie madri. Tutelare le donne vuol dire violentarle con l’interruzione volontaria della gravidanza ad libitum e se possibile trattarle da poco di buono con una delle tante pilloline magiche che il nostro mondo ha inventato per separare la bellezza della sessualità dalla meraviglia della genitorialità.
La gabbia in cui ci siamo rinchiusi diventa sempre più stretta. I suoi spazi rimpiccioliscono ogni giorno che passa e le sue sbarre si fanno più fitte. In quel poco di aria che ancora rimane veniamo molestati quotidianamente dai liberatori non richiesti e dai difensori più improbabili. Non ci stiamo. Lasciamo all’ONU quindi la sua Giornata: noi la famiglia la celebriamo sul serio tutti i giorni, vivendola e difendendola nel nostro piccolo dagli aggressori.