La volontà popolare è «pro-life»

Le recenti elezioni nell’Australia Meridionale premiano i candidati contrari all’aborto fino alla nascita

In Australia, in maggio, si terranno le elezioni federali che porteranno al governo il 47° parlamento del Paese. Verranno eletti gli occupanti di tutti i 151 seggi della Camera dei deputati e di 40 dei 76 seggi del Senato. Il governo di coalizione liberal-nazionale in carica, del primo ministro Scott Morrison, che mira ad aggiudicarsi il quarto mandato consecutivo, sarà sfidato dai laburisti, guidati dal leader dell’opposizione Anthony Albanese. Alle elezioni parteciperanno anche i Verdi, Australia unita, One Nation e altri partiti minori e indipendenti.

Intanto, il 21 marzo, nello Stato dell’Australia Meridionale (AU-SA o SA), uno dei sei che insieme ad altri territori indipendenti compongono la federazione, le elezioni locali hanno confermato ciò che i sondaggi preannunciano anche per quelle federali. Peter Malinauskas, dal 2018 leader del South Australian Labour Party, sposato, padre di tre figli, è il nuovo premier, dopo aver sconfitto Steven Marshall con un risultato schiacciante.

Ora, potrebbe anche sembrare poco interessante l’esito elettorale di un Paese agli antipodi, abitato da un milione 676mila 653 persone in tutto, ma in realtà ciò che vale la pena di registrare è che tale vittoria dà qualche speranza più in generale per quanto riguarda la vita, la vita nascente, la vita dei bambini nel grembo materno.

Il premier uscente Steven Marshall e il suo vicepremier Vicky Chapman, infatti, sono stati coloro che hanno condotto la campagna per legalizzare l’aborto fino alla nascita nell’Australia Meridionale, nonostante il parere contrario dell’opinione pubblica e la marcia di oltre 5mila persone che si opponevano apertamente al disegno di legge.

«Il disegno di legge sulla cessazione della gravidanza, come veniva chiamato, è stato approvato con alcuni emendamenti e quattro dei sei deputati liberali che hanno perso il seggio alle elezioni [di marzo] avevano votato a favore dell’aborto fino alla nascita», scrive Ben Kruzins sul sito web di informazione Christian Today. «Al contrario, quasi tutti i parlamentari sia liberali sia laburisti che hanno votato contro il disegno di legge sull’interruzione della gravidanza hanno mantenuto i loro seggi. Il nuovo premier e leader laburista Peter Malinauskas è stato tra coloro che hanno votato contro il disegno di legge».

È ragionevole pensare che il governo uscente paghi lo scotto di scelte politiche avversate nel Paese, specie per quanto riguarda le posizioni assunte nel corso della lotta contro la pandemia di CoVid-19, ma è anche possibile sperare che il voto recente sia l’espressione di una volontà popolare che non si allinei alla cultura di morte proposta da tante parti. Una volontà popolare finalmente pro-life, di cui chi governerà d’ora in poi debba tenere conto.

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