La vita vale la pena sempre

Di fronte alla sofferenza si può fuggire, ma c’è chi ha scelto la speranza. E noi?

Fiori nel deserto

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Last updated on Gennaio 28th, 2021 at 01:10 pm

«La vita vale la pena sempre». L’ha toccata piano Matteo Nobile, durante la Veglia nella Notte dei Santi, il 31 ottobre 2019 a Pavia, parlando della sorella Carlotta. La basilica di Santa Maria del Carmine era stracolma di persone, il coronavirus era solo un piccolo trafiletto nelle pagine degli Esteri dei quotidiani e la storia di Carlotta Nobile risuonava nei cuori. Una ragazza brillante, studiosa, talentuosa, che improvvisamente si scontra con una diagnosi: «melanoma al quarto stadio con metastasi». La vita potrebbe finire lì, quel giorno stesso, invece rinasce trasformando la quotidianità in testimonianza di fede e coraggio. Inserita tra i “Giovani Testimoni” nel Sinodo dei Vescovi del 2018 da Papa Francesco, Carlotta è oggi una traccia di speranza per tanti giovani che vedono i loro progetti andare in fumo.

Due storie diverse eppure…

Le parole del fratello Matteo tornano prepotentemente alla mente davanti alla storia di Andrés Marcio, raccontata ad Aleteia Spagna da Javier González García, un ragazzo di diciassette anni affetto da una forma particolarmente aggressiva di laminopatia, malattia rara che presenta così tanti sintomi da essere definita, dallo stesso Andrés, «un mercato delle pulci» perché «ha un po’ di tutto». Andrés passa dal letto alla carrozzina, perché non solo non riesce a muovere le estremità, ma il collo non è in grado di sorreggere la testa. Per non parlare del cuore, che necessita di un cardiologo che ne osservi i parametri h24. In questa cameretta non c’erano piani per un futuro pieno di successo, non ci sono mai stati. Eppure, sembra risuonare la stessa identica frase: «La vita vale la pena sempre».

La routine quotidiana di Andrés è relativamente semplice: quando si sveglia fa una telefonata alla nonna, ascolta un po’ di musica, gioca con la sorella. Ha una grande passione per i tabloid, sui quali cerca sempre informazioni dell’Atletico Madrid, la squadra del cuore. Nessuno è immune alla paura di trovarsi nella stessa situazione: questi non erano i miei piani, questa non era la vita che volevo, questo non è il posto in cui vorrei stare. Ma Andrés, con una naturalezza sorprendente, ribatte: «Ho due opzioni: diventare amareggiato e viverlo nel modo peggiore possibile, o l’altra opzione. Ho scelto di vivere la vita con gioia e speranza».

La speranza vince il dolore?

C’è qualcosa di straniante in questa narrazione, perché il pensiero mainstream è così impegnato a spegnere i riflettori puntati sulla sofferenza da aver anestetizzato i cuori. Il diktat è chiaro: la sofferenza va cancellata dai palinsesti. Unica concessione? Il trash. Dove tutto è dolore, nulla è più dolore vero. Dove si piange per qualsiasi cosa, non si piange più per nulla. In questo modo tutto ciò che esula dai canoni del “bellessere” diviene automaticamente fastidioso. Se lo spettatore sta bene, perché dovrebbe preoccuparsi di chi bene non sta? Di fronte alla pandemia l’atteggiamento è simile, anche se non di rado la sofferenza è usata come una clava per giustificare qualsiasi decisione istituzionale, fino a tacitare le domande dei giornalisti.

Nonostante gli sforzi, la sofferenza non si può cancellare. Si può nascondere, certo, come si nasconde l’invecchiamento con la spianatura delle rughe e la moltiplicazione dei capelli, ma è solo una bugia. Che l’uomo non si merita. Se davvero, come ogni giorno si ripete, fa paura ciò che non si conosce, allora è arrivato il momento di affrontare il dolore. Chi non prova paura per la malattia, chi non ha bisogno di speranza? Serve un cambio di marcia nella narrazione e forse questo Natale 2020, per le sue caratteristiche inedite, può essere l’occasione per rimescolare le carte in tavola.

Da febbraio a oggi quanti progetti sono stati ribaltati, quanti cancellati completamente, persino la Messa di mezzanotte del 24 e il pranzo con i parenti del 25 dovranno cambiare forma. Ma chi l’ha detto che finisce tutto qui? Vale la pena tornare ancora al 31 ottobre dello scorso anno, quando nessuno avrebbe mai potuto prevedere questi mesi, per recuperare la frase completa di Matteo Nobile: «La vita vale la pena sempre, anche se tutti i nostri progetti saranno stracciati. La vita non è bella nonostante tutto, la vita è bella grazie a tutto».

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